Racconto a puntate di Pier Guido Quartero
Cogliendo le sollecitazioni degli amici inizio qui a proporre, a chi abbia del tempo da dedicare alla lettura, una vecchia storia, risalente ai primi tempi in cui mi dedicai a prove di scrittura. Il protagonista di questa avventura si chiama Peo Traverso. Chi ha già letto qualcosa di mio sa che questo cognome compare nella saga familiare attraverso la quale ho provato a narrare la storia di Genova, e tutto questo non avviene a caso.
P.G.Q
L’AFFARE SPAMPANATO TRIPOLI
Cap 12: PIETRO FA DUE PREVISIONI
Mercoledì sera Peo aveva Pietro ospite a cena. Sulla tavola fumavano due piattoni di scucuzzùn al sugo di pesce. Una bottiglia di Vermentino filtrava una luce paglierina attraverso le gocce di condensa dovute alla troppo lunga permanenza in frigorifero. La focaccia nel cestino del pane era destinata ad accompagnare la mostradella di Serra Riccò con la quale Pietro aveva contribuito al pasto.
-Così alla fine tutti quei vigivi pev vedeve il B Ovg del Tripoli evano inutili!! Hai saputo tutto dalla pvima moglie…
Naturalmente Peo stava raccontando all’amico gli ultimi sviluppi dell’affaire Spampanato.
-Beh, non proprio. Il buon Picasso mi ha finalmente permesso di riscontrare tutta la documentazione relativa ai periodi che mi mancavano, che tra l’altro coincide con quella che risultava all’Anagrafe delle imprese. Praticamente l’incontro con la Minetti mi ha solo riconfermato ciò che era ufficialmente agli atti. La novità semmai è questa storia del figlio autistico e dell’assicurazione INAIL che sembra essere piovuta sul Tripoli in modo inatteso. Per la verità, comunque, non è cosa che rientri nell’incarico che ho avuto ufficialmente, e io tirerei a lavarmene le mani…
-Sei già stufo di esseve Spompinato? Chiese Pietro assumendo un’aria fintamente sorpresa.
-La verità è che io non sono fatto per questo tipo di cose. A me è simpatica la Minetti e mi sta sulle balle la Spampanato. Per di più il Tripoli ha speso i soldi per quel disgraziato, e tutto sommato si tratta delle sue ultime volontà. Ho il timore che mettendo il naso in questa faccenda potrei finire per fare qualche pasticcio…
-D’altva pavte, mi sa che ci sei già dentvo fino al collo: ti toccherà andare fino in fondo. Secondo me quel bel tipo della Spompinato non mollevà l’osso tanto facilmente. Del vesto, quando il gioco si fa duvo…
-I duvi cominciano a giocave- completò Peo facendo il verso all’amico- Ma chi l’ha detto che io sono un duvo? Smettila di dire cazzate e mangia lo scucuzzùn prima che si raffreddi. Te l’ho cucinato alla maniera dei Tabarchini…
E qui si lanciò per l’ennesima volta, approfittando della pazienza dell’ospite, nella narrazione della storia di questo piatto importato a Genova dai coloni di Tabarca, un’isola vicino a Tunisi, avuta in concessione dalla Repubblica di Genova ai tempi dei Doria. Lo scucuzzùn non è che un figlio del cuscus maghrebino, che gli stessi coloni dell’isola portarono nella madre patria, ma anche a Carloforte e a Calasetta, due località della costa sarda dove si trasferirono una volta terminata l’avventura tabarchina, e che tutt’oggi sono un’enclave di lingua genovese in Sardegna.
-E lo sai come si chiama lo scucuzzùn a Calasetta? Si chiama Pilafi, che deriva dal pilav, quel modo particolare di cuocere il riso che usano gli indiani. Tout se tient, caro mio…
-Va bene, va bene, basta che ova non mi vicominci anche la stovia dei covzetti…
La storia dei corzetti era l’altro cavallo di battaglia di Peo. Come lo scucuzzùn, erano un altro tipo di pasta non originario dell’Italia, essendo stato introdotto in Liguria dalla Provenza, dove veniva utilizzato come pasta secca per il rifornimento dei crociati –e infatti prendeva il nome “crozets” dalla croce tracciata sopra i dischetti di pasta-. Successivamente gli Angiò portarono i crozets anche in Italia meridionale, dove furono gli antenati delle orecchiette pugliesi, che quindi sono cugine dei corzetti genovesi.
Peo raccontava l’intera storia, con dovizia di particolari, ogni volta che cucinava uno dei due piatti, e non c’era verso di impedirglielo. Ognuno ha le sue manie, e questa, tutto sommato, era abbastanza innocua…
Quando ebbero terminato di mangiare, sorseggiando un ultimo bicchiere di vino, i due ritornarono all’argomento Spampanato.
-Mi chiedo come possa essere successo che il Tripoli abbia avuto a disposizione quella somma. Da come si comportano le due donne sembra che entrambe abbiano dei dubbi sul fatto che gli sia pervenuta in modo regolare. D’altra parte di andare a svegliare il can che dorme non mi sembra il caso: se veramente si tratta di denaro indebitamente percepito delle due l’una: o lo restituisce la Minetti, che però mi sembra che non navighi nell’oro, e se rivende tutto quell’hardware ne ricaverà sicuramente la metà di quel che è costato…
-O lo vestituisce la Spompinato. Non sarebbe cavino? covnuta e mazziata…- Pietro completò a modo suo il pensiero dell’amico.
-Quella è capace di ammazzare il marito per una cosa così… E poi va bene che non è il massimo della simpatia e che io interpreto la deontologia a modo mio, ma di farle un dispetto così non me la sento.
-Magavi gli è successo il contvavio che all’Antonietta.
-Cosa vuoi dire?
-Pensavo a come può esseve successo che Tvipoli abbia pveso dei soldi che non gli spettavano…
-Stai tirando a indovinare?
-Lo sai che io ho il sesto senso. Ti vicovdi quando vitvovavo le pvatiche imponendo le mani all’avchivio?
-Dai allora, cosa ti dice il tuo sesto senso?
-Ti vicovdi quella volta che l’Antonietta è scivolata pev le scale, che sono avvivati quei soldi pev la copevtuva del tvattamento economico duvante il peviodo di degenza? Lei si aspettava di pvendevli, ma non glieli hanno dati pervhé l’Ente aveva già anticipato le somme.
-E allora?
-Si eva incazzata a movte, pevché fino ad allova l’ufficio pevsonale aveva compilato male i modelli e all’INAIL non visultava che ci fossevo state anticipazioni. Così eva sempve successo che chi aveva degli incidenti pvendeva i soldi sia dall’Ente che dall’assicuvazione. Lei invece è stata la pvima che è vimasta fvegata…
-Sai che potresti averci azzeccato? Quel documento che mi ha fatto vedere la Spampanato faceva riferimento a qualcosa di simile… copertura del periodo non lavorato, o qualcosa del genere… Magari al Tripoli gli è andata proprio così… Bisogna che ci ridia un’occhiata.
-Tvipoli!! Pvopvio un bel nome da nasello!! Avevano vagione quei tipi di Vossiglione… Nasello da fondo, divei.- Pietro stava cambiando argomento: era il momento di cercare di mandare Peo fuori dai gangheri facendo qualche sparata da leghista.
Cinque minuti dopo i due erano impegnati in un’accanita discussione sul principio di uguaglianza e il ruolo del meridione nella costruzione dell’Italia moderna.
[Continua…]
Pier Guido Quartero
Opere dell’autore pubblicate da Liberodiscrivere