di Angelica Lubrano
C’è chi si preoccupa dicendo di “star male “ all’idea che ciò che noi consideriamo, appunto, un male per noi, il rigassificatore, egoisticamente lo lasciamo a Piombino.
Ma la soluzione dei Liguri, al di là dei pregiudizi delle malelingue, é di utilizzare la risposta giusta PER TUTTI.
É appena stato pubblicato, il 22 luglio scorso un D.M. che “impone” elementi di grande interesse, sulla scorta del PNRR , che ormai tutti sappiamo cos’è e del PNIEC (PIANO NAZIONALE INTEGRATO PER L’ENERGIA E IL CLIMA: OBIETTIVI 2030). Il Decreto, firmato dal Ministro con quel nome divertente: Gilberto Pichetto Fratin, impone a ogni regione di realizzare aree da dedicare alla produzione di energie alternative entro il ‘26 e di arrivare a decuplicare rispetto a oggi, tali produzioni di energie rinnovabili.
La Liguria, come emerge dalla tabella presente nel decreto ministeriale, produce 156 MGW da portare, entro il 2026, alla conclusione dell’iter che dovrebbe, a sua volta, garantire entro il 2030 ben 1991 MGW, oltre 10 volte l’attuale produzione.
Se ne deduce che i soldi per il rigassificatore a Vado, come a Piombino vanno investiti in parchi marini eolici, in sfruttamento moto ondoso e nella produzione eventuale di idrogeno dalle acque.
Energie autoctone che metterebbero fine alla nostra dipendenza dall’estero.
Senza contare l’inquinamento collegato al trasporto del gas liquido in metaniere che sono bombe vaganti su oceani logorati e alla fase di trasformazione del gas in GNL.
Sorvolo poi sulla devastante tecnica del fracking in USA e nel mondo per l’estrazione del gas.
Una diretta conseguenza della pratica del fracking è l’induzione di micro terremoti legati alla zona di estrazione. Questo può causare stravolgimenti del sottosuolo dell’area di interesse, alterando inevitabilmente l’ecosistema locale.
Insomma questa storia del rigassificatore fa acqua ( e magari facesse solo acqua!) da ogni lato si esamini. Ma cosa ci vuole ancora per capire che il rigassificatore é una boiata pazzesca!