IN PUNTA DI PENNA

Gli editoriali del Caporedattore del PONENTINO
Antonello Rivano


Forse vi avrà sorpreso come ho intitolato questo mio “In punta di penna”. Per scrivere questo pezzo ho preso spunto, a partire dal titolo, da un film italiano del 2021 diretto da Pif: “E noi come stronzi rimanemmo guardare“. Una Commedia satirica, qualcosa che di solito serve a far sorridere, ma che spesso porta anche a riflettere.
Ed è appunto rileggendo la recensione che scrissi per Polis SA Magazine, in occasione dell’uscita del film, e accostandolo a quanto sta succedendo al nostro Ponente, dove all’attivismo e l’interessarsi di alcuni fa da contraltare l’indifferenza dei più, anche di chi è stato eletto per rappresentare e difendere il territorio, che mi sono sembrate attuali le parole del protagonista: “Un domani magari le cose potrebbero essere peggiori di queste, e poi ancora peggio…e peggio, e quando questo avverrà, perché avverrà, noi, che tutto questo lo abbiamo visto crescere, ci domanderemo: che cosa abbiamo fatto noi per arginarlo. E sai cosa ci risponderemo? Che noi, come stronzi, rimanemmo a guardare”.


Queste parole sono disarmanti, perché sono rivolte a ognuno di noi “che cosa abbiamo fatto noi per arginarlo?” . E’ una domanda che dovremmo porci ogni giorno, tutti, sia a livello locale che nazionale, perché alla fine le colpe non possono sempre essere degli altri se noi rimaniamo a guardare. Saremmo complici di chi quei cambiamenti sta mettendo in atto, perché quel “peggio” e già qua, davanti ai nostri occhi e lo stiamo davvero vedendo crescere.

Certo è che dovremo lottare contro un sistema che è dentro ogni cosa. E anche qua prendo in prestito le parole tratte dal film: “…Sappiamo di cosa avete bisogno per essere felici, e per essere tristi. Sappiamo chi voterete, perché conosciamo le vostre paure. E se non ne avete sappiamo come procurarvele…
Terribile vero?! Terribile perché è così che realmente funziona e ancor terribile è la frase con cui il film si conclude: “…Noi grazie a voi abbiamo costruito un impero. Siamo diventati miliardari. E secondo voi abbiamo voglia di fermarci?
Anche questa domanda è rivolta a noi che conosciamo benissimo la risposta.

Allora dobbiamo rassegnarci oppure impegnarci per un cambiamento dello stato delle cose? Ma attenzione, perchè quel cambiamento deve partire da noi. Occorre cambiare i punti di vista, allargare i nostri orizzonti e diventare coscienza collettiva, non più singoli individui intenti a coltivare il proprio orticello sempre più esiguo e privo di frutti. Dobbiamo esorcizzare le nostre paure. Siamo noi che dobbiamo cambiare perchè di fronte a questo “peggio che peggiora” non possiamo più permetterci di rimanere a guardare.

Antonello Rivano – Caporedattore il PONENTINO
(Vedi informazioni sull’autore)

image_printScarica il PDF
3 pensiero su “Ponente. Un giorno anche noi risponderemo “…come stronzi rimanemmo a guardare” ?”
  1. Abbiamo fatto due manifestazioni contro lo sviluppo del porto e il mancato rispetto degli accordi a suo tempo raggiunti.
    Proseguire in questo modo Può portare a qualche risultato?
    La gente si stuferà e non parteciperà più a tali tipologie di protesta.
    A Questo punto necessita prendere delle decisioni circa le modalità da intraprendere e si può scegliere:
    – passare a manifestazioni più dure come ad esempio bloccare Aurelia, autostrada e ferrovie;
    – promuovere ( come è stato per il comune di Cavallino che si è staccato da Venezia) la formazione di un comune autonomo da Genova che comprenda tutte le “delegazioni” accorpate a Genova nel secolo scorso e precisamente: Sampierdarena, Cornigliano, Sestri Ponente, Multedo, Pegli, Pra’, Voltri, Vesima.
    – chiedere con estrema determinazione che quanto deciso per coloro i quali si sono trovati ad abitare sotto il ponte Morandi venga previsto anche per chi abita nel ponente di Genova.
    Infatti il Ponente si trasformerà sempre più (che lo vogliamo o meno) in una grande realtà portualita’ industriale Sempre più invivibile.
    Avviare un programma quinquennale finanziato con i proventi che derivano dalle entrate doganali (5/6 miliardi di euro l’anno) per consentire a chi lo desidera, di potersi trasferire, —SPESATO A CARICO DELLA COLLETTIVITÀ COME È STATO PER CHI ABITAVA SOTTO IL PONTE MORANDI- in una zona di suo gradimento e alloggio di qualità analoga a quello ora abitato.
    Io propenderei per questa ultima ipotesi in quanto inevitabilmente il ponente diventerà comunque quello che vogliono i politici che ci amministrano, e che gli imprenditori prefigurano ed esigono.
    Grazie e cordiali saluti.

  2. Premetto che non essendo di quel territorio e quindi non conoscendo bene le diverse problemtiche il mio è un commento del tutto generale sul manifestare.
    Stimolante e condivisibile questo tuo appello che mi trova perfettamente d’accordo, ma (ogni volta c’è almeno un “ma”) abitando questo nostra amata terra da diversi decenni mi sto rendendo sempre più conto che le cose cambiano quando una serie di situazioni, per le motivi più diversi, vengono ad intersecarsi ed allora quasi inaspettattamente la situazione, magari ferma da anni, evolve e cambia nel bene o nel male.
    Con questo non voglio fare il fatalista e/o schierarmi con “chi sta a guardare” (numerose le manifestazioni alle quali ho partecipato ahimè con pochi risultati) ma dico soltanto che una volta fatta la propria parte con animo sereno e distaccato saranno i tanti fattori di cui sopra a determinare la buona o cattiva riuscita della protesta.
    La politica risulta sempre più distante dalla vita reale dei cittadini; le decisioni spesso sono prese per favorire questo o quell’altro potentato; tante decisioni vanno avanti nonostante tutto perchè la politica o i poteri dietro la politica così hanno deciso e nulla e nessuno li
    potrà fermare . Questo il motivo perchè ì tantissima gente non partecipa alle proteste e non va neanche a votare (purtroppo). Lo so bene che non dovrebbe essere così ma, questo è!
    Comunque, la proposta esposta nel commento precedente mi sembra buona, anche se non so quanto possa essere realizzabile ed auspiscata da chi per una vita ha abitato in quel territorio.
    Saluti.

  3. Un pezzo “forte” che ci interroga e ci fa prendere posizione. Anche chi si estrania, chi non prende posizione ha comunque compiuto una scelta, la scelta di arrendersi. Io ho vissuto attivamente la grande mobilitazione degli anni ’90, quando il destino del porto di Pra’ sembrava ormai scritto: la piattaforma sarebbe stata raddoppiata… Ma allora ci fu chi non su arrese e spinto dalla forza delle idee diede vita ad una grandissima raccolta di firme, firme che vennero consegnate all’allora Sindaco Pericu, il quale cambiò idea e fermò l’ampliamento del porto. Era sicuramente un “altro” momento storico, ma anche adesso non dobbiamo attenderci o perlomeno vendere cara la pelle. Questo articolo è un esempio, la petizione un altro, i continui richiami tramite social anche… Non non molliamo, abbiamo diritto a vivere qui e abbiamo diritto di farlo in confort e sicurezza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *