Il rifugio

Il rifugio Pian delle Bosse sorge su un ripiano prativo a 841 metri di quota, in località Castagnabanca che è una frazione di Pietra Ligure, ma sovrastando la costa di Loano. Infatti, il confine fra i comuni di Pietra Ligure e Loano corre proprio lungo la strada che da Loano sale alla frazione di Verzi e poi Castagnabanca, lungo la quale diversi cartelli annunciano ripetute entrate in ciascuno dei due comuni. Il rifugio è stato creato dal CAI di Loano nel 1978, sulla base di un vecchio rudere diroccato. Oggi è un rifugio-albergo di solida struttura, con ristorante e camere, dotato di moderni impianti ecosostenibili per l’energia elettrica, l’acqua corrente e il gas. Nei mesi estivi è sempre aperto, mentre negli altri apre solo nei fine settimana, salvo richieste. Ol sito del rifugio è un notevole crocevia di sentieri, che collegano la costa col monte Carmo (m. 1389) o traversano a mezza costa fra il Giogo di Giustenice e il Giogo di Toirano (Terre Alte). Al rifugio si può accedere salendo in auto a Verzi e poi Castagnabanca, con strada asfaltata in discrete condizioni, mentre l’ultimo tratto sterrato ha un fondo irregolare dovuto all’azione delle acque piovane e va percorso con molta prudenza se si usa un’auto con la scocca bassa. Dal parcheggio o dalle piazzole limitrofe parte il sentiero con 2 quadrati rossi, che fa raggiungere il rifugio in meno di un’ora. Posizione e panorama senz’altro ripagano la poca fatica di salire. Lungo la saluta, una fonte con suggestiva struttura in legno ed un ponte sul torrente sono intitolati alla famiglia Martinetti, che aveva dato un notevole contributo alla costruzione e gestione del rifugio.

Il sentiero Botanico

Un sentiero botanico si sviluppa ad anello attorno al rifugio CAI di Pian delle Bosse, con facili saliscendi che stanno fra gli 800 e i 900 metri di quota. Per lo più bosco misto, ma anche un crinale panoramico. Ma c’è anche la storia di una gatta, la gatta del rifugio, bel pelo bardo tigrato grigio con riflessi beige, molto evidente nel prato verde, ma anche perfettamente mimetizzata nel foliage autunnale. Oltre ad accoglierci con grandi fusa, non ci crederete ma ci ha accompagnato passo passo per tutto l’anello, circa 3 km di sentiero con alcuni dislivelli. Con aria placida da accompagnatrice esperta, ogni tanto miagolando per ricordare la sua presenza. La gatta ha determinato la bellezza di quell’angolo di sentiero, come se non bastasse la meraviglia dei colori autunnali e la presenza contemporanea di alberi nordici e mediterranei, dai ginepri e lecci e quercie e roverelle ai faggi, betulle, abeti bianchi, incrostati di magnifici licheni! Una meraviglia che la gatta sembrava volerci mostrare come fosse una guida esperta, per farci sentire meno soli.. non c’erano altri escursionisti e le nuvole basse creavano la misteriosa pace di una tipica giornata autunnale. Ogni tanto c’è davvero bisogno di fare silenzio e abbandonarsi all’ascolto del racconto della natura. Quando abbiamo lasciato il rifugio per tornare a valle, l’intelligente gatta non ci ha più seguito, ma è tornata sulla stessa panca dove l’avevamo trovata, a fare da sfinge-custode che accoglie gli escursionisti. Ed io mi sono sentito grato per questa giornata.

Enrico Appiani
Ingegnere in pensione e musicista, direttore del coro Monti Liguri, pratica il ciclismo e l’escursionismo, anche per valorizzare i pregi del territorio. Abita a Pegli ed è appassionato alla storia ed epopea tabarchina.
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