Vivian Lamarque “L’amore da vecchia” Ed. Mondadori

E allora diciamola una volta per tutte questa parola nelle sue varie declinazioni e derivazioni:

VECCHIO /A,

Vecchino/a; Vecchietto/a, Vecchierello/o, Vecchiotto/a, Vecchione/a. Vecchiaccio/a

Vecchiaia, Vecchiume, Vecchiezza (bellissimo!)

Forse che a non dirla, questa parola, e a sostituirla con il termine burocratico ANZIANITÅ si ringiovanisce? Roberto Vecchioni diventerebbe ANZIANONI! Non so se gli piacerebbe.

È morto di ANZIANITÀ, certo non lo mandavano mai in pensione! Un anzianotto è così diverso da un vecchiotto? E che dite di anzianella, anzianaccio,?

E il senechiano De senectute ovvero Sull’anzianità? Sembra un rapporto dell’INPS. Insomma provate e divertitevi.

Il giovanilismo ad ogni costo è patetico e ridicolo; ma perché dovremmo buttar via le rughe ed altri segni del tempo, che testimoniano le battaglie sostenute negli anni, e soprattutto perché ignorare tutte le esperienze che, nel bene o nel male, ci hanno reso quel che siamo. Io sono una VECCHIA, fra poco, ad inizio d’anno, compirò 75 anni e allora? Che male c’è a dirlo? Se c’è la salute, come si dice, se non ti capitano disgrazie (ma quelle arrivano a tutte le età) e se si ha voglia di sapere, di imparare, di affrontare cose nuove e se si ha voglia di comunicarle, la vecchiaia è una bellissima parte della vita di cui dobbiamo godere. Certo le differenze fra età diverse ci sono, questo è il bello, il vecchio le ha vissute e sono parte del suo io attuale. Fine del pistolotto!

E allora, viva questo bel titolo, L’amore da vecchia:  amore in varie accezioni, sì perché si può, eccome! Questo libro è leggerezza, malinconia un po’ ironica, consapevolezza del tempo che tanto ti ha dato, e che ancora, è capace di doni tardivi, ma dolci. Insomma una bella conversazione poetica, senza retorica né sdolcinature, riflessioni illuminate dalla bella, vivida, luce del tramonto

FILO DA RICAMO

Finito, già finito

l’incantato tempo

dei rami in fiore?

Come quando

sul più bello del ricamo

finisce il filo da ricamo?

È COSA EQUA NEI CIMITERI

È cosa equa nei cimiteri

togliere l’acqua ai fiori finti

e darla ai fiori veri.

L’acqua piovana ne colma

tutti i vasi fino all’orlo. Bevono

assetati fino all’ultima goccia, come

con la cannuccia, i fiori veri.

Non hanno sete invece i fiori finti.

Per questo è cosa equa sottrarla

a loro, ripartirla. Questo volentieri lei fa

per ore tra i quieti viali dei cimiteri

toglie ai fiori finti e versa ai fiori veri.

(Oh su una tomba

una spina ha fatto una rosa!

Viene dall’Ade, è –

meravigliosa)

QUANDO DAL SONNO

Quando dal sonno svegliandomi

le lancette dell’orologio guardo

che fu tuo, si confonderà forse la Notte?

Crederà sia tu quest’assonnata che guarda

l’ora nel tuo quadrante, da dentro

la tua bianca camicia?

Crederà che sia tu, questa io?

Grazia Tanzi

(Informazioni sull’autore)

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