Piccole storie in bianco e nero
Ognuno di noi ha un cassetto, una vecchia scatola piena di foto in bianco e nero di persone, forse parenti, di cui oramai si è persa memoria. Guardarle una ad una, cercare di ricostruire un ricordo, risalire ad un nome, ad un’epoca, sembra un’impresa dovuta, un piccolo riconoscimento ad una vita compiuta. Anche la rete è diventata un immenso vecchio ripostiglio di volti a cui tuttavia è possibile restituire una memoria grazie alle tracce che vengono conservate negli archivi e nelle infinite interazioni che ora sono possibili. Questa rubrica è il frutto del tentativo di riportare alla luce queste memorie
Patrizia Brugnoli


5. Maria Angata
(1854 -1914) Rapa Nui

Maria aveva appena 8 anni quando fu testimone del massacro e dei rapimenti che gli uomini bianchi perpetrarono a danno della popolazione e della sua terra, Rapa Nui, l’Isola di Pasqua.

Dal settembre 1862 al giugno del 1863, degli schiavisti rastrellarono circa 1400 persone, tra cui l’intera casta nobiliare, gli scriba e i saggi, che furono mandati a lavorare nelle piantagioni di cotone e di canna da zucchero nelle isole di San Lorenzo e in Perù. Tra i 15 deportati che sopravvissero e tornarono alle loro famiglie ci fu Pakomio, che sarebbe diventato il secondo marito di Maria Angata.

Oltre alle deportazioni e agli abusi, la popolazione fu colpita da epidemie virali e dalla tubercolosi portate sull’Isola dagli incursori e dai sopravvissuti che tornavano dalla schiavitù. Nel 1868, della precedente popolazione erano rimaste solo 111 persone. La mancanza di custodi delle tradizioni e la devastazione generale favorirono l’adesione quasi completa alla religione cattolica, portata sull’Isola dai Missionari del Sacro Cuore di Gesù e di Maria, giunti sull’Isola dal 1864. La popolazione di quei tempi viene descritta dai Missionari come “priva di dignità umana”, qualsiasi cosa volesse dire. Il loro orfanotrofio andò riempiendosi sempre più: era di fatto, una volta celebrato il battesimo, l’unico luogo dove i bambini potevano avere riparo, cibo e scolarizzazione. Anche Maria fu tra quei bambini. Ma la pace e la giustizia erano ancora lontane a venire. Avventurieri francesi presero possesso dell’Isola, acquistando con compensi irrisori e oggetti privi di valore le terre degli isolani. La popolazione fu ancora depredata degli elementi più giovani e forti, deportati a Tahiti. Nel 1871, il progressivo degrado e le violenze spinsero perfino i missionari a riparare a Mangareva, seguiti da buona parte della popolazione. Rimasero sull’isola solo 175 abitanti, sottoposti ad ogni tipo di angherie, violenze e stupri.

Maria Angata, allora diciottenne, era partita con coloro che si sistemarono in Mangareva. Insieme ai due figli, si era rifugiata presso la missione cattolica dopo che il primo marito, un violento che morì precocemente, le aveva rotto alcune vertebre. Rimasta vedova, si avvicinò ulteriormente alla religione e iniziò il percorso che la portò ad essere catechista fino alla sua morte. Nel 1878, con il secondo marito e i numerosi figli, tornò sull’Isola di Pasqua con il compito di preservare la fede cattolica.

Animata da una forte personalità e da una religiosità mistica divenne ben presto una profetessa per alcuni, e una traditrice per altri. Intanto le condizioni sociali erano ulteriormente peggiorate. Pur essendo annessa ai territori cileni, la rivoluzione del 1891 sul continente lasciò la popolazione priva di ogni tipo di protezione: questa volta gli invasori, nelle vesti della compagnia scozzese Willimason-Balfour, trasformarono l’intero territorio in una colonia di lavori forzati, da cui gli isolani non potevano allontanarsi nemmeno per pescare, sebbene ridotti alla fame. Agli indigeni non era concesso nemmeno di macellare il proprio bestiame o acquistare il cibo dal negozio locale. Nel luglio del 1914 la situazione degenerò in una rivolta.

Fu in questo frangente che Maria Angata e Katherine Routledge si incontrarono. Quest’ultima si era offerta di negoziare per fermare la rivolta. L’archeologa la descrive così: “Una donna fragile, dai capelli grigi ed occhi espressivi… tramite un sogno in cui Dio le comunicava che l’Isola apparteneva ai nativi, riuscì ad incoraggiare la popolazione alla rivolta”. Segni interpretati dalla Angata come il volere di Dio guidarono il popolo nella lotta fino al ritorno del governatore cileno e della partenza dei tiranni.

Maria morì l’anno successivo, e Katherine Routledge partecipò alle sue esequie prima di partire per l’Europa.

Alla Angata, figura carismatica ma controversa, fu riconosciuto l’unico merito di aver mantenuto salda la fede Cattolica sull’Isola (!).

https://moevarua.com/en/maria-angata/

Patrizia Brugnoli

PICCOLE STORIE IN BIANCO E NERO GIA’ PUBBLICATE

Piccole storie già pubblicate

image_printScarica il PDF