Dal 1790 ai giorni nostri, le storie parallele di due famiglie separate dal destino. Un naufragio e un delitto daranno vita a un cerchio che si chiuderà solo dopo tanti anni e molte vite.
Una linea sottile traccia il confine tra sogno e realtà, mentre un filo invisibile lega due terre: Carloforte e Pegli. Il Romanzo a puntate tratto dal libro “La forma della felicità” di Antonello Rivano

16.Domenica di Pasqua

Antonello Rivano


Carloforte 1975

-Ivan, sei pronto?- . Non c’é un vero motivo per il quale Antonio ha voluto dare al figlio quel nome, o meglio, nessun motivo apparente. In realtà lo ha chiamato come il personaggio di un vecchio film: Ivan il terribile. Il perché era solo uno, gli era piaciuto quel nome, a lui questo bastava e avanzava. La moglie era rimasta piuttosto perplessa, davanti a quel nome inusuale, ma la testa dura del marito aveva avuto la meglio.

 È la domenica di Pasqua, uno dei pochi giorni che dedica unicamente alla famiglia: la pesca e la l’attività del podere agricolo gli lasciano ben poco spazio per altro, a parte la caccia. Ha potuto finalmente cambiare nome alla proprietà, anche se per farlo ha dovuto aspettare a lungo. Finché suo padre Giuseppe aveva vissuto, infatti, non era stato possibile fare quel cambiamento che per il vecchio sarebbe suonato come un tradimento agli antenati, mentre per Antonio significava dare un taglio ad un periodo non bello per quella terra. Cambiare, voler cancellare un periodo, non significava dimenticare il passato, le radici.

  Del resto, il nome nuovo, Villa Jolanda, è un omaggio alla loro capostipite. Tutta la tenuta sembra aver gradito quella variazione, vigneto e uliveto hanno prodotto quasi il doppio del solito. E’ stato necessario assumere un paio di braccianti a tempo pieno e altri a giornata, a seconda del periodo. Altro terreno confinante è stato messo in vendita, e Giuseppe non si è fatto scappare l’occasione per un ulteriore ampliamento. E’ riuscito anche a realizzare un suo sogno: alcuni alveari per iniziare un progetto di apicoltura. La moglie non perde occasioni per cercare di convincerlo a lasciare il lavoro di pescatore: non ha senso pagare delle persone per del lavoro che potrebbe fare lui. Nessun argomento, però, può far cambiare idea ad Antonio.

  Lavorare sulle barche da pesca è per lui una scelta di vita, una scelta fatta in piena libertà, quella libertà che prova ogni volta che si trova in mare aperto. Per lui è una valvola di sfogo e, allo stesso tempo, un complemento indispensabile al lavoro agricolo.

-Papà eccomi.- Ivan è quasi una copia in miniatura del padre, entrambi hanno il vestito buono delle feste, uguale in tutto. Anche il cappello a Borsalino è identico, quello del ragazzo si distingue per una piccola spilla a forma di cavallino.

 Giuseppe sorride, tra i due c’è una intesa perfetta, quasi una complicità. Malgrado la giovane età Ivan è un compagno di caccia affidabile, svolge il compito di porta carniere in maniera impeccabile. Quello che stupisce è il legame che si è creato fra Ivan e la piccola muta di cani. Gli animali lo adorano, sembrano averlo accettato nel loro branco. Non ha bisogno di dare ordini, parla loro come se potessero capire ogni parola che dice, e forse è proprio così. Una sera, di ritorno a villa Jolanda dopo una giornata di pesca, Ivan è corso incontro al padre, era felice più del solito, in mano un coniglio -L’ ho preso a mani nude, i cani abbaiavano, mi chiamavano. Sono corso nella macchia dietro casa, lo avevano bloccato contro un muro.-

 Seguono assieme anche la squadra di calcio locale, una domenica sì e una no, al campo sportivo del paese, i due uomini di casa Antinori. Ci vanno, dopo il pranzo della domenica, con la “vespa” rossa, il colore preferito da Antonio, come quello della bandiera con falce e martello che tiene nel cassetto della sua scrivania. La bandiera che ogni primo maggio monta sulla sua asta ed espone sul balcone più grande di Villa Jolanda.

 Escono di casa che è quasi mezzogiorno, come ogni domenica di Pasqua, è l’ora in cui anche l’ultima messa del mattino è terminata. Hanno un appuntamento, in chiesa, quello con la statua del Cristo risorto. Nella loro famiglia la religione non è mai stata una cosa delle più importanti, non è certo uomo di chiesa Antonio. Quella figura accanto all’altare, la ferita al costato e quella specie di vessillo che tiene in mano, sono per lui il simbolo di un trionfo della vita sulla morte. Ivan è affascinato da quella figura, oltretutto è l’emblema del giorno di festa.

  Antonio si avvicina ad uno scaffale, ci sono tanti libri con la copertina di un rosso scuro. Ne prende uno, mette una banconota nella fessura della cassetta posta accanto allo scaffale. Il silenzio e l’atmosfera della chiesa rendono ogni cosa simile ad un rituale.

  Escono senza una parola, Ivan è incuriosito da ciò che ha fatto il padre. Sono fuori, al sole tiepido di una giornata di primavera, Antonio sembra cercare le parole per ciò che vuol dire al figlio.

– Ascolta Ivan, io non sono molto bravo con le parole, non lo sono mai stato.- Non è il solito Antonio, quello deciso, sicuro di sé. L’uomo che non ritorna mai sui suoi passi.

-Non ho studiato, so leggere e fare di conto il giusto tanto per fare bene il mio lavoro. Tu hai le capacità per essere diverso. Studia, leggi, cerca di conoscere ed imparare da ogni cosa, anche da quella che sembra la più distante da quel che sei.- Senza aggiungere altro porge al figlio il libro. Sulla copertina scura un titolo scritto a lettere d’oro: La Sacra Bibbia.

[Continua…]

La prossima settima: Capitolo 17.Il sangue dei Baldi


I testi tratti dal romanzo di Antonello Rivano “La forma della felicità” (ilmiolibro.it, 2018) pubblicati sul Ponentino possono non corrispondere totalmente con quelli del libro e sono frutto di una rielaborazione dello stesso autore.

Il libro si può ordinare online su ilmiolibro , su  Amazon, sui maggiori bookshop online o prenotarlo nelle librerie Feltrinelli di tutta Italia.
La copertina originale dell’opera è del pittore carlofortino Salvatore Rombi

Antonello Rivano
Redattore Capo ilponentino.it

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