Piccole storie in bianco e nero
Ognuno di noi ha un cassetto, una vecchia scatola piena di foto in bianco e nero di persone, forse parenti, di cui oramai si è persa memoria. Guardarle una ad una, cercare di ricostruire un ricordo, risalire ad un nome, ad un’epoca, sembra un’impresa dovuta, un piccolo riconoscimento ad una vita compiuta. Anche la rete è diventata un immenso vecchio ripostiglio di volti a cui tuttavia è possibile restituire una memoria grazie alle tracce che vengono conservate negli archivi e nelle infinite interazioni che ora sono possibili. Questa rubrica è il frutto del tentativo di riportare alla luce queste memorie
Patrizia Brugnoli


Katherine Linn Sage (1898 –1963)

Conosciuta come Kay Sage, è stata una pittrice surrealista e una poetessa.
Attiva tra il 1936 e il 1963.

Nonostante sia stata famosa tra suoi contemporanei, il suo apporto artistico alla storia del surrealismo, e delle artiste donne in generale, è piuttosto sconosciuto.

Sage nacque nello stato di New York da una famiglia benestante. La madre, dopo il divorzio dal marito, la condusse con sé in Europa. Qui Kay imparò a parlare fluentemente il francese e l’italiano e frequentò numerose scuole d’arte. Sebbene la Sage abbia sempre ricordato questi come gli anni più sereni, lei stessa sostenne che non portarono alcun vantaggio al suo stile personale.

Nel 1925 sposò un nobile romano, Ranieri Bourbon del Monte Santa Maria, Principe di San Faustino, ma dopo essersi trascinata per dieci anni nella stagnante vita della nobiltà romana, la sua voglia di produrre qualcosa di costruttivo la portò a lasciare il marito con l’intenzione di crearsi una vita indipendente come artista.

Nel 1938 visitò la Mostra Internazionale del Surrealismo alla Galerie Beaux-Arts, acquistò un quadro di De Chirico “La sorpresa” e non se ne separò mai per tutta la sua vita. Fu la scoperta di una passione che ne ispirò lo stile e le opere della sua intera produzione artistica. Nell’autunno dello stesso anno esibì le sue opere che riscossero un certo successo da parte della critica.

André Breton stesso, considerato il leader del movimento surrealista, fu molto colpito dai quadri di K. Sage, asserendo di essere sicuro che si trattasse di un uomo. L’apprezzamento delle opere non superò il momento della rivelazione: in quanto donna, benestante e americana non riuscì mai a farsi accettare dal gruppo come esponente del surrealismo. Faceva parte del medesimo contesto anche il pittore Yves Tanguy che invece mantenne la sua ammirazione, e che sarebbe diventato, dopo qualche tempo, suo marito.

Nel settembre del 1939 la Germania di Hitler invase la Polonia, Sage tornò negli Stati Uniti dove riuscì far riparare anche altri artisti europei e le loro famiglie, tra cui anche Yves Tanguy. I due, che ormai convivevano, ebbero la possibilità di esporre le proprie opere e, nel 1940 si sposarono. Il matrimonio durò fino al 1955, anno in cui Tanguy morì prematuramente ed improvvisamente cadendo dal letto e sbattendo la testa.

Durante la loro vita in comune, Sage e Tanguy continuarono a dipingere e ad esporre. Per Sage non era facile uscire dall’ombra del marito, ma alla fine le fu riconosciuto un maggiore successo. Il marito, che era un bevitore, iniziò a diventare violento e ad umiliarla anche in pubblico, nonostante ciò, la Sage fu devastata dalla morte di Tanguy. Alla depressione si sommarono i problemi di vista che la resero quasi del tutto cieca, cosa che la spinse al suicidio. Secondo il suo desiderio, le sue ceneri furono gettate al largo della costa bretone, dove era nato il marito.

Lasciò un biglietto su cui scrisse: “The first painting by Yves that I saw before I knew him, was called I’m Waiting for You. I’ve come. Now he’s waiting for me again – I’m on my way.” [Il primo quadro di Yves che vidi ancora prima di conoscerlo si intitolava Ti sto aspettando. E io arrivai. Ora è di nuovo lui ad aspettare. E io sto arrivando] Kay Sage.

PS: André Breton riparò negli Stati Uniti grazie al sostegno economico e burocratico offerto dalla Sage, la quale aiutò economicamente anche la sua famiglia.

Patrizia Brugnoli

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