Piccole storie in bianco e nero
Ognuno di noi ha un cassetto, una vecchia scatola piena di foto in bianco e nero di persone, forse parenti, di cui oramai si è persa memoria. Guardarle una ad una, cercare di ricostruire un ricordo, risalire ad un nome, ad un’epoca, sembra un’impresa dovuta, un piccolo riconoscimento ad una vita compiuta. Anche la rete è diventata un immenso vecchio ripostiglio di volti a cui tuttavia è possibile restituire una memoria grazie alle tracce che vengono conservate negli archivi e nelle infinite interazioni che ora sono possibili. Questa rubrica è il frutto del tentativo di riportare alla luce queste memorie
Patrizia Brugnoli


Maria Nikolajevna Tereskpowa O’Rurke,
meglio conosciuta come Maria Tarnowska
(1877 –1949)

Venezia, 4 marzo 1910. Una donna di origini ucraine venne condotta da un carabiniere fino alla sede del processo come imputata per la morte del ricco compagno. Elegante, velata, i giornalisti e i disegnatori si accalcavano sul percorso, chi per scattare fotografie, chi per disegnarne la figura, altri semplicemente per cercare di vederne il volto.

La scorta militare della donna veniva cambiata giornalmente fino alla fine del processo per evitare che la donna potesse sedurre uno dei militari e riuscire a sfuggire al suo destino. Maria Tarnowska  aveva allora 33 anni ed era la compagna del conte Pavel Kamarovski. Questi, ferito a morte nel 1908 presso il suo palazzo veneziano dal giovane Nikolaj Naumov, aveva accusato sul letto di morte la fidanzata Maria di averlo tradito con il suo suo feritore. Sebbene la contessa fosse al momento a Kiev, venne arrestata non appena giunta a Venezia in visita al compagno morente. L’accusa sosteneva che avesse  sedotto il giovane Naumov inducendolo al ferimento del conte Kamarovski che nel frattempo era morto in seguito alla ferita riportata. L’attentato era stato organizzato dall’avvocato Donat Prilukov, vecchio amante di Maria, un faccendiere privo di scrupoli.

Il processo occupò a lungo le prime pagine dei giornali e divenne molto famoso tra i lettori che ne seguirono attentamente lo sviluppo. La donna veniva descritta come una pericolosa criminale, dedita al vizio e soprattutto alla lussuria, che avrebbe rovinato numerosi uomini, alcuni dei quali suicidatisi perché traditi o nell’impossibilità di averla. Nel 1912 si arrivò alla sentenza che vide la Tarnowska riconosciuta colpevole di aver ordito l’attentato allo scopo di ricavarne il premio assicurativo. Fu condannata a 8 anni e quattro mesi di reclusione, che scontò a Trani. Il giovane Nikolaj Naumov, l’esecutore materiale del delitto, fu condannato a meno di 3 anni perché riconosciuto succube della donna. Donat Prilukov fu condannato alla pena di 10 anni di detenzione.

Se cercate in rete Maria Tarnowska, la prima definizione che ne dà un famoso motore di ricerca è “delinquente”. Invece, più sobrio, Il Gazzettino indica nel titolo di un articolo a lei dedicato “insaziabile e vorace” e riporta la definizione di una edizione del giornale Le Matin dell’epoca: “La femmina-Vampiro” e “Circe”.

In un’epoca dominata dai pregiudizi maschilisti fu una sentenza inevitabile e, sulla condanna, pesò il numero degli uomini che fino ad allora si erano invaghiti di lei, soprattutto di quelli che furono uccisi o si suicidarono a causa di quelle relazioni.

Una donna, la scrittrice Annie Vivanti, che andò a trovarla in carcere, ne racconterà le vicende in un libro pubblicato nel 1922, restituendo alla “vampira” un volto umano ed una vita rocambolesca. Ma questa è un’altra storia.

Finito che ebbe di scontare la sua pena, Maria si rifugiò prima a Parigi e poi in Argentina dove conobbe e sposò un possidente francese, Alfred de Villemer. Morì nel 1949, in povertà, nella sua casa di Santa Fe’ e la salma fu traslata nella cappella di famiglia a Kiev.

Nonostante il progetto comune di Visconti ed Antonioni di girare un film sulla storia del processo, l’opera non fu mai realizzata.

Al piano terra di palazzo Maurogonato, oggi Hotel Ala, dove è stato compiuto l’omicidio del conte Kamarovski, è stato aperto il bar-museo “Tarnowska’s American Bar”.

RIFERIMENTI

https://www.vanillamagazine.it/il-caso-tarnowska-omicidio-e-passione-a-venezia-nel-1907/

https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Tarnowska

https://www.ilgazzettino.it/nordest/venezia/maria_tarnowska_contessa_russa_venezia-6122471.html

Annie Vivanti, “Circe”; Riccardo Quintieri ed., 1922.

Hans Habe, “Maria Tarnowska”; Sperling & Kupfer, 1982

Roma Bognolo, “La cattiva Maria”; Ed. Tracce, 2001

Claudio Dell’Orso, “Nero Veneziano”; Elzeviro, 2005

Patrizia Brugnoli

PICCOLE STORIE IN BIANCO E NERO GIA’ PUBBLICATE

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