Alberto Vigevani “La lettera al signor Alzheryan” Ed. Sellerio

Alberto Vigevani, un grande scrittore da sottrarre all’ingiusto oblio in cui è celato.  Per un senso di giustizia, per onore al merito, e per lenire le piaghe di tutti quei lettori offesi quotidianamente da scrittorastri dalla prosa povera e sciatta e dai contenuti banali, che vanno  berciando sui media, imboccati da intervistatori compiacenti.

Un Proust in minore, non qualitativamente inteso, ma per virtuosa brevità; elegante e sobrio, densamente evocativo.  Suscitatore di memorie tratteggiate a lievi pennellate d’acquerello, soffuse dalla nebbia  ambigua che sempre aleggia sui ricordi.

 Tutt’altro che snob pur nel rievocare  una società aristocratica nei modi e nei gusti, non nel sangue.

La lettera di cui al titolo è indirizzata ad un uomo morto da tempo, il padrino dell’autore.  Un banchiere cosmopolita e affascinante, che si muove con raffinata levità nella società ebraica del periodo fra le due guerre. Ne viene fuori il ritratto, affettuoso e nostalgico, di un uomo visto con gli occhi di un bambino, che pur avendo un legame con lui, non appartiene al suo ceto elevato, e per questo circonfuso da un’aura ingenuamente magica.

Grazia Tanzi

(Informazioni sull’autore)

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