In tempi Pasquali, vale la pena di fare il bilancio delle cose che, nonostante la tragicità del periodo, hanno comunque aspetti positivi.

Innanzitutto partirei dal fatto che la pandemia in tutta la sua drammaticità, ci ha salvato dalla terribile china che stava portando al disfacimento della sanità del nostro Paese.

Una fallimentare visione di una sanità che doveva poggiarsi, come ad esempio prevede il modello lombardo, sulle strutture sanitarie private e quindi facendo di fatto abdicare lo Stato da quel prezioso e fondamentale ruolo di indirizzo dal punto di vista della politica sanitaria.

Questa è una delle poche cose positive che ci lascia la pandemia, ovvero aver messo in luce l’insensatezza di questa impostazione da parte di chi, invece, deve dare le linee politiche dal punto di vista sanitario. Piuttosto, il nostro Stato, dovrebbe prevedere una maggior copertura sanitaria per le persone che oggi, per motivi economici ed anche di impossibilità varie di accesso al servizio sanitariopubblico, non possono usufruire di prestazioni sanitarie vitali, che una società democratica come la nostra dovrebbe fornire.

Ma anche la guerra nella sua assurdità, nella sua drammaticità, ci sta fornendo dei grandissimi insegnamenti. Il primo riguarda la pace che in Europa in qualche modo davamo per scontata.

Il nostro “pensiero” ha allontanato e non ci ha consentito di vedere, una guerra che già da 8 anni era presente sul territorio ucraino. Un ulteriore insegnamento è quanto sia inutile chiudere gli occhi perché, anche se si fa finta di non vedere, i problemi poi diventano talmente grandi che diventa impossibile non vederli.

La guerra, e soprattutto il suo protagonista negativo, ovvero la Russia di Putin, ci ha ricordato anche che la democrazia non è un bene scontato, la violenza con cui vengono fermate tutte le proteste sul territorio russo, il trattamento di tutti gli oppositori, nemici politici o semplici dissenzienti, dovrebbe essere un monito soprattutto per chi utilizza la parola libertà su tematiche che dovrebbero solo afferire alla categoria del buonsenso.

Per contro la guerra, e tutti i fatti collegati, stanno dando un forte impulso all’integrazione europea che dall’inizio della crisi ha fatto degli enormi passi in avanti. Fra la pandemia prima, e la guerra dopo, l’Unione Europea ha ricevuto un fortissimo impulso alla coesione. Si è passati, da una situazione di quasi disgregazione, bloccata da enormi divisioni fra gli sta ti membri, determinate da orientamenti differenti su molte tematiche, ad una condivisione sempre più spinta, non solo dei fini da raggiungere, ma anche dei mezzi con cui raggiungerli.

Notevoli passi in avanti inoltre sono stati compiuti dal punto di vista dell’accoglienza. Come dimenticare le forti contrapposizioni fra le nazioni sul tema dell’accoglienza ai migranti provenienti da Africa ed Asia. Si discuteva, in termini disumani, delle poche migliaia di persone in entrata nell’Unione Europea, attualmente invece, ci troviamo a fronteggiare l’arrivo di milioni di persone sempre con uno spirito di accoglienza ed umanità davvero incredibilmente positivo.

La guerra ha messo in evidenza, inoltre, un altro tema particolarmente importante per la nostra società, ovvero la produzione di energia. L’uso dei combustibili fossili genera di per sé una dipendenza delle nazioni, dagli stati produttori di questi combustibili. Questa dipendenza, oltre ai gravi problemi di inquinamento derivanti dall’uso dei combustibili fossili, genera rapporti di forze molto squilibrati, fra chi possiede queste ricchezze e chi invece dipende da esse. La guerra sta dimostrando, se già tutto il resto non lo avesse reso evidente, che è fondamentale orientarsi su energie che possono essere prodotte in maniera indipendente da eventuali problematiche esogene.

Un altro insegnamento ci deriva dal fatto che dovremmo imparare a non fare gli affari con paesi che non hanno un sistema democratico, in cui esiste lo sfruttamento delle persone ed in cui i diritti umani non vengono tutelati. Dovrebbe essere per noi un fattore imprescindibile alla base dei nostri scambi commerciali, perché avere un codice etico per una nazione è fondamentale e dovrebbe essere sempre di più la nostra bussola che ci porta ad una vita ed un mondo migliore.

Marco Maltesu
Direttore di redazione ilponentino.it

LA LANTERNA – Rubrica a cura di Marco Maltesu
direttore de il PONENTINO

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