Piccole storie in bianco e nero
Ognuno di noi ha un cassetto, una vecchia scatola piena di foto in bianco e nero di persone, forse parenti, di cui oramai si è persa memoria. Guardarle una ad una, cercare di ricostruire un ricordo, risalire ad un nome, ad un’epoca, sembra un’impresa dovuta, un piccolo riconoscimento ad una vita compiuta. Anche la rete è diventata un immenso vecchio ripostiglio di volti a cui tuttavia è possibile restituire una memoria grazie alle tracce che vengono conservate negli archivi e nelle infinite interazioni che ora sono possibili. Questa rubrica è il frutto del tentativo di riportare alla luce queste memorie
Patrizia Brugnoli


6. Tatjana Barbakoff.
(Cilly Edelberg. Libau, Lituania 1899 – Auschwitz 1944)

Gli anni che intercorsero tra le due Guerre Mondiali furono molto vivaci dal punto di vista culturale, l’innovazione non toccò solo le arti grafiche e l’architettura, ma anche il teatro e la danza.

Se non fosse per l’accanita ricerca di Gunter Goebbels (!), un giornalista tedesco, non saremmo forse mai venuti a conoscenza di una storia che merita di essere raccontata, quella di Tatjana Barbakoff.

Nata da una coppia russo-cinese, e avviata alla danza fino dall’infanzia, creò uno stile del tutto originale e portò sul palcoscenico, essenzialmente nei cabaret, una danza esotica ed al tempo stesso popolare, introducendo un approccio espressivo che riscosse un certo successo tra gli estimatori. Anche i suoi costumi di scena furono d’ispirazione per molti pittori e scultori del tempo.

La sua prima esibizione è del 1921 a Berlino: un programma di danze piuttosto complesso accompagnato dalle musiche di Georg Waldmann, che ne frattempo aveva sposato. Danzare in Europa la portò a perfezionare il suo stile e ad espandere il suo repertorio, rendendola molto richiesta. Veniva definita una pittura vivente, con il talento di ricreare armonie russe unite ad una grazia del tutto orientale. Il suo stesso viso, tramite l’immobilità dei lineamenti, rendeva ogni esibizione estremamente suggestiva. Da Berlino la coppia si spostò a Dusseldorf e quindi a Colonia. Fu la musa di molti pittori e scultori, tra i quali Gert Heinrich Wollheim del quale si innamorò e per il quale lasciò il marito. Nel frattempo, Tatiana divenne sempre più popolare e richiesta anche a Parigi, dove frequentò l’accademia fondata dal fratello di Isadora Duncan.

Nel 1940, dopo l’invasione tedesca. Tatjana, che era di origini ebree fu arrestata e detenuta a Gurs. Liberata durante l’armistizio, e ritrovato Wollheim da cui era stata separata, fuggì in Costa Azzurra e continuando a nascondersi, ma nel giugno del 1943 fu nuovamente catturata dalla Gestapo e definitivamente deportata ad Auschwitz, dove fu assassinata il 6 febbraio del 1944.

In memoria di Tatjana Barbakoff nel 1986 a Parigi fu istituito un premio per esibizioni di giovani talenti della danza.

I suoi famosi e colorati costumi sono stati donati dagli eredi di Wollheim al museo di Dusseldorf.

Un suo ritratto è custodito nel museo della Shoah a Parigi.

Nel 2005 Gunter Goebbels ha allestito una mostra sul suo personaggio e sulla sua arte a Dortmund.

Esistono inoltre alcuni suoi scatti ad opera di una fotografa ai tempi molto famosa, Else Neuländer-Simon, in arte Yva.

Ma questa è un’altra storia.

Patrizia Brugnoli

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