di Angelica Lubrano

Questa foto è legata a un bellissimo ricordo di un’esperienza esaltante: organizzare lo spazio culturale della festa dell’Unità a Savona.

L’incarico, assegnatomi qualche mese prima, mi vide subito in azione. Programmai eventi, come conferenze e confronti su temi politici collegati alla cultura, da tenersi nel tardo pomeriggio, per dare l’opportunità ai partecipanti di fermarsi a cenare negli stand della Festa.  Dopo cena l’intrattenimento nello spazio culturale prevedeva esibizioni di artisti “impegnati”. Tra cui ci fu proprio il carissimo amico Yuri. Ma chi è Yuri?

Angelo Arparo (Yuri)

Angelo Aparo é uno psicologo che lavora nelle carceri milanesi (S. Vittore, Opera e Bollate) per il recupero dei detenuti. Yuri o Juri, per gli amici, da reminiscenze legate al film “Il Dottor Zivago”, coltiva una personale passione per Fabrizio De André a cui la festa nel 2009 era stata dedicata con il titolo “MILLE PAPAVERI ROSSI” in occasione del decennale dalla morte del cantante genovese.

Bingo.

Yuri riassumeva due elementi fondanti della cifra artistica di Faber: la musica e l‘impegno in difesa degli ultimi.

Quell’anno prima della Festa lanciai un concorso di poesia dedicato a De André: fu un gran successo per la qualità dei contributi ricevuti da ogni parte d’Italia. Ne furono selezionati trenta. Tra questi anche alcune poesie di detenuti (pubblicate in calce a questo articolo), membri del “Gruppo della Trasgressione”, coordinato dallo stesso Dott. Aparo, psicoterapeuta e docente di Psicologia della devianza.

“È un gruppo composto da detenuti ed ex detenuti del carcere di Milano, ma anche da studenti e neolaureati di Psicologia e Giurisprudenza. Le attività si svolgono dentro e fuori le mura del carcere, affrontando temi che riguardano l’individuo e le sue relazioni, con la partecipazione anche di professionisti di diversi ambiti disciplinari e gruppi di adolescenti all’interno del carcere e nelle scuole.”

Lo scopo resta quello di trovare strumenti più efficaci per la risocializzazione dei detenuti, un “progetto per ricucire il baratro che le circostanze storiche e le responsabilità personali del reo hanno alimentato tra lui e la vittima”.

Grazie a Yuri un evento rivoluzionario, poco recensito dalle cronache dei media nazionali: il 25 maggio 2022, giusto un anno fa.

Sappiamo che la giurisprudenza assegna ai Parlamentari, fra i loro compiti, anche la visita ai carcerati, spesso interpretato come un “fioretto” morale o semplicemente religioso, per alcuni. Compito che poche settimane fa, marzo 2023, in occasione del digiuno dell’anarchico Alfredo Cospito per protestare contro il 41 bis, suscitò un vespaio di polemiche, proprio per la visita di alcuni parlamentari in carcere.

Yuri incredibilmente è riuscito a portare i detenuti in Parlamento.

Di seguito alcuni titoli di giornali e stralci di articoli:

  • Il ‘Gruppo della trasgressione’, di cui fanno parte anche reclusi per reati di criminalità organizzata da cui hanno preso le distanze, domani sarà a Palazzo Giustiniani dopo un percorso iniziato 25 anni fa da uno psicologo milanese.  (AGI)

Il Ministro Cartabia:

“Grazie per quello che fa il Gruppo della Trasgressione”

Una persona che commette un reato, sia esso un uomo o una donna, deve pagare un tributo alla società? E in che misura? Ed ha senso che la pena consista nel sottrarre la libertà ad una persona? È giusto che un detenuto, che malgrado sia una persona che ha sbagliato è comunque un essere umano, sia privato di qualunque rapporto affettivo e anche di una libera e adulta sessualità?

Insomma la pena deve essere soltanto afflittiva o retributiva?

Il carcere come vendetta da parte dello Stato oppure luogo in cui maturare consapevolezza e un cambio della propria vita?

È possibile pensare al carcere come a un luogo in cui studiare, riflettere, pensare?

C’è un uomo in Italia che questo cambiamento l’ha reso possibile. Si chiama Angelo Juri Aparo e ha cominciato un lavoro prezioso. Li ha portati a guardare in faccia il loro dolore, la loro fragilità, la loro onnipotenza. Non ha fatto sconti, non ha lavorato sul pentimento fine a se stesso. Ha lavorato sulla coscienza, sulla maturità, sulla necessità di comprendere il senso e la portata di un’esistenza vissuta nel livore, nell’odio, nella rabbia. È entrato nella carne viva di quella rabbia….

……

Il Prof. Aparo è riuscito a fare anche qualcosa di più. Ha unito agli ex mafiosi le vittime della mafia. Li ha fatti incontrare, li ha fatti confrontare. Ciascuno ha portato il proprio dolore e la propria solitudine. E in questa immensa marea ciascuno ha riportato a coscienza il senso della vita. Oggi a Roma c’era Paolo Setti Carraro, fratello di Emanuela, moglie del Generale Carlo Alberto Della Chiesa, entrambi assassinati da Cosa Nostra. Ed è lui che ha spiegato, dopo aver frequentato il gruppo della trasgressione per 6 anni, di aver compreso che “nella vita si può cambiare” – rivolgendo lo sguardo verso quegli uomini che sono appartenuti alle organizzazioni che hanno ucciso sua sorella.

……

Letteralmente: un miracolo. Angelo Aparo dichiara: “Ho 70 anni e cerco un erede”, qualcuno che prosegua questo cammino. Lo seguono 60 persone, tra loro giovani psicologi che lui ha allevato in questi anni, portandoli in carcere a toccare con mano il dolore.

Una discesa negli inferi, oggi scollina verso il futuro. Fatto della coscienza di vita.

 (Stralci dall’articolo di Paolo Zoncada Giugno 5, 2022)

YURI E LA MUSICA

Tra le iniziative del Gruppo anche quelle dedicate alla musica con la fondazione di “Trsg Band” e la “Border Band”, la prima opera prevalentemente in Lombardia, l’altra in Sicilia, sono due gruppi musicali che affiancano dall’esterno il lavoro che il gruppo svolge in carcere; entrambe propongono musiche di Fabrizio De Andrè e canzoni scritte a partire da poesie e racconti di detenuti e studenti.

 Quelle poesie entrarono nella bellissima pubblicazione, che assunse il titolo della Festa dell’Unità del 2009, appunto:

MILLE  PAPAVERI  ROSSI

VITE IN PENOMBRA RAPPRESA

(Cantico dei drogati)

Mandy era una mongolfiera

Additata dai santi peccatori

E da aghi indolori

Lei volava

Su qualunque cielo bastardo

Con i piedi inchiodati

A un rigurgito e a un flash

Mandy era sangue rappreso

La sua vita un laccio di gomma

Stretto in penombra

Da un cielo sempre livido

Mandy gridava

Cantando Yesterday piangendo

Ai defunti e a noi morenti.

Non sono parole da vinti

Ma le nostre vite

Le ha vissute qualcun altro.

(Angelo Tozzi)

QUELLO CHE NON HO

Quello che non ho

è la possibilità di raccontarvi

gli anni trascorsi senza di voi.

Quello che non ho

è la certezza di un futuro.

Quello che non ho avuto

è una istruzione adeguata

da condividere con voi.

Quello che non ho

è la macchina del tempo

per ritornare indietro

e ricominciare tutto daccapo.

Quello che non ho è la possibilità

di accompagnare i nostri bambini a scuola

ascoltare la loro voce, i loro pianti,

i capricci, i sorrisi, i dubbi.

Quello che non ho

sono le loro domande quotidiane

e le risposte che non posso dare.

Quello che non ho è il tuo sorriso

e quelle emozioni,

che qui, con il tempo,

si sono trasformate in angosce.

Quello che non ho più

sono le fantasticherie di potere

che mi hanno condotto in carcere.

Quello che ho adesso

è la voglia di vivere, di ascoltare

e di ricominciare con gli strumenti

che in questi anni ho acquisito.

(Enzo Martino)

A CIMMA

Il buio apre il suo manto al tuo cammino

Ti affida un sogno aperto con cui viaggiare

Ti lascia dentro il filo con cui legare

Le vele, il legno e il fiato per navigare

Prima sarà lo sguardo di chi ti ha chiamato

Le sue colline morbide, nelle sue mani il mondo

Ne inseguirai l’odore per mille sentieri

Voci, inganni e canzoni di oggi e di ieri

Carne tenera, luce chiara

Non ti spegnere, non diventare dura

E poi l’età dei giochi, poi maschere da duro

Per diventare figlio dell’uomo che hai sfidato

Per diradare il buio e conquistare cime

Da cui sposar con gli occhi le valli alle colline

Occhi a vedere nelle spighe il pane

Occhi a smarrire strade fra i campi e le paludi

Mani dentro le pietre a cercare cattedrali

Mani a vendere polvere e a cancellare mani

Carne tenera, luce chiara

Non ti spegnere, non diventare dura

Quanti nodi tra fiori e spine

Albe ovunque, prima e oltre il confine

Albe curiose e incerte, albe da coltivare

E ancora notti e incubi da masticare

Nella speranza che la luce del mattino

Traghetti i sogni al giorno

Senza far troppo male

Carne tenera, luce chiara

Non ti spegnere, non diventare dura

Quanti nodi tra fiori e spine

Albe ovunque, prima e oltre il confine

(Juri Aparo)

Grazie a Yuri

“l’invisibile umanità dei disperati
qui si declina”

Angelica Lubrano

image_printScarica il PDF