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Con la rubrica “il mondo in città” si vogliono raccontare i fatti dalle varie regioni del nostro pianeta che sono rilevanti per noi genovesi, italiani. Sia che ci troviamo sotto la lanterna o altrove, come nel mio caso che scrivo da Bruxelles.
Alberto Spatola

Asia Orientale

I due prossimi Dalai Lama

Il Dalai Lama che tutti conosciamo non è che il 14esimo di una lunga serie. Almeno che qualcuno ricordi il 13esimo che conservò il titolo fino al 1933, il Dalai Lama attuale è colui che tutti conoscono. Ma prima a poi si reincarnerà, come è credenza nel buddismo tibetano.
Già solo per questo il percorso verso il prossimo Dalai Lama è assai interessante, ma lo è ancor di più perché di Dalai Lama ce ne saranno due: uno scelto dal Dalai Lama attuale, e l’altro dal Partito Comunista Cinese.

La cosa più importante per iniziare a comprendere la Cina è una linea: la linea Heihe-Tengchong, o la linea di Hu, dal nome del geografo che la ideò. La linea taglia diagonalmente il territorio cinese in circa ⅖ nell’estremo est e i restanti ⅗, ma la vera differenza è demografica, nella parte est vivono oltre il 90% dei cinesi, nella più ampia area a ovest della linea vive meno del 10% della popolazione.
Il Tibet, dove il buddismo tibetano, appunto, ha origine, è completamente al di là della linea Hu; un territorio distante su cui il potere cinese ha avuto difficoltà a mettere mano. Il Tibet, per la maggior parte dei cinesi, è lontano, montagnoso (ha tra i monti più alti al mondo) e una cultura unica.
Negli ultimi anni il Partito Comunista Cinese ha aumentato il suo controllo sulla regione tramite la sorveglianza (telecamere, riconoscimento facciale, ecc.), e l’alta velocità che arriva fino alla capitale tibetana di Lhasa che si trova a 4200 metri sul livello del mare (più o meno come il Monte Rosa).
Ma ciò non basta la Repubblica Popolare Cinese vuole controllare le religioni e soprattutto sceglierne i leader.

Il fatto che il Partito Comunista Cinese sia un’organizzazione atea, non vuol dire che ci sia separazione tra Stato e “chiese”. Lo sa bene anche il Vaticano che da tempo prova a garantire autonomia al cattolicesimo in Cina facendo si che, come nel resto del mondo, i vescovi vengano scelti dal Papa, e non dai governanti di turno. Invece in Cina il Partito Comunista nomina i vescovi in Cina, e solo recentemente il Vaticano è consultato in qualche vaga forma.
Ma le tensioni tra il Dalai Lama, il buddismo tibetano e il governo cinese sono ancora più forti. Il Dalai Lama governa gli affari spirituali, e non solo, del Tibet dal suo esilio in India, e dalla Cina è considerato un leader indipendentista.
Ostracizzato e osteggiato, ora il Dalai Lama sembra non essere nemmeno in grado di indicare il suo proprio successore: la sua reincarnazione. Qualcuno, o qualcuna, a cui passare le attenzioni e la voglia di controllo del Partito Comunista Cinese. Per questo il prossimo Dalai Lama, scelto dall’attuale, verrà dalla Mongolia, per sfuggire, almeno in parte, al controllo cinese.
Il buddismo tibetano, anche se ha origini in Tibet è in realtà praticato in piccole comunità in varie parti dell’Asia e del mondo.

La Cina non ci sta, e i funzionari comunisti dichiarano che il Dalai Lama attuale non ha alcun diritto di scegliersi la sua successione. La Repubblica Popolare vuole che si torni al metodo dell’“urna dorata”, una sorta di estrazione, come fu, grossomodo nell’800 per l’ottavo, nono e decimo Dalai Lama.
Così da tempo la Cina ha nominato, attraverso l’“urna dorata”, un successore per poter avere ancor più controllo anche di una delle province più ribelli.

Prima del 1959 il Dalai Lama non era soltanto un leader spirituale, ma aveva una forte influenza anche politica in Tibet. Come le cose evolveranno in questo nuovo secolo, ormai ben avanzato, sarà questione che si giocherà in un ballo a tre, tra due Dalai Lama e il Partito Comunista Cinese.
Come si chiuderanno queste danze dirà molto di come uno dei paesi più influenti tratteggerà le sue relazioni con le religioni sul suo territorio.
Perciò vale la pena osservare i prossimi Dalai Lama.

Alberto SpatolaAlberto Spatola
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