Alexandre Dumas, Charles Asselineau “A patti col diavolo” il canneto editore
Si fa presto a dire Diavolo. C’è Lucifero, l’angelo più bello, col suo impeto rivoluzionario, la sua travolgente ribellione, il suo possente slancio verso la libertà. Il suo valore simbolico è trascinante e poetico, ed ha ispirato grandi opere.
Poi c’è il Povero Diavolo, lo sconfitto, confinato nelle latebre infernali dalle quali ogni tanto sbuca fuori, sulfureo e maleodorante, a tentare il Pover’Uomo con l’usuale baratto: l’anima immortale in cambio della giovinezza, della sapienza, della capacità di produrre opere straordinarie. Spesso nell’esercizio di questo commercio è gabbato, non sono molte le anime che riesce a trascinar via. L’incauto contraente si salva con l’inganno, col pentimento, per grazia divina, o è strappato all’Avversario da un agguerrito esorcista armato di secchiello con l’acqua santa e di formule appropriate.
Queste sono due storie di patto col diavolo, in tono minore, invano cerchereste i tormenti descritti da Marlowe, da Goethe, da Mann, qui siamo più al livello della leggenda, ma non mancano considerazioni profonde sui modi della creazione artistica. Il topos della costruzione di un’opera architettonica ardita, una cattedrale, compiuta con l’aiuto del Maligno, è il tema svolto da Dumas: perfetto congegno narrativo, registro bonariamente ironico, sostenuti dalla prosa evocativa delle narrazioni ascoltate davanti al camino. Di più non è lecito rivelare per non privare l’eventuale lettore del suo piacere.
La storia di Asselineau, autore meno noto, è molto più raffinata, nel soggetto e nello stile. L’argomento, sia pure in un contesto diverso, è sempre quello della genialità artistica, dei modi per ottenerla. È ciò che desidera, vanamente, un giovane per conquistare la donna di cui è innamorato e battere il rivale, provetto pianista. Inusuale il percorso narrativo, il patto diabolico avviene dopo il suicidio del giovane disperato, al quale viene offerta, da uno strano personaggio, una possibilità di riscatto tornando in vita, ma solo per un anno. E qui mi fermo, sperando di aver suscitato la vostra curiosità.