-GATTI E MISFATTI-
Racconto a puntate di Pier Guido Quartero

CAP 7: ENASARCO

Le caratteristiche dell’ambiente in cui si trovò lo sorpresero. Aveva molto più l’aria di una piccola azienda privata che non di un ente pubblico: mancavano sia lo squallore di certi sportelli, sia l’eccesso trionfalistico di certi piani direzionali. Anche il disordine era diverso: più tranquillo e domestico, dava la sensazione che quell’ambiente di lavoro fosse comunque amato da chi ci stava. Gli arredi non erano nuovissimi, ma si vedeva che erano abbastanza curati. Soprattutto, c’era l’aria condizionata!!

Si rivolse all’impiegata che lavorava al computer, dietro al bancone della reception, che lo guardava sorridendo.

-Buongiorno. Sono un consulente del lavoro, ed avrei bisogno di alcune informazioni per conto di un mio cliente…

-Una ricostruzione di contributi?- chiese la donna, allungando la mano verso il mouse.

-Non esattamente. Mi servirebbero chiarimenti sull’iscrizione al Ruolo Agenti e il suo collegamento con l’ENASARCO…

La mano si allontanò dal mouse. –Per questo è meglio se parla col Dottore- disse l’impiegata facendo un cenno con la testa verso il corridoio alle sue spalle –Venga, La accompagno.

Peo la seguì nel piccolo corridoio. Una porta aperta sulla destra lasciava vedere un uomo compostamente seduto alla scrivania. Aveva in mano un post-it giallo, col quale stava picchiettando il ripiano davanti a sé, perfettamente sgombro da carte e oggetti d’ufficio.

-Abbia pazienza, un attimino e sono da Lei…- poi, rivolto alla segretaria –Quelli delle pulizie non impareranno mai: mi lasciano sempre tutti questi pelucchetti sul vetro…

La donna fece un mezzo sorriso senza parlare e si ritirò, con un’occhiata che Peo interpretò come un mezzo avvertimento.

Mentre il funzionario terminava meticolosamente la sua opera di pulizia, Peo ebbe agio di esaminarlo attentamente. Era di un’età indefinibile, tra i quaranta e i sessanta. Aveva una calotta di capelli castani tagliati corti e aderenti al capo, pettinati con una scriminatura laterale precisissima. Il volto, regolare ma poco espressivo, aveva una certa legnosità, e legnoso era tutto l’atteggiamento del corpo, peraltro asciutto e proporzionato. Sembrava che avesse inghiottito una scopa: malgrado fosse seduto, dava l’impressione di stare sull’attenti. L’abbigliamento era coerente con il resto: pantaloni grigi di gabardine e giacca di tweed color foglia morta, cravatta a tinta unita su camicia bianca. Il tutto sembrava appena stirato.

-Sindrome ossessiva compulsiva- pensò Peo, mentre l’uomo portava a termine il suo lavoro.

Quando finalmente la cerimonia della pulizia ebbe avuto termine, si presentarono molto formalmente, ma Peo ebbe l’impressione che il suo interlocutore non avesse gradito stringergli la mano: si era limitato ad allungargli due dita ritirandole rapidamente; durante il resto del colloquio, ebbe la netta sensazione che l’uomo non vedesse l’ora di rimanere solo per potersi pulire le mani col fazzoletto…

Gli raccontò tutta la storia di Scognamiglio, senza omettere alcun particolare. Gli disse di aver già sentito la Camera di commercio e che qui gli era stato assicurato che l’iscrizione nel Ruolo, sebbene teoricamente ancora possibile, non aveva più alcun significato specifico. L’uomo ascoltava composto, senza fare alcun cenno. Quando l’esposizione del problema fu finita, si schiarì la voce leggermente e parlò con voce nasale.

-La Sua esposizione esplicita in modo rimarchevole ogni aspetto della questione. Il nuovo versante interpretativo acquisito a seguito delle pronunce della giurisprudenza di Cassazione conseguenti all’orientamento normativo dell’Unione Europea ci ha indotto ad un atteggiamento operativo coerente. Funzionalmente a detto atteggiamento operativo, abbiamo ritenuto di prescindere da norme vincolistiche che potessero costituire limiti alla mobilità del lavoro in ambito comunitario…

-Capisco- disse Peo, che invece non aveva capito un’acca –e quindi?

-Quindi l’iscrizione nel Ruolo non serve.

Tombola. Ora veniva il difficile.

-E potrebbe rilasciarmi una dichiarazione scritta in merito?

-Sul versante previdenziale le attestazioni utili e necessarie previste in modo tipico comportano l’indubbia esclusione di ogni formalità eccedente la normale prassi.

-Ah, ecco… Cioè?

-Cioè no.

-Mi rendo conto.

L’uomo si alzò in piedi, perfezionando la posizione di attenti che aveva tenuto già da seduto: solo la mano destra si strofinava nervosamente sul pantalone perfettamente stirato: -Se non c’è altro in cui la mia persona possa esserle di una qualche utilità…

Peo sapeva che con un tipo così non c’era da andare lontani. La dichiarazione se la sarebbe fatta fare da Pietro, e sarebbe stata sufficiente… Per vendicarsi, tese nuovamente la mano al funzionario.

-Colgo l’occasione per porgerLe i miei migliori saluti- disse, cercando di adeguarsi allo stile dell’interlocutore.

L’altro ripeté la pantomima delle due dita tese e ritratte velocemente: -Al piacere di rinnovare questo promettente versante collaborativo- ripose, superando ogni limite nella distorsione del vocabolario.

Peo finse di allontanarsi, poi, con sadica determinazione, si voltò di scatto, cogliendo l’uomo nell’atto di pulirsi freneticamente le mani col fazzoletto.

-Non è che sul sito internet dell’Ente potrei trovare qualche circolare in merito alla questione, per esibirla alla ditta mandante del mio cliente?

L’imbarazzo dell’altro si espresse in un lieve gracidio della voce.

-Non Le saprei dire… comunque provi… la segretaria le darà l’indirizzo…

Quando uscì in strada, il caldo gli fece piegare le ginocchia. Si rifugiò nello stesso bar dove si era rinfrescato al mattino e ordinò un bicchierone di acqua minerale frizzante con uno schizzo di Punt e Mes e una fetta di limone. Il cameriere lo guardò come se fosse un marziano.

-Punt e Mes? Cos’è?

Cazzo. Il vermouth più buono che ci fosse al mondo, e nessuno più lo beveva perché non gli facevano pubblicità…

-Ci metta un po’ di Martini rosso- disse con aria seccata.

Chiamò un taxi col cellulare. Tornare in autobus sarebbe stato suicida. Quando ebbe finito la sua bibita la macchina era davanti al locale. Si fece riportare a casa.
[Continua…]

Pier Guido Quartero
Opere dell’autore pubblicate da Liberodiscrivere

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