Con la rubrica “il mondo in città” si vogliono raccontare i fatti dalle varie regioni del nostro pianeta che sono rilevanti per noi genovesi, italiani. Sia che ci troviamo sotto la lanterna o altrove, come nel mio caso che scrivo da Bruxelles.
Alberto Spatola

Vicino Oriente

Il secolo turco

Foto di copertona Credit: c1.wallpaperflare.com

Ci sono diverse parole che sono pressoché impossibili da tradurre in turco, dalla romantica Yakamoz al ben più melanconica Hüzün.
In una scala da Hüzün, una sensazione di inadeguatezza e melanconia profonda, uno spirito decadente, a Yakamoz, lo scintillio del riflesso della luna sull’acqua alla sera, l’opposizione turca a Erdoğan in questi giorni è ben più vicina a Hüzün.

Il Presidente uscente e alla guida della Turchia dal 2003 ha vinto ancora una volta, a questo giro con lo slogan “il secolo turco”. Quale che sia l’opinione che si ha su Erdoğan, è evidente che mentre l’opposizione cercava di vincere un’elezione, lui guardava alla prossima generazione.
Per capire quindi quale Turchia ci aspetta nei prossimi anni bisogna saper andare oltre alle emozioni post elettorali e comprendere la storia di una Repubblica che quest’anno compie cent’anni.

Con quest’ultima vittoria, Erdoğan diviene senza alcun dubbio la seconda personalità più influente della storia turca: la prima è il fondatore dell Turchia moderna, Mustafa Kemal Atatürk.
Se i due si possono affiancare per influenza, in realtà politicamente sono agli opposti.

Atatürk seppe offrire al suo paese una nuova strada dopo la disastrosa I Guerra Mondiale che portò alla fine dell’impero Ottomano. Mentre le varie forze vincitrici cercavano di ridurre all’osso il territorio dello stato turco, il fondatore della Turchia ne prese le difese militarmente, ma soprattutto avviò una impressionante stagione di riforme per ammodernare la società turca: da un impero, si multiculturale ed esteso, ma decadente, a uno Stato democratico e coeso.
Così riformò l’educazione, per esempio fece adottare l’alfabeto latino e promosse i diritti delle donne che già nel 1934 acquisirono il suffragio universale. Inoltre, riformò completamente il sistema delle leggi ispirandosi al codice di famiglia svizzero, alle leggi sul commercio tedesche, il codice penale italiano e il codice civile francese. Ma impose anche una rigida cultura laicista, ponendo agli estremi margini le identità religiosi, anche quella mussulmana maggioritaria.
È soprattutto su quest’ultimo aspetto che Erdoğan non potrebbe essere più diverso.

L’attuale Presidente turco “incoraggia” tutti i dipendenti pubblici a prendere parte al sermone in moschea del Venerdì il quale, in tutta la Turchia, deve rispondere ad alcuni dettami forniti dal ministero. Tutto ciò non è solo fede messa in bella mostra, ma è la base dell’architettura della Turchia di Erdoğan. Se si dovessero scegliere due parole per definire cosa sia il potere di Erdoğan probabilmente le migliori sarebbero nazionalismo islamista.

Nel periodo d’oro del suo ventennio Erdoğan non ha riformato radicalmente lo stato come fece Atatürk, si limitò a cavalcare l’onda della crescita economica e ha costruire numerose imponenti infrastrutture, tra cui il suo Palazzo Presidenziale con oltre mille stanze.
Perciò se i suoi numerosi anni al potere, la sua capacità retorica sono quelli di un Sultano, in realtà, con le celebrazioni per un secolo di Repubblica turca che si avvicinano, il confronto con Atatürk diventa inevitabile, e così Erdoğan diventa minuscolo.

I suoi lo hanno votato soprattutto per avere stabilità e sicurezza, ma i prossimi anni sembrano essere pieni di punti interrogativi soprattutto a causa dei nodi non risolti di questi anni al potere.
La lira turca è in continua svalutazione e anche se ora Erdoğan sta nominando consiglieri economici più responsabili rispetto a prima, in questi giorni la moneta turca ha raggiunto il suo minimo storico.
La situazione in Siria è sempre più complessa e instabile per la Turchia. Se Erdoğan ha approfittato del caos per introdurre milizie nel paese confinante e bombardare i gruppi curdi, ora che potere di al-Assad si sta consolidando rischia di avere meno margine di manovra e nuovi flussi di rifugiati da gestire.
Il tutto mentre si trova chiaramente, a 69 anni e dopo numerosi mandati, sul finire del suo percorso politico.

Quando sul finire d’Ottobre si celebrerà il centenario della Repubblica Turca, Erdoğan proverà a porsi come padre della patria e iniziatore di un nuovo secolo turco.
Gli elementi sembrano però dirci che sarà più probabilmente colui che chiuderà i battenti dei 100 anni passati, senza dar vita a niente di successivo.

Cosa verrà dopo è difficile a dirsi, c’è da sperare che rispecchi più un Yakamoz invece dell’Hüzün che adombra i cuori (gönüller) dell’opposizione.

Alberto SpatolaAlberto Spatola
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Consigli di lettura e visione:

Ethos (Serie TV Netflix) [https://en.wikipedia.org/wiki/Ethos_(TV_series)]

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