-GATTI E MISFATTI-
Racconto a puntate di Pier Guido Quartero

CAP 20: ELEMENTARE, WATSON!!

-E pensa, pensa, pensa… medita, medita, medita… rifletti, rifletti, rifletti… alla fine ho concluso che non sono né stronzo né coglione.

-Allelujah!!- Ada mostrava la sua approvazione per le conclusioni di Peo –E a cosa dobbiamo questa clamorosa autoassoluzione?-

-Beh, per il Peragallo non mi sembra di essermi comportato male, e d’altra parte era uno che con la mia vita c’entrava abbastanza poco. Per di più, parlandone come da vivo, mi era anche abbastanza antipatico…

-Lo sappiamo- interruppe Alberto –vai avanti con la motivazione…

-Se la smettete di interrompermi avrete il quadro completo, con le premesse e le conclusioni… Allora: del Peragallo vi ho detto. Ma lo sconforto per lo scongelamento di tutto quel ben di Dio era giustificato? Io dico di sì. Lo sapete che i criceti, se gli si leva dalla tana quello che hanno accumulato di riserva, possono morire di crepacuore? Beh, sono un mammifero anch’io, no?

-Più che un cricetone direi che sembri un cinghiale… Comunque non mi sembra una gran giustificazione…- Anche la Nina aveva detto la sua…

-E’ parzialmente vero. In effetti le mie motivazioni sono analoghe, ma più sottili rispetto a quelle del criceto. Per lui c’è la crisi da perdita della riserva, quindi il terrore per la fame dell’inverno che verrà. Per me questi aspetti atavici contano molto meno, ma c’è un altro aspetto che va considerato. Se avessi perso l’equivalente in denaro del cibo scongelato, avrei sofferto di meno. E’ ovvio che perdere un centinaio di euro non fa piacere a nessuno, ma non tocca il tuo io in profondità. Diverso, per esempio, è se quei soldi vengono a rubarteli in casa, perché in questo c’è una violazione della tua intimità personale…

-E quindi?- Ada voleva sentire la conclusione.

-E quindi, tutta la roba che avevo scelto e messo da parte faceva già parte di scelte e di progetti che avevo fatto. Perderla significava perdere tanti bei momenti che avevo pensato di avere…

-Pev fovtuna ti sei salvato in covnev- Pietro aveva finito di sgranocchiare il suo pezzo di piccione ed ora entrava anche lui nella discussione –Hai ovganizzato questo festino pantagruelico, così non andvà pevso niente e tutti godiamo dei tuoi investimenti… affettivi.

-Sì. Ho approfittato della domenica per cucinare tutto. Ho fatto un tale casino di pentole, elettrodomestici e stoviglie che ho dovuto chiedere ad Ada di ospitarci a casa sua E per fortuna ho degli amici che non mi lasciano solo nel momento del bisogno…

-Su mè puoi sempre contare, se hai dei bisogni di quèsto tipo.- Nina strizzò l’occhio. Anche gli altri assentirono più o meno rumorosamente.

-Comunque non è la mia l’assoluzione più importante… Devo confessarti, Ada, che ieri ho avuto più di un dubbio sulla morte del Peragallo.

-Ma dai!!

-Giuro. Continuavi a dire che prima o poi lo ammazzavi. E, sempre parlandone come da vivo, non è che lui facesse tanto per farti cambiare idea. Poi me lo trovo stecchito nell’ascensore, con tutta l’aria di essere stato strangolato.

-Lo hanno ammazzato?- chiese Pietro, all’oscuro della vicenda, tormentandosi i baffetti sul faccione rotondo.

-Calma amico. Ogni cosa a suo tempo. Come stavo dicendo, il cadavere presentava diversi segni di morte per asfissia. Il volto cianotico. Un’evidente espressione di terrore. La lingua mezza fuori… C’era da chiedersi chi potesse essere stato. Avevo pensato a Ada, ma anche alla Avvocatessa Tracchi, quella antipatica che sospettavo essere la sua amante. Magari avevano avuto uno scontro… Oppure poteva essere stato qualcuno entrato per rubare: con quella storia del portone aperto, qui può entrare chiunque…

-Sarebbe stata la giusta punizione!!- interruppe Ada.

-Parce sepultis… Ma alla fine la storia era un’altra. Me l’ha raccontata uno dei poliziotti, che una volta lavorava all’ufficio stranieri. Lo avevo conosciuto quando ancora lavoravo alla Camera. Oggi mi hanno chiamato per integrare la deposizione e c’era lui, così mi ha detto che all’autopsia è risultato che è morto d’infarto. Per di più, da notizie avute da persone che lo conoscevano, è uscito fuori che soffriva di claustrofobia. Per questo voleva il portone aperto e la luce sempre accesa… altro che i suoi clienti… Così abbiamo fatto due più due. Era entrato nell’ascensore, portandosi dietro il gatto trovato nelle scale per compagnia. Questi fobici hanno spesso comportamenti di questo tipo… E poi…

-E poi?- pendevano dalle sue labbra. Peo si godette il trionfo.

-E poi è mancata la corrente. Quando mi si è bloccato il frigo, capite? Si vede che l’ENEL, o come cavolo si chiama adesso la società che distribuisce l’elettricità, ha avuto un calo di tensione, e la zona è rimasta senza corrente, e poi quando è tornata deve esserci stato qualche pasticcio che ha fatto saltare il mio interruttore. Quel poveretto si è trovato chiuso nell’ascensore, al buio. Gli dev’essere venuta una crisi di ansia terrificante. Si sarà sentito soffocare. Probabilmente per quello aveva i sintomi da asfissia.

-Pover’uomo- Alla fine anche Ada ebbe un moto di pietà per il Peragallo –Quando sarà il funerale?

Peo stava per rispondere, quando si udì un forte trambusto sul ballatoio. Ada fu la più veloce. Si precipitò alla porta. Peo seguì a ruota.

Il vaso delle piante giaceva rovesciato dietro alla panchetta di appoggio. Il cane dei Cipolla, sul terrazzo, abbaiava con più violenza del solito. Fecero in tempo a vedere il gatto grigio che spariva dietro la porta semiaperta della Signora Currò.

Ada gli disse: -Quel gatto sembra la reincarnazione del mio Pip, sai, quello di Laigueglia…

Lui non le rispose. Andò a bussare allo stipite.

La Signora Currò venne alla porta con aria infelice.

-Allora era il suo gatto, che combinava i disastri?

Peo assunse l’atteggiamento del papà burbero. La Currò, a sua volta, sembrava una bambina colta con le mani nel vaso della marmellata.

-E io che credevo che Lei lasciasse la porta aperta per distrazione… Avrei dovuto capirlo da un po’ che invece lo faceva per mandare a spasso il gatto. Solo, non capisco come ha fatto a rovesciare le piante…

Si spostò verso il vaso.

-Ah, ecco. E’ appoggiato su una tavoletta a rotelle. Basta che il gatto salti con un po’ di slancio e la tavoletta può cadere dalla panca. Mi sa che il suo gatto aveva scelto il vaso di piante della Signora De Fonseca per la sua pipì. Questo spiegherebbe anche perché quella volta sono morte. Poi, qualche volta, è successo che Brandy, il cane dei Cipolla, l’ha visto dal terrazzo e gli ha abbaiato, così quello è saltato giù e, con la spinta dello slancio, ha rovesciato tutto l’ambaradan. Anche per l’ultimo enigma di questa storia piena di gatti abbiamo trovato la soluzione…

Poi, tutto fiero per l’esercizio di deduzione, si volse verso gli amici: -Elementare, Watson!

FINE!

Pier Guido Quartero
Opere dell’autore pubblicate da Liberodiscrivere

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