Piccole storie in bianco e nero
Ognuno di noi ha un cassetto, una vecchia scatola piena di foto in bianco e nero di persone, forse parenti, di cui oramai si è persa memoria. Guardarle una ad una, cercare di ricostruire un ricordo, risalire ad un nome, ad un’epoca, sembra un’impresa dovuta, un piccolo riconoscimento ad una vita compiuta. Anche la rete è diventata un immenso vecchio ripostiglio di volti a cui tuttavia è possibile restituire una memoria grazie alle tracce che vengono conservate negli archivi e nelle infinite interazioni che ora sono possibili. Questa rubrica è il frutto del tentativo di riportare alla luce queste memorie
Patrizia Brugnoli


Anita Caracotchian Conti
(1899 -1997)

Durante l’edizione del 2021 del Festival “L’Eredità delle donne”, tra le varie attività, fu organizzata una celebrazione delle opere e della vita di Anita Conti, la prima donna francese ad occuparsi di oceanografia. Era presente il figlio adottivo della scienziata, che presentò le opere e la figura de “La Dama del Mare”, come veniva chiamata.

Anita Caracotchian nacque alla fine dell’800 nella provincia parigina da una famiglia abbiente di origini armene. Ricevette un’istruzione privata e viaggiò moltissimo fin da bambina, sviluppando una vera passione per i libri e il mare.

Quando la famiglia si trasferì a Parigi, Anita si interessò alla poesia e alla rilegatura dei libri. La sua creatività, molto ammirata da alcuni personaggi famosi, le valse alcuni premi e non passò inosservata nemmeno a Londra e a New York.

Nel 1927, sposò un diplomatico, Marcel Conti, e questo favorì la ripresa dei viaggi intorno al mondo e la possibilità di studiare i mari. Ricavò da queste esperienze una documentazione sulle sperimentazioni in ambiente marino e acquisì una notevole capacità di comprendere le problematiche legate alla pesca d’altura e alla vita dei pescatori con i quali condivise diversi mesi di navigazione. Elaborò delle mappe di pesca diverse dalle carte nautiche a cui si fa riferimento ancora oggi. In seguito, per due anni, partecipò alle attività dei pescatori francesi al largo della costa sahariana dell’Africa, scoprendo specie ittiche mai conosciute in precedenza. Sviluppò inoltre una capacità di critica in merito alle diverse tipologie di pesca, evidenziando, già nel 1935, i pericoli della pesca di tipo industriale, come l’impoverimento dei fondali.

Per dieci anni, a partire dal 1943, concentrò i suoi studi nell’area delle isole Mauritius, quindi nel Senegal, nella Guinea e in Costa d’Avorio, mettendo in relazione le abitudini di pesca e di stoccaggio del pescato con la denutrizione delle popolazioni. Iniziò inoltre a diffondere la conoscenza sulla riduzione delle riserve marine ad opera dell’uomo e sulla prevenzione possibile.

E’ del 1971 il suo libro “L’Ocean, les bêtes et l’homme”, una denuncia sul disastro ambientale marino provocato dall’uomo con cui iniziò una lunga serie di conferenze a favore dell’ambiente, a cui dedicò il resto della sua vita.

Morì il 25 dicembre 1997 in Bretagna.

Anita Conti è annoverata nella serie “Scienziati dimenticati” di Frontiers, la terza piattaforma di sostegno agli studi scientifici internazionali.

Patrizia Brugnoli

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