-GATTI E MISFATTI-
Racconto a puntate di Pier Guido Quartero

CAP 6: FORTUNA AUDACES JUVAT

Alla fine era andata che la pigrizia aveva prevalso. Complice qualche inatteso refolo di brezza che aveva regalato alla permanenza sul terrazzo una dolcezza paradisiaca, Peo aveva passato l’intero pomeriggio a casa, portandosi avanti nella lettura del libro di Conrad.

Così però la mattina dopo si trovava indietro col lavoro. Per potersi mettere in pace la coscienza, decise di fare qualcosa di più del necessario: avrebbe telefonato alla ditta mandante dello Scognamiglio per verificare quanto erano duri sulla loro posizione: l’iscrizione al Ruolo era un’inutile formalità e, in più, poteva comportare una discreta perdita di tempo…

Chiamò il numero che il suo cliente gli aveva lasciato, prefisso di Torino.

-Pròonto, Rebaudeèngo…

-Pronto, buongiorno. Sono Pierandrea Traverso, il consulente del Sig. Scognamiglio, che sta stipulando con voi un accordo commerciale: dovreste conferirgli un mandato di agenzia su Genova, ma gli avete chiesto l’iscrizione al Ruolo agenti…

-Sì, sì: ho preseénte il caso…

-Ecco, io ho fatto una verifica in Camera di commercio, e mi dicono che l’iscrizione non è più necessaria per esercitare legittimamente l’attività… Sembra che anche l’ENASARCO la veda così…

-Seèmbra?

-Sì. Penso di passare là questa mattina per avere conferma, ma me lo hanno dato per certo…

-Capìisco. Però, anche se Glielo confeèrmano possono eèssèrci dèlle difficoltà. Nòi lavoriamo in qualità: abbiamo delle procedure da rispèttàare…- Eccolo lì. Ci risiamo con le ISO 9000, la Vision e tutte le altre menate -…peroò c’è in atto proprio adeèsso una consuleènza di organizzaziòone. Foòrse siamo in teèmpo pèr far rivedeère la check list…

Fortuna audaces juvat… -Benissimo, Le serve qualche documento formale?

-Guaàrdi: dòpodomàani passa il consulente seènior pèr intèrvistaàrmi. Se può farmi aveère una noòta della Camera di commercio o dell’ENASARCO io glièla sottopòongo al Sènior…

-Benissimo.- E speriamo che il Senior non sia troppo Senior, perché qualche volta i Senior diventano anche frolli, aggiunse Peo tra sé e sé.

Si lasciarono con l’intesa di risentirsi presto; ora non c’erano più scuse: bisognava decidersi e andare all’ENASARCO. Peo indossò la giacca e si avviò. Uscendo, sentì il consueto brontolio di saluto del cane dei vicini.

-Buono Brandy, buono…- gli rispose, e cominciò a scendere le scale.

Giunto davanti all’ascensore, si accorse che la porta della vicina di Ada era semiaperta. Pensò che la Signora Currò, che aveva una certa età, avesse distrattamente dimenticato di chiudere. Suonò il campanello.

-Signora, ha dimenticato la porta aperta…

-Oh, grazie; sa, sono un po’ distratta… Vuole un caffè?

-Grazie, ora ho fretta. Rimaniamo d’accordo che mi deve un caffè per la prossima volta…

Dopo, mentre scendeva con l’ascensore, gli venne in mente di quella volta in cui, passando davanti alla stessa porta, si era sentito chiamare da dentro. Era la nipote della signora, che gli aveva detto di essere rimasta chiusa dentro, a causa del cattivo funzionamento del meccanismo della serratura, e lo aveva pregato di scendere in strada: lei gli avrebbe gettato le chiavi perché lui potesse provare ad aprire dal lato esterno.

La cosa aveva funzionato, e lui non ci aveva più pensato. Ora gli venne in mente che probabilmente la malfunzione della serratura era un motivo in più perché la Currò dimenticasse la porta aperta… Mentre faceva queste riflessioni gli cadde l’occhio su un biglietto attaccato alla parete dell’ascensore.

Si trattava di un richiamo ai condomini e agli inquilini, evidentemente messo lì dall’amministratore, perché non sistemassero oggetti di qualunque tipo sui ballatoi.

-Ecco, lo sta menando alla Ada…- pensò –E’ proprio vero che nei condomini non si riesce mai a stare tranquilli, è la stessa cosa che succede con gli alberi di Natale: c’è sempre qualcuno che rompe le palle…- e sorrise scioccamente per la vecchia battuta che gli era tornata alla mente.

Finalmente uscì. Era già un po’ tardi, e il sole picchiava forte; d’altra parte era colpa sua se aveva trovato tutti i motivi per rimandare la visita all’ENASARCO: ora toccava andare.

Si mosse, rasentando i muri alla ricerca dell’ombra residua, e raggiunse Piazza De Ferrari. Qui, dopo aver acquistato un biglietto e un giornale all’edicola, si sistemò in un portone ad aspettare l’autobus, che arrivò dopo pochi minuti.

Il viaggio non durò molto, ma fu sufficiente a fargli bagnare la camicia di sudore. Dai finestrini aperti entrava un’aria calda che non dava alcun ristoro. Quando scese si infilò in un bar per prendere un the freddo e cercare di assumere un’aria un po’ meno distrutta. Ne approfittò per dare un’occhiata al giornale.

Non era mai stato all’ENASARCO, e l’idea di affrontare un ambiente nuovo, al quale non era abituato e che certamente aveva riti e percorsi a lui ignoti, lo disturbava. Era questo il motivo principale per cui aveva perso tanto tempo prima di recarvisi, si disse con un po’ di rabbia verso se stesso.

Alla fine si decise. Uscì in fretta dal locale, come per contrastare questo irragionevole rifiuto dell’ostacolo, e finalmente mise piede nel palazzo ove aveva sede l’Ente previdenziale.

L’ascensore era guasto. Dovette salire a piedi i tre piani di scale necessari a raggiungere gli uffici. Tutti i benefici della sosta al bar a questo punto erano svaniti. Si concesse ancora una pausa prima di entrare; tolse la giacca per rinfrescarsi un po’ e passò il fazzoletto sulla faccia e sulla testa per cancellarne il sudore.

Ora era quasi presentabile. Tirò un sospiro profondo e spinse la porta a vetri che immetteva all’interno dei locali.
[Continua…]

Pier Guido Quartero
Opere dell’autore pubblicate da Liberodiscrivere

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