E PAROLLE DO MESSIAVO

Alle origini della parlata e delle tradizioni genovesi

GIOCHI DI STRADA: LE BIGLIE

Avere tante biglie, allora, era un po’ come avere un piccolo tesoro. Infatti queste palline, rigorosamente di vetro trasparente, avevano un’anima dai diversi e sgargianti colori, foggiati come tante sinuose ballerine, ed era questo l’aspetto che le

impreziosiva. Al contrario le palline di terracotta, fra l’altro dai colori cupi e non certo invitanti che andavano dal blu intenso al marrone, erano considerate di serie inferiore e quindi bandite dal gioco che andremo a raccontare. Ma c’era un altro tipo di biglia “fuorilegge”, ed era quella cosiddetta “da gazzeu” in quanto la si reperiva rompendo una bottiglietta di gazzosa dentro la quale aveva svolto la sua funzione primaria, ossia garantire la chiusura ermetica della bevanda tenuta pressata dal gas interno della bevanda stessa, prima, naturalmente, dell’avvento del tappo corona (l’agretta). Per “stapparla” occorreva spingerla all’interno con un’asticella (a bacchetta) tanto da far fuoriuscire una piccola quantità di gas, sufficiente però ad abbassare la pressione interna della bottiglietta. Con le biglie, quindi quelle doc, si giocava a-o reuo (al cerchio in terra) all’interno del quale ogni partecipante sistemava una biglia dando origine a una vera e propria dote. A turno, poi, si lanciava un’altra biglia, con l’intento di farne fuoriuscire il maggior numero e diventarne così possessori. Qualcuno, per questa azione, usava una bigliona, molto più grande delle altre e quindi presumibilmente più efficace.

Tornando alle biglie “neglette”, ossia quelle di terracotta, potevano essere usate per un altro tipo di gioco, il cinn-a, ciann-a, tann-a, che consisteva nel fare una piccola buca (e allora il terreno non poteva che essere la terra battuta) e in tre colpi (né uno di più, né uno di meno) di baciccola o bicellâ, si doveva entrare nella tann-a, che era l’ultimo stadio dopo cinn-a e ciann-a

Mentre le agrette erano un prodotto di scarto dei bar, le biglie di vetro si compravano in cartoleria, cosa che, a volerlo, si può fare benissimo anche ai giorni nostri, ma resta il fatto che non ricordo, negli ultimi 50 anni, di aver visto bambini (figgieu) per strada giocare a-o reuo.

Allegri!!

Nino Durante
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