di Angelica Lubrano

Arrivano anche gli espropri…ne sono previsti ben 600 di cui 300 nel mio Comune, Quiliano.

Veri soprusi per un MOSTRO che non risolve la crisi energetica, ma la aggrava; deturpa l’area protetta dell’isola di Bergeggi; confligge con la presenza di cetacei e delfini nel Santuario Pelagos; intacca l’area coralligena scoperta nella zona interessata con gli sversamenti di cloro previsti per la pulizia della piattaforma; interferisce con le attività del porto, supercontainer e traghetti, a causa dell’ancoraggio in piena area portuale, data l’impossibilità di ancoraggio a distanza dalla costa per la profondità dei fondali, i più profondi di tutto il Mediterraneo in presenza di un canyon nella piastra continentale puntato verso Vado Ligure;

un delirio la riduzione a 2,9 km l’installazione di una piattaforma che viene consigliata a 30 km in ragione di precedenti incidenti, non si tiene conto delle condizioni meteo e del moto ondoso eccessivo e in aumento per la tropicalizzazione del Mediterraneo, eventi che possono colpire la struttura soggetta a eccessivo sciabordio e porre l’intera zona costiera a gravi rischi d’incidenti ed esplosioni, favoriti anche dall’incremento dei fulmini da tutti intercettati in aumento da cielo a mare negli ultimi anni…

Non si fermano le proteste. Dopo la magnifica catena umana di 16 mila persone per mano lungo 60 km di costa da Varazze a Noli, si sono succedute affollatissime assemblee nei vari Comuni costieri e della Val Bormida interessati al problema.

 Una marea di persone alle 10 del mattino del 25 settembre con cartelli e fischietti a presidiare via Fieschi a Genova sotto la sede della Regione Liguria, in attesa dell’ingresso di Toti e del Consiglio Regionale e poi in Piazza De Ferrari con un chiaro NO al RIGASSIFICATORE.

Perché NO?

    Oltre a quanto già anticipato nei precedenti articoli tra cui l’attribuzione al governo Meloni l’intento di assecondare gli amministratori locali di Piombino, amici di partito (il sindaco è di Fratelli d’Italia), e le astruse accuse di nimby , non nel mio giardino, a una zona in cui si trova:

– la centrale a carbone della Tirreno Power,

– il trattamento dei rifiuti,

– depositi petroliferi della Sarpom …

Il porto di Vado ha perso ogni memoria sentimentale delle piccole barche da pesca, dei gozzi di anziani pescatori: è stato reso irriconoscibile dall’installazione di strutture iperavveniristiche per accogliere le navi super portacontainers, quelle da oltre 24mila teu, ecc.

<<La legge Seveso definisce poi che nelle aree industriali quali Vado+Savona l’installazione di una infrastruttura critica va valutata considerando il rischio a catena determinato dalle altre infrastrutture critiche che insistono sul territorio (Sarpom, Infineum, viabilità, porto, ecc.), per cui richiede anche una procedura e iter amministrativo ad hoc >> – è il parere di un tecnico, analista dei rischi di sicurezza e di salute pubblica.

Non sono mancate accuse ai politici di maggioranza di privilegiare interessi economici di pochi a discapito di quelli ambientali di tutti.

In tutto il mondo l’area di esclusione cioè di distanza dalle coste abitate è 30 km sulla scorta di incidenti pregressi. Perché al largo di Livorno il rigassificatore è posto a 22 km dalla costa, mentre a Vado sono previsti 4 km che si riducono a 2,9 km da Savona?

C’è chi denuncia che: “A monte della decisione di Toti e della Presidente Meloni vi sia l’accettazione di un ricatto, quello di fare l’esecutore della scelta di energia fossile imposto dalla Nato.”

Alla faccia delle transizioni delle fonti energetiche dal fossile alle alternative, di cui si è in questi giorni pubblicato il D.M. che obbliga le diverse Regioni a decuplicarne la produzione entro il 2030.

Alla Liguria che produce attualmente 156 MW viene imposto l’obbligo di arrivare a 1191 MW. Perché non impegnare risorse su questo obbligo collegato al PNIEC il nuovo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima appena varato da un Decreto Ministeriale il 24 luglio scorso?

Sapore di ricatto ha anche l’argomento di chi sostiene l’opera essere strategica e quindi necessaria, perché siamo in emergenza! Assolutamente falso. La richiesta di gas ha subito un declino negli ultimi mesi.

Il moto popolare che ha visto migliaia di persone spalmarsi, mano nella mano, per oltre 60 km di costa savonese da Varazze a Noli è ben deciso a “difendere il nostro Mare e le nostre vite” e non credo si accontenterà solo “a far mettere il rigassificatore un po’ più in là o per avere più compensazioni”.

Tutte queste nuove installazioni avranno costi notevoli da inserire nell’aggravio delle nostre finanze pubbliche in conseguenza della guerra in Ucraina ma è altrettanto chiaro che ogni costo aggiuntivo ce lo troveremo rigirato nelle future bollette più pesanti alla voce “oneri di commercializzazione e trasporto” e non sarà la vittoria di nessuno. La sicurezza delle persone e delle attività turistiche sono importanti e non vanno barattate con un’ulteriore concentrazione di potere energetico e di extraprofitti in mano a Grandi Imprese finanziarie che per vent’anni succhieranno sangue e faranno crollare l’economia territoriale.

Ricordo quali sono i punti di discussione sul rigassificatore da affrontare:

– Interferisce con la frenetica attività portuale in atto a Vado, che ospita le navi container più grandi al mondo perché i suoi fondali sono i più profondi del Mediterraneo.

Il porto di Vado è il punto del litorale Ligure/tirrenico dove le due linee batimetriche 50 e 100 m sono più vicine a riva. Qui il fondale sprofonda rapidamente in uno dei canyon tipici del mar Ligure occidentale, protendendosi proprio in direzione del porto di Vado… Questo determina misure di interdizione totale per qualsiasi attività pericolosa, a meno di non mettere a rischio direttamente strade e abitazioni, non solo il mare e le attività portuali.

– La SNAM, per sostenere la posizione all’interno del porto di Piombino della Golar Tundra, ha dichiarato che non può operare in mare aperto, in quanto le operazioni di rigassificazione (come ben chiarito da Piero Angela sopra) hanno bisogno di ancoraggi stabili e fermi, non soggetti a sciabordio da movimento ondoso. Perché ora dice che invece a Vado con i fondali più profondi di tutto il Mediterraneo si può fare?

<<Spostare la gasiera rigassificatrice a 10-15km è la prima misura da adottare, e parrebbe scontata sapendo che il posizionamento dalla costa degli altri rigassificatori off shore nel mondo è mediamente oltre i 14km, ma forse a Snam, una soluzione di questo tipo non è più conveniente economicamente stante gli alti fondali e la lunghezza dei tubi e della torretta nelle profondità del mare e quindi pretende di realizzarla a 3 km.>> – informa l’analista del rischio sul tema security e safety.

La SNAM ha dichiarato di aver commissionato lavori di adeguamento come per la Golar Frost di Livorno di cui non risulta abbia mai mostrato dettagli. La Golar Frost, in verità, ha serbatoi più spessi e sagomati per minimizzare l’evaporazione del gas per sciabordio contro le pareti. La Golar Tundra, invece, ha serbatoi con pareti decisamente più sottili e può operare adeguatamente solo a pieno carico o a vuoto. Presenta tecnicamente due livelli di guardia in mezzo ai quali il rischio di andare in pressione è maggiore.

La fascia interessata da un eventuale incidente di livello catastrofico dichiarata per Livorno ha un raggio di 60 km. E a Savona di 2,9 km?

Qui riportato l’intero l’articolo pubblicato sul Corriere Nazionale:

https://www.corrierenazionale.net/2023/09/24/no-rigassificatore/

Non vanno dimenticati poi i rischi di security di natura antropica per distrazione o errore accidentale o causati da un atto illecito doloso (rischio cyber, rischio sabotaggio, rischio terroristico ecc..) che devono essere elencati e calcolati nel processo di analisi del rischio oltre a quelli di safety-ambientale>>.

Oggi tocca ai Pirati dei Caruggi sbarcare sull’isola di Bergeggi, l’isola dalla forma di un Cuore

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