Racconto a puntate di Pier Guido Quartero


Cogliendo le sollecitazioni degli amici inizio qui a proporre, a chi abbia del tempo da dedicare alla lettura, una vecchia storia, risalente ai primi tempi in cui mi dedicai a prove di scrittura. Il protagonista di questa avventura si chiama Peo Traverso. Chi ha già letto qualcosa di mio sa che questo cognome compare nella saga familiare attraverso la quale ho provato a narrare la storia di Genova, e tutto questo non avviene a caso.


P.G.Q

L’AFFARE SPAMPANATO TRIPOLI

Cap 13: E LA PRIMA LA AZZECCA

La vita è breve, l’arte complessa, l’esperienza ingannevole, il giudizio arduo. Chissà perché, la massima di Ippocrate continuava a tornare nella mente di Peo, impedendogli di fare ordine nei propri pensieri.

Era giovedì mattina, e aveva deciso di dedicarsi alle pratiche correnti, dimenticando Tripoli, la Spampanato e il resto della bella compagnia, ma non riusciva a scrollarsi di dosso il nervoso. Avrebbe voluto lavarsi le mani dell’intera vicenda, ma la curiosità di capire fino in fondo gli era rimasta. Comunque con la sua cliente avrebbe dovuto incontrarsi ancora, per riferirle sui risultati della ricerca; poteva darsi il caso che ne uscisse qualcosa di nuovo.

Non ci fu bisogno di aspettare l’incontro con la Spampanato: a metà mattina, mentre ancora cercava di concentrarsi sul lavoro, squillò il telefono e la voce ormai nota della signora gli giunse nitida all’orecchio.

-Mi dicono che lunedì era a Rossiglione. A che gioco sta giocando?

Peo rimase per un momento interdetto. Come mai la dannata rompiballe era già al corrente? E di cosa era al corrente? Tentò di essere evasivo buttandola sul colloquiale:

-Suo marito ha avuto due attività a Rossiglione, e ho pensato di dare un’occhiata. Sa, per la verità ero andato nei paraggi domenica, per fare una gita, e così ho unito l’utile al dilettevole. Mi è sempre piaciuta la Valle Stura…

-Lo so che ha unito l’utile al dilettevole- il tono di disapprovazione della Spampanato lasciava capire a quali diletti facesse riferimento- ma mi sembra che Lei abbia spinto le sue ricerche un bel po’ al di là di quanto le fosse richiesto. Torno a chiederLe: a che gioco sta giocando?

-Ho praticamente completato la ricostruzione di carriera di Suo marito –e tra l’altro non mi sembra che ci siano errori da rilevare- e stavo valutando la situazione rispetto ad eventuali competenze della Sig.ra Minetti in caso di premorienza… Inoltre cercavo di ricostruire qualcosa rispetto a quella pratica INAIL, ma gli elementi sono ancora confusi…

Il riferimento ai soldi dell’INAIL funzionò, facendo spostare l’attenzione della donna sul nuovo argomento.

-Cosa ha capito fino ad ora?

-Direi, ma non ne sono sicuro, che potrebbe esserci stato un disguido per cui una certa somma è stata erroneamente assegnata a Suo marito…

-Oh, insomma! Erroneamente. Come fa a dire che è stata versata erroneamente? E poi dove e come è stata versata? Perché io quei soldi non li ho visti?

-Deve avere ancora un po’ di pazienza, Signora. Se non le spiace faccio un passo da Lei per dare di nuovo un’occhiata a quel foglio. Intanto, ne approfitterei per farLe il quadro definitivo dell’altra questione, quella della pensione.

-Venga domani pomeriggio, verso le tre. Più tardi dovrò andare dal dentista, quindi avremo un’oretta per fare il punto. Mi raccomando la puntualità.

Antipatica, invadente e arrogante…. Che palle!!! Dopo aver abbassato la cornetta, Peo rimase un momento a riflettere sulla telefonata appena finita.

Come aveva fatto la Spampanato ad essere così prontamente informata delle sue mosse? Evidentemente non era solo il Tripoli ad avere mantenuto dei rapporti con Rossiglione. Probabilmente l’intreccio della sua vita con quella del marito comportava anche per lei qualche legame con la Valle Stura. Era un aspetto che Peo non aveva ancora considerato, ma a pensarci bene era abbastanza ovvio.

Era poco credibile che la cosa fosse filtrata attraverso qualche vicino di casa della Minetti: sarebbe stato troppo difficile per un vicino, per quanto ficcanaso, scoprire chi erano i visitatori della donna. Molto più probabilmente la notizia era partita dal bar: nei paesi le voci girano in fretta, e se anche la spiata non proveniva direttamente da uno degli avventori era logico pensare che qualcuno di loro avesse raccontato in giro del consulente che aveva cercato a Rosa do Mino.

In qualche modo, comunque, la situazione si era sbloccata. Il destino aveva scelto per lui. La telefonata della Spampanato lo aveva in qualche modo impegnato a riprendere in mano anche la faccenda dell’INAIL, assecondando il suo desiderio di far luce sull’intera vicenda.

Ora si trattava di decidere da che parte affrontare il problema: rivolgendosi all’Istituto assicurativo, Peo non avrebbe dovuto correre grossi rischi di far scoppiare un caso: una volta erogata la somma, che comunque era dovuta, gli uffici non avevano alcun interesse diretto a verificare che questa fosse finita al giusto destinatario. Viceversa, nel caso si fosse aperta una verifica ufficiale presso il Comune, poteva darsi che venissero accertate delle responsabilità contabili: in tal caso un’azione di recupero della somma sarebbe stata inevitabile.

-Rimane il fatto- diceva poche ore dopo a Pietro, mentre bevevano il solito caffè- che l’unico posto dove posso sapere con certezza come si sia concluso l’iter della pratica è quello dove Tripoli lavorava. Bisognerebbe che riuscissi a trovare il modo per avere un colloquio informale. Magari attraverso il Sindacato…

-Non è una cattiva idea- La risposta lo lasciò sbalordito: di solito Pietro non condivideva nessuna idea che non provenisse direttamente da lui- Se vai su dimmelo, magavi vengo anch’io e andiamo a mangiave i vavioli in una di quelle tvattovie del centvo stovico di Acqui. Ova che lo hanno vimesso a posto è vevamente una mevaviglia…

Rimasero d’accordo di risentirsi dopo l’incontro che Peo doveva avere con la Spampanato. Nel frattempo c’era da verificare anche tramite CGIL se presso il Comune che li interessava c’era qualche iscritto col quale poter avere uno scambio di informazioni riservato.

-Te l’ho sempve detto che voi dei sindacati siete un givo di mafiosi! Guavda un po’ se non ho vagione, ova te ne vai in givo maschevato a fave domande indiscvete e a fvodave la legge e il fisco. Dov-vesti vevgognavti!!- Concluse Pietro, lanciando l’ultima freccia prima di lasciare l’amico.

Peo si buttò giù per i Macelli, diretto a casa. Voleva stendere un appunto per fare il quadro completo della situazione. Poi avrebbe telefonato ad Erminia, una vecchia compagna della CGIL , per chiederle un aiuto.

Cammin facendo, si fermò al negozio dello stoccafisso, dove fece rifornimento per la serata. Al pesce aggiunse un cartoccino di olive calabresi piccanti e un pezzo di reblochon. Poco più giù, acquistò un pezzo di focaccia. In frigorifero aveva due pomodori e una bottiglia di bianco dell’oltrepò: c’era di che farsi una bella cenetta.

Arrivato a casa, si infilò subito sotto la doccia. Dieci minuti dopo, indossata la tuta da riposo, era alla scrivania a buttar giù il resoconto della situazione.
[Continua…]

Pier Guido Quartero
Opere dell’autore pubblicate da Liberodiscrivere

image_printScarica il PDF