“La Lanterna”

Gli editoriali del direttore Marco Maltesu

Uno spazio di informazione, di trasparenza, di solidarietà, di amore e di libertà. Questi sono i valori espressi dal nostro giornale che in questa rubrica esprimono una loro ulteriore voce e come la nostra Lanterna poggiano le radici nel passato solidamente incastonate nel nostro meraviglioso territorio per illuminare il presente


L’arte del fare solo i propri interessi

Viviamo in un periodo strano, quello in cui un candidato alla Presidenza degli USA si scaglia contro il sistema giudiziario nazionale e riscuote consensi dagli elettori. È strano perché uno immagina un candidato Presidente, ed ex Presidente egli stesso degli Stati Uniti, come un garante dello Stato, della democrazia e della Costituzione che ne definisce e garantisce il funzionamento.

Come non pensare ai guai che spesso hanno accompagnato Ministri della Repubblica italiana, che hanno colpito politici o personaggi istituzionali del nostro Paese, situazioni spesso contrassegnate dal totale disprezzo delle regole etiche e sociali, dall’affermazione che il consenso elettorale possa essere quasi un salvacondotto da utilizzare in compensazione o addirittura in sostituzione delle regole etiche e democratiche. La cosa più strana poi, è che, chi si rende protagonista di tali azioni, a prescindere dalla parte politica, possa anche trovare il consenso di sostenitori ed elettori, come se quelle regole, non fossero esse stesse garanzia per tutta la collettività e quindi anche per essi stessi.

Il campionario delle scorrettezze non ha limiti e neppure confini regionali, i nostri cercano di essere degni di cotanta scorrettezza e si lanciano in collezioni di inciviltà sbeffeggiando giustizia, correttezza, etica e soprattutto regole, per arrivare al raggiungimento non del bene comune, così come dovrebbe garantire il ruolo, ma del proprio tornaconto personale o elettorale come da peggiore incubo civile.

Sempre più spesso viene usato il consenso elettorale come un presunto giusto contrappeso a comportamenti poco etici, come se la correttezza, il servire la Patria con devozione ed onestà possa essere in qualsiasi modo messo in relazione con il numero di voti espressi.

 Gli elettori, purtroppo, si comportano sempre più come tifosi, prendendo le parti ora dell’uno uno oppure dell’altro, perdendo di vista il fatto che a prescindere dalla parte politica esistono delle regole sociali, civili e democratiche che lo Stato si è dato ed il cui rispetto è fondamentale per il corretto vivere civile.

Un mondo al contrario quello in cui il rispetto delle regole sta diventando ogni giorno di più un optional.

Il mondo di Presidenti della Regione e di sindaci senza rispetto per i cittadini, quello in cui si pensa che essere imprenditori dia l’autorizzazione per non seguire le procedure previste, per non rispettare accordi esistenti, per manifestare una “arroganza istituzionale” assolutamente fuori luogo.

Un mondo incredibile in cui si moltiplicano i “Commissari”, personaggi, spesso per tutte le stagioni, che si occupano ormai di qualsiasi cosa. Alcune volte potrebbero anche avere un senso, ad esempio quando esiste una emergenza legata all’urgenza di dover assumere decisioni e far decollare progetti con immediatezza per ovviare a problemi abitativi, sociali, sanitari ecc, ma qualcuno dovrebbe spiegare ad esempio quale sia la motivazione per cui è necessario un commissario per la costruzione della Diga del porto di Genova. La realtà è che affidare un progetto ad un Commissario consente l’aggiramento di regole e norme che proprio la politica potrebbe modificare se realmente ci fosse la volontà di farlo. Esistono problemi burocratici? Perché non risolvere quelli? Perché continuiamo ad imporre a tutto il popolo italiano il supplizio di una burocrazia capace di rovinare la vita ad ogni singolo cittadino ma allo stesso tempo vogliamo che lo Stato venga preservato da questa calamità!

A me sembra che la burocrazia, sia un modo per scaricare sul singolo problemi, ad esempio il controllo, che nella realtà sarebbero di interesse collettivo piuttosto che individuale.

Ma il problema dei commissari non si esaurisce con l’incauta e colpevole scelta di estromettere dal controllo delle procedure previste soggetti per cui non esiste una reale necessità, ma si estende anche alla scelta degli stessi “Commissari”. Sindaci, Presidenti di Regione, figure istituzionali, che sempre più sono scelte per esercitare questo importantissimo ruolo, si trovano normalmente in conflitto con lo stesso compito istituzionale.

Genova e la Liguria ne sono stati e continuano ad essere un esempio eclatante, quando ad esempio il doppio ruolo rivestito dal Sindaco, come Commissario per la ricostruzione del Ponte Morandi, ha portato nel capoluogo una quantità estremamente elevata di fondi per la ricostruzione ed i cittadini non sono stati più in grado di riconoscere ed attribuire il corretto operato derivante dal ruolo di sindaco o di commissario, creando ad esempio condizioni, nella corsa elettorale trascorsa, sia per il Comune che per la regione, non eque nei confronti degli altri candidati senza le stesse possibilità di mettersi in evidenza. Per non parlare poi della confusione creata dal fatto che un personaggio istituzionale si ritrovi a fare spese in qualità di Commissario, con procedure semplificate, rispetto a tutti gli altri sindaci, si vengono a creare moltissime zone grigie che in uno Stato democratico, fra l’altro all’interno dell’ Unione Europea, dovrebbero assolutamente essere eliminate.

Un altro aspetto poco considerato ma sempre più presente nei rapporti istituzionali è il sempre minore ascolto da parte delle istituzioni nei confronti dei cittadini, che, con il tempo vedono sempre più compressi gli spazi di condivisione dei progetti.

Il Ponente genovese conosce molto bene questo problema con una richiesta continua di condivisione dei tanti progetti che riguardano il territorio, senza la possibilità di ottenere nessuno spazio di reale compartecipazione o almeno di approfondimento.

Eppure le istituzioni dovrebbero avere con i cittadini un rapporto trasparente, innanzitutto perché le amministrazioni gestiscono “soldi” non di propria proprietà, e neppure di sola appartenenza dei propri elettori, il denaro è frutto della tassazione dell’intera popolazione e quindi è a tutta la popolazione che DEVONO rendere conto, in modo completamente trasparente, delle scelte effettuate. Esiste Inoltre, cosa sempre più trascurata, un concetto etico, nella conduzione delle Istituzioni, che prevede la condivisione dei progetti e dei principi ispiratori che li caratterizzano.

Le istituzioni, nella realtà e nella modalità più corretta, dovrebbero “convincere” i cittadini della “bontà” dei propri progetti, in prima istanza nella presentazione prima dell’appuntamento elettorale, ma poi in maniera continua a seguire nell’evoluzione dei programmi.

I progetti, ma non solo, tutto l’atteggiamento istituzionale, dovrebbe contenere uno spazio ampio di condivisione e confronto in cui l’Amministrazione stessa “cresce” con i suoi rappresentati ed in cui la stessa possa convincere le persone della bontà delle proprie scelte.

La realtà invece è molto diversa, è fatta almeno qui in Liguria, di un Sindaco e di un Presidente di Regione che si arrogano il privilegio della scelta a dispetto di qualsiasi volontà. Fatta di una mancanza totale di volontà di confronto con la popolazione che addirittura, se esprime critiche o idee differenti da quelle amministrative, viene tacciata da “sabotatore”.

Un Paese civile e democratico non può permettersi atteggiamenti di questo genere perché solo insieme si può costruire il futuro ed il bene comune di una Nazione a partire dal rispetto delle comunità territoriali più piccole e del singolo individuo. 

Marco Maltesu
Direttore di redazione ilponentino.it

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