Dal 1790 ai giorni nostri, le storie parallele di due famiglie separate dal destino. Un naufragio e un delitto daranno vita a un cerchio che si chiuderà solo dopo tanti anni e molte vite.
Una linea sottile traccia il confine tra sogno e realtà, mentre un filo invisibile lega due terre: Carloforte e Pegli. Il Romanzo a puntate tratto dal libro “La forma della felicità” di Antonello Rivano

19.Una proposta

Antonello Rivano


Pegli 1995

<<Decisioni, sempre decisioni da prendere>>. Il pensiero le attraversa veloce la mente, trovarsi di fronte all’ennesimo bivio, sentirsi ancora una volta sola di fronte alla vita. Pegli è cambiata negli anni e continua a farlo. La spiaggia dove il nonno la portava da bambina è solo un ricordo, quello che era un piccolo borgo tranquillo è diventato un altro dei quartieri caotici della Grande Genova, la città ha inglobato e fagocitato tutto quel tratto di riviera.

  Passa di fronte a quello che è stato per lungo tempo il locale della sua famiglia, prima l’osteria del bisnonno poi il ristorante del padre, ora fuori ci sono due lanterne rosse come insegna, un altro ristorante cinese. Dal padre non ha ereditato ne soldi né il ristorante, tutto è andato perso, venduto per far fronte ai grossi debiti contratti da Giovanni.

   Qualcosa però le è rimasto, la passione per la cucina, la fantasia nel creare nuovi piatti. L’arte culinaria è innata in lei, ha frequentato la scuola alberghiera e ora lavora in un ristorante del centro di Genova.

***

Certo non è comodo spostarsi ogni mattina da Pegli al centro di Genova, l’unica strada che collega tutta la riviera, l’Aurelia,  è una bolgia caotica di macchine ma non andrebbe mai ad abitare in centro, almeno quando ritorna a casa può quietare. Le è rimasta la casa dei nonni, la zona è quella della Pegli storica, probabilmente la via è una delle prime nate nel borgo di pescatori. È un tipico carruggiu ligure, stretto e delimitato da alti edifici color pastello, poco più avanti uno slargo con un sottopassaggio, se lo attraversi ti trovi di fronte al mare, un piccolo lembo di spiaggia sopravvissuto a una cementificazione selvaggia. I nomi della via e dello slargo raccontano di gente partita tanti anni fa per cercare un altro futuro: Via Carloforte e Largo Calasetta. Lì può ancora far finta che nulla sia cambiato, che si possa ancora vivere in posti dove il silenzio conserva i propri spazi.

Via Carloforte

 È arrivata in ritardo, come al solito, a qualsiasi ora si parta da casa qualcosa la farà arrivare in ritardo al lavoro. <<Quando arrivo mi prendono>>, è stata da sempre la sua frase preferita. Il padrone del ristorante la guarda di traverso, anche se un leggero sorriso tradisce il fatto che lui non è mai riuscito ad essere severo con quella ragazza.

-E allora che cosa è successo stavolta? Hai trovato i marziani per strada, stavano girando un film sull’Aurelia, oppure una improvvisa amnesia ti ha fatto dimenticare dove si trova il ristorante e ti sei persa?

   Elena è di corporatura minuta, ben fatta e ha dei capelli di un colore particolare, tra il biondo e il rosso. Qualche efelide dà al suo viso un che di bello e simpatico allo stesso tempo, il suo portamento e la sua allegria la fanno sembrare  una specie di folletto.

   E’ un piacere vederla muovere veloce tra i fornelli, con lei pentole e tegami diventano strumenti da giocoliere, ha un tocco magico per impiattare e guarnire, ogni piatto che nasce dalle sue mani è un’opera unica, fosse anche un semplice piatto di pasta al pomodoro e basilico. Per non parlare poi delle sue trofie al pesto.

-No stavolta è colpa tua, della tua proposta, non riuscivo ad addormentarmi al pensiero, quando ho preso sonno era quasi mattina ed è finita che non ho sentito la sveglia tanto che ero stanca.

-Ecco, ti pareva che non era colpa di qualcun altro. Allora che hai deciso ?

-Ma non ce li ho i soldi per accettare.

-Me li dai man mano che lavoriamo.

-Ma perché… perché a me?

  -Perché non ho figli a cui lasciare il ristorante, perché tu sei in gamba, perché ti piace questo lavoro.

-Ma a me va bene il lavoro da dipendente, non mi voglio imbarcare in una società.

-Allora pensaci ancora un po’, con calma, io non ho fretta.

  Elena è combattuta, da una parte le piacerebbe lavorare nel suo, dall’altra ha paura di rischiare. Non è detto che lei si fermi li, qualcosa le dice che non è quella la stazione alla quale scendere. E poi c’è il sogno, quel maledetto sogno che si ripresenta da anni, sempre uguale, lei ne è turbata ogni volta di più. Le dispiace per il padrone del ristorante, Ottavio è un brav’uomo, la stima è reciproca e si trova benissimo a lavorare con lui.

<<Decisioni, sempre decisioni da prendere da sola.>> Intanto si è infilata il camicione e il capello da cuoco, pronta a entrare nel suo regno, tutto l’altro sparisce, lasciato fuori dalla porta della cucina.

[Continua…]

La prossima settima: Capitolo 20.Ivan


I testi tratti dal romanzo di Antonello Rivano “La forma della felicità” (ilmiolibro.it, 2018) pubblicati sul Ponentino possono non corrispondere totalmente con quelli del libro e sono frutto di una rielaborazione dello stesso autore.

Il libro si può ordinare online su ilmiolibro , su  Amazon, sui maggiori bookshop online o prenotarlo nelle librerie Feltrinelli di tutta Italia.
La copertina originale dell’opera è del pittore carlofortino Salvatore Rombi

Antonello Rivano
Redattore Capo ilponentino.it

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