Genova è la città con il valore più alto d’inflazione del resto del Paese. Per la sua inchiesta “il PONENTINO” ha intervistato  Il Presidente dell’ADOC Liguria, dott. Emanuele Guastavino; l’avv. Patrizia Monferrino, Responsabile Ligure di ADUSBEF, Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari e Finanziari e componente del Direttivo Nazionale dell’Associazione.

Di Massimo Bramante

L’inflazione viene definita come l’aumento generalizzato dei prezzi di beni e servizi che determina una corrispondente diminuzione del potere di acquisto del denaro a disposizione dei cittadini.  L’ ISTAT – come noto – presenta periodicamente un numero in grado di catturare il tasso di inflazione in essere in quel determinato momento o intervallo temporale. Il riferimento di base: l’indice dei prezzi al consumo.

        L’inflazione è una realtà economica complessa.  Riflettiamo sulle sue “cause”: può essere determinata da un eccesso di domanda o da un aumento dei costi (è il caso italiano); inoltre, può addirittura essere importata dall’estero.  Può essere temporanea, strisciante, galoppante (si parla di iper-inflazione).  Può “viaggiare in solitario” o essere accompagnata da stagnazione e recessione (si parla di stagflazione).  Può essere programmata centralmente (secondo l’Autorità monetaria centrale europea dovrebbe attestarsi intorno al 2%), oppure “sfuggire di mano” (come purtroppo sta accadendo oggigiorno), generando così sfiducia tra i cittadini e nel sistema d’impresa, incertezze sui mercati finanziari, riducendo la propensione individuale al risparmio: – 2% nell’ultimo trimestre 2022 secondo ISTAT (“perché risparmiare, se domani con lo stesso ammontare di denaro non potrò acquistare quel prodotto che oggi sono in grado di acquistare?”); nonché riducendo la propensione imprenditoriale agli investimenti (“perché investire, se domani dominerà incertezza e sottoconsumo?”).

        Genova, purtroppo, è la città con il valore più alto d’inflazione rispetto al resto del Paese:  l’aumento è del 9,8% a marzo 2023 rispetto allo stesso mese di un anno fa; con una media nazionale del 7,6% (l’indice armonizzato nel 2022 in Italia è stato dell’8,7%).  L’inflazione del c.d. “carrello della spesa” pesa poi per circa il 12,7% (+16,6% rispetto a marzo 2022 per pane e cereali, +10,9% per la carne, +11,7% per frutta e verdura, e così via).  Sono dati dell’Osservatorio Prezzi del Comune di Genova. Sotto gli occhi di tutti, inoltre, l’aumento del prezzo dei carburanti.

        Le conseguenze di una così elevata e prolungata inflazione si riverberano fortemente sulla cosiddetta “distribuzione del reddito”: l’inflazione danneggia i percettori di reddito fisso (dipendenti e pensionati) che vedono erosi salari e pensioni, danneggia (seppure in misura minore) professionisti e “partite IVA”, perché la caduta del potere reale di acquisto della moneta grava comunque su chi “consuma”; è scarsamente avvertita solo da una ristretta categoria di popolazione, i c.d. “rentiers”: coloro che vivono di rendita, i cui consumi non variano certo al variare del prezzo dei beni/servizi di prima necessità.  Se aumenta il prezzo dei pane o delle patate costoro non se ne preoccupano eccessivamente (gli economisti invitano a considerare, in proposito,  quanto evidenziato dalla “legge di Engel”). Secondo il CENSIS, la famiglia italiana sta subendo un incremento medio dei prezzi del 9,8%, quella più agiata del 6,1%.  L’inflazione crea dunque diseguaglianze.

        La Liguria – anche questo è noto – presenta un’età media della popolazione più alta rispetto alle altre regioni italiane, con quasi tre persone su 10 con oltre 65 anni e una su 10 con oltre 80 anni.  Il potere di acquisto di queste persone – è sempre l’ ISTAT a segnalarlo – è sceso nell’ultimo trimestre del 2022 di circa il 3,7%.  Se poi gli anziani desiderassero aiutare figli e nipoti, si troverebbero di fronte ad un costo dei mutui-casa pressocchè raddoppiato in un anno (dati Bankitalia).  I pensionati italiani inoltre – come ogni cittadino – sono soggetti all’imposizione fiscale:oltre il 22% sulla propria pensione, a fronte di una media europea paesi OCSE del 9,75%.

       Ulteriore problema – evidenziato opportunamente dalla dott.ssa Tiziana Tafaro, Presidente del Consiglio Nazionale Attuari – quando i nostri figli e nipoti (baby boomers) raggiungeranno il pensionamento, se Governi e sistema d’impresa non saranno stati in grado di aumentare nel frattempo il monte salari – che sarà probabilmente assai più basso dell’attuale perché meno persone saranno al lavoro oppure lavoreranno ma con retribuzioni basse (working poors). Che sarà del già oggi fragile sistema pensionistico italiano; con un’Italia (Liguria in primis) “invecchiata” e forse ancora stretta dalla morsa inflazionistica ? (AA.VV., “Tutelare il potere d’acquisto di pensionate e pensionati”, Lavoro edizioni).

        Il prof. Gustavo Ghidini, autorevolissimo giurista, aveva già segnalato nel lontano 1977 (“Per i consumatori”, Zanichelli editore) come le crisi inflazionistiche  “fanno precipitare tutta una serie di preesistenti distorsioni economiche ed istituzionali, il cui peso viene a scaricarsi, alla fine, sul momento del consumo…” – aggiungendo come fosse perciò cruciale “la valutazione della capacità economica dei consumatori, razionalizzando e chiarendo una serie di dati micro e macro economici”.

        Sono oggi soprattutto le Associazioni dei Consumatori operanti sul territorio a razionalizzare e chiarire.  Vediamo in che termini.

        Da CODACONS, ad esempio, viene fatto presente che il recente calo  delle tariffe di luce e gas ha fatto sì scendere, marzo 2023, il tasso di inflazione; ma si tratta purtroppo di un’ illusione ottica, perché tale riduzione non ha toccato significativamente il costo del “carrello della spesa”.

        Il Presidente dell’ADOC Liguria, dott. Emanuele Guastavino – intervistato dal “Ponentino”- ha testualmente dichiarato: “ L’aumento dirompente dell’inflazione ha determinato un’improvvisa, importante riduzione del potere di acquisto di salari e pensioni, il rialzo dei mutui a tasso variabile, il ricorso sempre più frequente all’indebitamento gravato da tassi di interesse passivi al limite dell’usura; fenomeno che purtroppo ha preso sempre più campo.  Un’altra conseguenza che oggi stiamo registrando è quella dei proprietari di immobili che stanno chiedendo adeguamenti ISTAT agli affittuari nell’ordine del 10%, andando così a peggiorare sensibilmente la situazione economica, già precaria, delle fasce di popolazione più deboli.  E’ chiaro che le Associazioni dei Consumatori sono vigili ed attente nel cercare di contrastare o almeno mitigare questi fenomeni, a partire dalla partita legata ai ben noti rincari delle bollette di energia che hanno la maggiore responsabilità di questa dirompente spinta inflattiva”.

        A sua volta, l’avv. Patrizia Monferrino, Responsabile Ligure di ADUSBEF, Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari e Finanziari e componente del Direttivo Nazionale dell’Associazione – anch’essa intervistata dal “Ponentino” – aggiunge: “Sempre più genovesi si rivolgono a noi preoccupati per il livello raggiunto dalle rate dei mutui a tasso variabile e di come trasformarli, rinegoziarli, in tasso fisso.  Molti temono soprattutto di non potere assolvere ai propri obblighi con banche e società finanziarie erogatrici dei prestiti.  Temono di dover vedere la propria casa (come purtroppo a Genova e in Liguria sta avvenendo sempre più spesso !) venduta all’asta a prezzi irrisori rispetto a quelli di acquisto… I cittadini genovesi pongono quotidianamente ad ADUSBEF  dubbi e quesiti sulla recente normativa utile a comporre le cosiddette crisi da sovraindebitamento: come funzionano gli organismi giuridici di composizione delle crisi d’impresa (spesso si tratta di negozianti, piccoli imprenditori, professionisti in difficoltà o persone che hanno fatto ricorso al credito al consumo, magari con la cessione del quinto del proprio stipendio), moduli da compilare, tecnicismi da chiarire, evoluzione della complessa normativa di riferimento.  L’utente/consumatore si presenta confuso, ansioso, desideroso sempre più di chiarimenti e protezione legale.  Anche questo – a mio avviso – è un portato, più o meno diretto, della preoccupante caduta del potere di acquisto di ampie fasce di popolazione genovese e ligure, nonché  delle recenti misure al rialzo dei tassi di interesse predisposte/imposte dalle Autorità monetarie europee”.

Massimo Bramante

Massimo Bramante– Laureato con pieni voti et laude in Economia e Commercio (indirizzo economico-sociale) presso Università Studi di Genova. Ha lavorato presso Istituto di credito e svolto Corsi di formazione nazionali su Economia e Sociologia del lavoro. E’ stato giornalista pubblicista nel settore economico-finanziario. Ha collaborato in qualità di “cultore della materia” e membro di commissione d’esame presso le cattedre di Economia Internazionale ed Economia dell’integrazione europea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Studi di Genova. E’ stato relatore ed ha coordinato seminari ed incontri di studio su temi di “Etica finanziaria” e “Nuove economie”

   

                                               

image_printScarica il PDF