LA SPIAGGIA

Se la strada era la nostra seconda casa qui, a ponente, appena arrivava l’estate, cambiavamo locazione. Ci bastava attraversare la via Aurelia e la susseguente ferrovia (almeno per noi di Pra’) per trovarci con i piedi affossati nella sabbia. Ed era lì che trascorrevamo tutto il periodo vacanziero: quattro mesi di spensieratezza vissuti in compagnia, ma soprattutto vissuti in simbiosi con l’elemento mare. Anche in questo contesto si usciva di casa per andare di là, a-a mænn-a, nella spiaggia libera di Sapello dove i pescatori dilettanti della zona tenevano al riparo le loro barche che spesso, noi ragazzi, chiedevamo a prestito per bordezzare tra i confini del nostro litorale.

C’era un punto di ritrovo ben preciso, quasi una cabina a cielo aperto, dove assiepavamo (infatti il disordine regnava sovrano) i nostri pochi indumenti, oltre all’asciugamano, le ciabatte o gli zoccoli, ed era l’ombrellone della Suntina che qualcuno aveva già piantato a pochi metri dalla riva. A volte capitava a me di essere quel qualcuno, dopo averlo estratto dal ripostiglio della Casetta dei già citati pescatori.

Poi arrivavano gli altri, alla spicciolata (de maniman), e si formava così un corposo gruppo promiscuo di figgieu e di figgette, con l’unico scopo di condividere assieme il nostro tempo con il mare. Nessuno cercava di prendere ostinatamente il sole come si vede fare oggi in quanto non faceva parte dei nostri programmi, ma il sole, giocoforza, ci saltava addosso comunque. E allora avveniva la selezione naturale: chi era di carnagione scura tendeva ad abbronzarsi mentre i biondi o quelli di pelle chiara dovevano fare attenzione a non diventare dei peperoni. Io ero il classico esempio di “abbronzabile” e, pur senza volerlo, diventavo talmente scuro che venivo guardato dai bagnanti come una sorta di fenomeno.

Mia madre diceva che, quando mi vedeva steso tra il bianco delle lenzuola, facevo impressione. Ricordo che fra la fine delle lezioni e l’inizio dell’esame di maturità, mi consigliò di prendere meno sole possibile in quanto una marcata abbronzatura avrebbe fatto pensare a una mia poco responsabile presenza alla spiaggia piuttosto che sui libri. Fui rimandato, non certo per la mia leggera incipiente abbronzatura, ma questo è un altro discorso. E poi arrivava settembre, ancora tutto da godere in quanto le scuole riaprivano il 1° di ottobre. Quest’ultimo periodo di vacanza era caratterizzato da una presenza costante della tramontana che appiattiva il mare e rinfrescava l’aria mentre noi cercavamo di godere, su una spiaggia molto meno affollata, questi ultimi attimi spensierati nell’attesa del primo squillo di campanella.

Nino Durante
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