Dal 1790 ai giorni nostri, le storie parallele di due famiglie separate dal destino. Un naufragio e un delitto daranno vita a un cerchio che si chiuderà solo dopo tanti anni e molte vite.
Una linea sottile traccia il confine tra sogno e realtà, mentre un filo invisibile lega due terre: Carloforte e Pegli

1.La promessa

Antonello Rivano


Pegli 1790

  –Allora è deciso – Non è una domanda, Caterina sa già cosa dirà Nicola.

    – Sì, partiremo domani.- Sono sdraiati in una delle cuccette della barca, il loro nascondiglio segreto, celati agli occhi di chi ritiene la loro unione sconveniente, vista la loro differenza sociale: lei figlia di una lavandaia, lui di un commerciante armatore. Un luogo non certo comodo, spartano, fatto per alloggiare a malapena una persona. La barca è stata costruita per trasportare merce e tre o quattro membri d’equipaggio per brevi viaggi. Le due piccole cabine non sono state certo pensate per le effusioni amorose di due ragazzi. Per loro è un’oasi, quasi un mondo a parte, le misure ridotte del giaciglio non rappresentano un problema, anzi sono un motivo per stare ancora più stretti l’un l’altro.

Pensavo che alla fine tu avresti detto a tuo padre che non partivi con loro.

    –Non vado per lui ma per Jolanda e per noi- Nicola stringe a sé il corpo della ragazza ma ha lo sguardo perduto in un punto indefinito della cabina, sente che quella partenza può creare una frattura insanabile fra loro.

   –Una scusa per te stesso.

    –No, sai benissimo che qua avremmo vita difficile.

   – Credi che a Carloforte sarebbe diverso ?

    – È una nuova comunità, li saremo solo Nicola e Caterina.

Sarebbe diverso solo perché la gente non ci conosce, le malelingue, quelli che giudicano senza sapere, sono ovunque– Il tono di Caterina è duro, spigoloso.

     -Appena ci saremo sistemati torno a prenderti- Nicola cerca di portare il discorso da un’altra parte, sa che Caterina ha ragione.

 –Dove andrete ad abitare?

 -Inizialmente nella casa di Pietro, probabilmente mio padre e Jolanda continueranno ad abitare li, io lavorando ne costruirò una tutta per noi. Allora ritornerò a Pegli e ripartiremo per Carloforte, dove ci sposeremo.

 –Come nelle favole, fai le cose facili tu. Ed io che devo pure fare finta di crederci- Caterina non riesce a trattenere un sorriso. Prova un’infinita tenerezza per quel ragazzo dai capelli rossi, un sentimento che prevarica l’amarezza per la sua scelta di partire. Una scelta che non condivide ma che rispetterà nel solo modo possibile: aspettando il suo ritorno

 – Sarà così, te lo prometto – Nicola stringe ancora più forte Caterina, il tepore del suo corpo lo richiama al dramma della separazione. Se solo avesse avuto il coraggio necessario per dire “No” a suo padre… un “No” troppo difficile da dire, perché c’è di mezzo anche Jolanda.

 E’ toccato a lui sopperire all’assenza della madre e in parte a quella del padre marinaio. Il legame che lo unisce alla sorellina va al di là dell’amore fraterno, per Jolanda lui è il più importante punto di riferimento.

-Ora è tardi, devo tornare a casa, mia madre sarà in pensiero- Caterina ha detto alla madre Teresa di Nicola; tra loro non c’è mai stato nessun segreto, esiste una complicità assoluta, e Teresa ha messo in guardia la figlia da quell’amore complicato dal diverso ceto sociale tra i due.

    – Ti porterà solo dolore– aveva commentato. Poche parole che suonavano come avvertimento e monito.

Cautamente escono dalla cabina della barca, attenti a non farsi vedere da qualcuno. Ora sono sul ponte della Speranza, cosi l’ha ribattezzata Tonio, il padre di Nicola. L’uomo aveva iniziato come marinaio, tanti imbarchi sulle navi che giravano per gli oceani. Grazie alle sue abilità e serietà aveva guadagnato la fiducia di un armatore che lo aveva voluto come nostromo. Era un uomo di mare, forte e deciso, la notizia della morte della giovane moglie lo aveva colto lontano da casa, nei mari dei Caraibi, lontano, troppo lontano: un parto difficile, la donna era morta dando alla luce una bimba.

     Il rude marinaio si era sentito impotente di fronte a questa prova, fragile di fronte al destino che aveva portato via una vita mentre ne donava un’altra. Il senso di colpa per non essere stato li, a tenere la mano della moglie mentre partoriva Jolanda. Colpevole per non aver potuto consolare Nicola, dopo che al ragazzo era stato detto che non aveva più una madre. Tonio aveva deciso: mai più così lontano.

     A poca distanza di tempo da quella decisione, l’uomo era venuto a sapere che a Sestri Levante un piccolo armatore aveva messo in vendita una sua imbarcazione: Un leudo di una quindicina di metri, una barca a vela latina in grado di trasportare una trentina di tonnellate di merce varia. Messo mano al denaro, guadagnato in tanti anni di navigazione, aveva comprato la barca e una certa quantità di merce, per iniziare la nuova attività di commerciante. Alla piccola nave volle assegnare un nome pieno di significato.

      Perlopiù i suoi scambi commerciali lo portavano nell’arcipelago toscano ma anche in Sicilia e Sardegna.

     Ed è in Sardegna la terra dei suoi sogni: l’isola di San Pietro, un’isola a sud ovest della costa sarda, popolata da gente ligure, sono coloni dell’isola di Tabarca, discendenti della gente partita oltre due secoli prima da Pegli per pescare il corallo in terra tunisina; ma anche famiglie arrivate direttamente da Pegli, circa sessant’anni prima, per fondare tutti assieme un nuovo paese, Carloforte. Tutto sembra volerlo condurre lì, compreso il suo marinaio e amico fedele: Pietro il carlofortino.

    –Verrai al molo domani mattina?– Domanda Nicola mentre i due riassettano i vestiti.

Preferisco di no, anche se non ci saluteremo direttamente la gente parlerebbe in ogni caso– Caterina risponde ancora una volta in modo brusco, non vuole cedere al sentimentalismo e alla malinconia, non si vuole rendere patetica di fronte all’uomo che ama e che la sta lasciando sola.

    –Nicola, hei Nicola- la voce viene da terra, evidentemente quel posto, il loro posto, non è poi cosi segreto. Pietro, il marinaio della Speranza è fermo accanto alla bitta d’ormeggio e lo sta chiamando.

 – Eccomi Pietro, che succede? – istintivamente Nicola si mette davanti a Caterina per celarla alla vista del marinaio.

 – Tuo padre mi ha mandato a cercarti, è tardi e domani si partirà presto, ci sono ancora alcune cose da rivedere prima della partenza, anche Jolanda mi ha chiesto di prenderti per un orecchio e portarti a casa, non ne vuole sapere di andare a letto se tu non sei tornato- poi con un sorriso e accenno di occhiolino: -Però se io fossi al tuo posto ora, non avrei nessuna voglia di obbedire.

    Nicola stringe a sé Caterina ancora una volta. Si lasciano senza una parola, scendono dalla barca e una volta sul molo prendono strade diverse. Si è alzata una leggera brezza, le barche ormeggiate al molo dondolano leggermente. Odore di salsedine e di pesce che sta marcendo: qualche pescatore l’ha dimenticato tra le maglie delle reti stese ad asciugare sul molo.

       <Sarebbe bastato che glielo avessi detto, probabilmente non sarebbe partito> Caterina è persa nei suoi pensieri mentre percorre i bui carruggi del borgo <Sarebbe bastato che gli avessi detto che diventerà padre> Un rumore di acqua che scorre le ricorda che è nei pressi del fiume Varenna, non lontana da casa. Affretta il passo, tra poco suo padre ritornerà a casa e lei dovrà già essere lì.

  Si ferma un attimo per riprendere fiato, una mano sul ventre, come per proteggere il suo segreto.

Lo aspetteremo assieme, ha promesso che tornerà.

       Nicola cammina a occhi bassi, tra lui e Pietro solo il silenzio. I due stanno provando cose profondamente diverse. Il giovane è arrabbiato con sé stesso, per non aver avuto il coraggio di scegliere la cosa più importante per lui. L’anziano marinaio sta per tornare a casa dopo una vita passata in giro per il mondo, ha scelto di terminare nella piccola isola l’ultima parte del suo viaggio ed è felice.

La prossima settima: Capitolo 2: Il figlio del mare


I testi tratti dal romanzo di Antonello Rivano “La forma della felicità” (ilmiolibro.it, 2018) pubblicati sul Ponentino possono non corrispondere totalmente con quelli del libro e sono frutto di una rielaborazione dello stesso autore.

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La copertina originale dell’opera è del pittore carlofortino Salvatore Rombi

Antonello Rivano – Caporedattore il PONENTINO
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