-GATTI E MISFATTI-
Racconto a puntate di Pier Guido Quartero

Cap 8: GRANAROLO

Arrivò a casa che era quasi l’una. Si spogliò in fretta e si cacciò sotto la doccia fredda. Dopo dieci minuti era in soggiorno, con i fianchi cicciosi avvolti dall’asciugamano, e telefonava a Scognamiglio.

-Pronto, sono Traverso…- soliti convenevoli e commenti sul caldo, poi:

-Ho verificato sia alla Camera che all’ENASARCO. Mi confermano entrambi che l’iscrizione al Ruolo non occorre. La Camera mi può anche rilasciare un’attestazione. Per la Previdenza vedrò se riesco a trovare qualche circolare sul sito Internet, ma serve solo per buon peso…

-Fantastico!- Peo immaginò Scognamiglio, dall’altra parte del filo, che si molleggiava vibrante –Allora possiamo chiudere!-

-Credo di sì, ma l’ultima parola ce la dirà Rebaudengo…

-Sì, ma l’ho sentito anch’io, e mi ha assicurato che se gli manda un documento ufficiale quelli della consulenza di organizzazione e quelli dell’ufficio legale sono d’accordo per modificare la procedura… Senta, se viene da me stasera, diciamo verso le sette, le faccio conoscere mio cognato, che ha un problemino anche lui, e poi ci facciamo una grigliata in giardino. Sto sulla costa di Granarolo, e qui alla sera c’è un bel freschetto…

Una grigliata al fresco era una bella tentazione, e poi c’era da acchiappare un altro cliente… Un’offerta che non si poteva rifiutare…

Verso le cinque e mezza Peo cominciò a prepararsi per l’appuntamento serale. Blu jeans e Lacoste andavano benissimo. Pescò in cucina una bottiglia di Nero d’Avola e si mise in strada.

Arrivò a Principe con l’autobus e da lì salì all’attacco della funicolare di Granarolo. Le vecchie cabine di legno lo accolsero amichevolmente. Mentre saliva verso la costa inspirava l’aria profumata dell’estate che entrava a fiotti nel vagone aperto. Il colore del cielo era di un azzurro perfetto, con quella tonalità appena più scura che compare nelle ore del secondo pomeriggio.

Quando fu in cima, si orientò secondo le indicazioni ricevute. Lo stile delle case cambiava ad ogni svolta; case popolari si alternavano a villini e ad edifici rustici: Granarolo è uno di quei posti di periferia dove la città non è più città, ma non è ancora campagna. Alla fine, per una corta creuza, arrivò ad un complesso di case arroccate, circondate da un piccolo giardino.

Scognamiglio, in braghe celesti corte e maglietta viola a righe nere trasversali, lo accolse come un vecchio amico. Gli presentò la moglie, una brunetta scialba e tranquilla, e gli fece fare il giro della casa, arredamento dozzinale ma curato, e dell’orto.

-Tra un po’ avremo le albicocche. Ne vengono dei quintali…

Peo aveva una passione per quel frutto –Magari potrebbe pagarmi la parcella in albicocche…- gettò lì.

-Si figuri!! Le pago la parcella, e se Lei viene qui a darmi una mano a raccogliere le pago il lavoro di bracciante con una percentuale sul lavoro… Così la prossima volta, invece della grigliata, ci facciamo il minestrone al pesto con i bricchetti, quello freddo che il cucchiaio ci resta piantato dentro… e mia moglie ci fa i ripieni… cosa ne dice?

Mentre si dilungavano sulla migliore ricetta per il minestrone, e Peo era impegnato a dimostrare che lo scucussun era filologicamente preferibile ai bricchetti, vide spuntare, dal cancello rimasto aperto, un naso seguito da una faccia. Il nuovo venuto era magro e allampanato, con un viso lungo e sottile sormontato da una canappia impressionante.

-Le presento mio cognato: il Dott. Traverso, Franco Passalà.

Si strinsero doverosamente la mano. L’anfitrione proseguì: -Franco ha un problema, ha trovato da lavorare nei trasporti, come padroncino. C’è una ditta che lo utilizzerebbe come subfornitore, garantendogli un minimo di viaggi all’anno. Così si è comprato il camion…

-…ma non ha pensato a cominciare prima le pratiche per l’iscrizione all’Albo Autotrasportatori, giusto?- interruppe Peo.

Scognamiglio lo guardò con soddisfazione. –Lo dicevo io, che Lei era in gamba. E’ andata proprio così. Può dargli una mano a sistemare la pratica in fretta?

-Veramente non è proprio una pratica da consulente del lavoro… ma se mi garantisce le albicocche…

Durante tutto questo scambio, il Passalà se ne era rimasto zitto, quasi astratto, come se la cosa non lo riguardasse, e anzi lo annoiasse un tantino. In Peo si stava radicando l’impressione che l’uomo avesse un cervello mononeurone, ma decise di riservarsi il giudizio per la fine della giornata.

La grigliata fu, come quasi sempre, deludente. La cottura diretta sulla brace non è per niente facile, e si finisce spesso per mangiare carne dura e bruciacchiata. In compenso il vino corse a fiumi, e alla fine il padrone di casa e l’ospite erano decisamente alticci, mentre il cognato, quasi astemio, manteneva la sua aria svagata e distratta, senza partecipare alla conversazione scoppiettante degli altri due.

Verso le dieci a Scognamiglio venne un’idea.

-Dai, andiamo a vedere il camion!!

Peo non aveva nessuna voglia di muoversi: il vino bevuto e il fresco della sera lo invogliavano a starsene in giardino, ma il Fremente Scognamiglio fu irremovibile. Passando attraverso il giardino, raggiunsero una porticina secondaria che immetteva nell’abitazione del Passalà, dalla quale sarebbero poi scesi nel garage attraverso un accesso diretto dall’interno.

La porticina dava accesso immediato ad una saletta arredata con mobili misti, dove una bionda magra di una quarantina d’anni, con indosso un vestitino estivo piuttosto succinto, stava fumando, stravaccata su una sedia a sdraio davanti al televisore acceso.

-Mia moglie- si decise a borbottare il Passalà –stava poco bene, così è rimasta a casa.

-Sta attento che ti si allunga ancora il naso- pensò Peo mentre accennava un saluto, che peraltro la donna si guardò bene dal ricambiare: doveva essere incazzata nera…

Scognamiglio intanto andava avanti, come se non si accorgesse di niente –probabilmente quelle scene tra i due erano abituali- e si premurava di fare le veci del padrone della casa, della quale andava illustrando le caratteristiche salienti.

-…e questo è Pippo, il gatto- disse, indicando un grosso micio dal pelo fulvo striato di bianco, sdraiato su una delle piastrelle del pavimento –non sappiamo neanche più se è il nostro o il loro, anzi, possiamo dire che siamo tutti noi che apparteniamo a lui… è viziatissimo. Pensa che anche Franco, per un po’, ha fatto l’agente di commercio: trattava alimentari… beh, lo ha abituato a mangiare praticamente solo salmone affumicato…

Peo prese atto del fatto che Scognamiglio era passato al Tu, e si adeguò volentieri.

-E tu gli vai dietro?

-Quando capita che devo dargli da mangiare io, gli do i croccantini, ma tante volte me li lascia lì… Ecco, giù di qua si va in garage…

C’era una scaletta a chiocciola che scendeva di sotto. Si infilarono giù e arrivarono ad una porticina semiaperta.

-Franco, se la tieni sempre aperta, questa porta, ti verranno su delle bestie…- disse Scognamiglio

Il cognato alzò le spalle –A Pippo piace andare in garage, e finché c’è lui di bestie su non ne viene…

Intanto qualcuno aveva acceso la luce e Peo poté ammirare il camion del suo cliente, che gli parve un normale furgonato …Lui già non ne capiva niente di auto, figurarsi di camion… Comunque fece i complimenti che gli altri si aspettavano da lui, poi, colto da un’ispirazione, chiese dov’era la toilette: evidentemente aveva interpretato un comune sentire, perché la truppa si diresse decisa verso i servizi, al piano superiore.

Un quarto d’ora più tardi, alquanto snebbiato grazie ad un’abbondante abluzione, era sull’acciottolato della creuza e salutava il suo ospite, che ormai, complice la sbronza, lo trattava come un fratello. Si ripromisero di sentirsi appena Peo avesse avuto qualche novità.

Soltanto quando fu solo, si rese conto che a quell’ora la funicolare non funzionava più, ma la prese con filosofia. La serata era bellissima, e a fare una passeggiata fino a casa, in discesa, ci voleva poco più di un’ora. Si avviò di buon passo, mentre una luna immensa gli illuminava la strada.

[Continua…]

Pier Guido Quartero
Opere dell’autore pubblicate da Liberodiscrivere

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