Carloforte, oltre che dai discendenti dei coloni partiti per Tabarca nel 1542, Fu fondata anche da famiglie partite Appositamente da Pegli nell’aprile del 1738. Chi erano queste persone?
I loro nomi e come abbiamo immaginato la partenza di una di ueste famiglie

Il 17 aprile 1738, guidati da Agostino Tagliafico, 469 coloni, di cui 381 provenienti da Tabarca e 88 direttamente da Pegli, misero piede sull’Isola di San Pietro fondando la citta di Carloforte.

Ottantotto persone che da Pegli andarono in Sardegna, nell’Isola di San Pietro, appositamente per fondare Carloforte. Alcuni forse per ricongiungersi con famigliari (ricordiamoci che dal 1542 in poi tra l’isolotto tunisino di Tabarca e la Liguria ci fu un intenso traffico di persone e cose). Altri per costruirsi una nuova vita, che, come avremo occasione di raccontarvi in altre occasioni, non fu per niente facile.


Quelle persone portavano con loro un pezzo del Ponente. Un Ponente D’oltremare le cui tradizioni, il parlato (anche se è erroneo considerare la lingua tabarchina semplicemente un pegliese antico), caratteristiche costruttive del paese, e peculiarità umane, sono ancor oggi vive.
Questo è l’elenco delle famiglie, con il numero e il nome dei componenti, partite da Pegli nell’aprile del 1738. DI seguito abbiamo immaginato come potesse essere stata la partenza di una di quelle famiglie.

Fonte: Storia di una Colonizzazione (G.Vallebona)

La partenza

Pegli- Aprile 1738

Un carretto a mano sta aspettando fuori dalla porta, su di esso i partenti caricano le cose che saranno necessarie per il viaggio e gli oggetti dai quali non si sono voluti separare.

Ora gli zoccoli di legno risuonano sul selciato antico, dopo aver disceso le scale esterne della casa hanno richiuso il cancello di ferro battuto per l’ultima volta.

Ancora uno sguardo. A Nicola sembra di vedere sua madre che lo saluta sulla soglia, il suo eterno sorriso e i rossi capelli raccolti sul capo; socchiude gli occhi quasi a voler conservare per sempre quella visione, quando li riapre non vi è più nulla, tranne la vecchia porta di rovere, chiusa. Non si è mai reso conto prima di come quel carrugiu sia parte di lui: anche se è ancora presto la tripperia lì accanto sta iniziando a preparare le sue specialità, l’odore inconfondibile si spande nell’aria, un odore che a Nicola non è mai piaciuto un granché – non avrei mai creduto mi sarebbe dispiaciuto lasciare anche questo profumino – e sorride, mesto, al suo stesso pensiero.

–Andiamo, si fa tardi– le parole secche del padre lo scuotono dal suo torpore, una mano cerca la sua, una piccola mano: Jolanda che cerca la sua àncora. La sorellina che cerca in lui la sicurezza, la coraggiosa piccola donna non sarebbe nulla senza il suo eroe, il suo idolo, quello che le è fratello e amico, Nicola che in questi anni ha svolto il ruolo di quella madre che lei non ha mai conosciuto.

-Vanno, partono- il passa parola si fa eco tra i carruggi del porticciolo, la gente, la loro gente, si affaccia dagli usci per salutarli. Sono abituati alle partenze i Pegliesi oramai, partenze di marinai per lunghi viaggi o di intere famiglie per nuove terre, come quelli che quasi due secoli prima erano partiti per la pesca del corallo nella lontana Tabarca, in terra tunisina. Famiglie che avevano lasciato a Pegli parenti e ricordi. Ora altri pegliesi stanno raggiugendo i discendenti dei primi per fondare, assieme, un nuovo paese, questa volta nelle terre del re di Sardegna: Carloforte!

(i nomi dei personaggi di questo breve racconto, liberamente tratto dal romanzo “La forma della felicità” di Antonello Rivano, sono frutto di fantasia)

Copertina: illustrazione raffigurante la partenza dei Pegliesi per Tabarca nel 1542-Bozzetto di Mario Emanuelli

Antonello Rivano – Caporedattore il PONENTINO
(Vedi informazioni sull’autore)

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