Piccole storie in bianco e nero
Ognuno di noi ha un cassetto, una vecchia scatola piena di foto in bianco e nero di persone, forse parenti, di cui oramai si è persa memoria. Guardarle una ad una, cercare di ricostruire un ricordo, risalire ad un nome, ad un’epoca, sembra un’impresa dovuta, un piccolo riconoscimento ad una vita compiuta. Anche la rete è diventata un immenso vecchio ripostiglio di volti a cui tuttavia è possibile restituire una memoria grazie alle tracce che vengono conservate negli archivi e nelle infinite interazioni che ora sono possibili. Questa rubrica è il frutto del tentativo di riportare alla luce queste memorie
Patrizia Brugnoli


Elena Croce (1915 – 1994)

Scrivere di Elena Croce rappresenta una sfida. Se ci si limita alle brevi biografie e ai trafiletti, scompare una personalità di rilievo, una produzione poliedrica che va dalla letteratura alla politica, all’impegno ambientalista che invece risaltano dalla rilettura dalle sue opere e delle biografie più accurate. Da qualche anno è inoltre in atto una rivalutazione critica dell’importanza della sua figura, ma ancora di più, della complessità del suo pensiero.

Elena Croce nacque a Napoli e vi restò fino al 1937 quando sposò Raimondo Craveri, trasferendosi a Torino. La sua provenienza familiare era alquanto impegnativa, dato che era la figlia maggiore di Benedetto Croce. Elena ebbe col padre un rapporto di grande ammirazione ed affetto, che non le impedì di manifestare il suo dissenso, di iscriversi al Partito d’Azione e di aprire la propria casa ad ogni tipo di personalità letteraria e politica. (fu definita “l’ultima levatrice di intellettuali”). Poca enfasi viene data alle sue opere e al suo pensiero, prediligendo le sue iniziative editoriali e di impegno ambientale come definizione della sua esistenza.

Il periodo dell’infanzia e il rapporto con il padre sono narrati in una serie di auto-biografie che testimoniano il carattere e il pensiero di Benedetto Croce, ma anche la squisita autonomia di pensiero della figlia insieme alla sua originale capacità critica. Nelle opere di Elena Croce si avverte infatti l’esigenza della testimonianza ma allo stesso tempo la necessità di tenere riservate le sue vicende personali: una operazione non certo facile, anche perché inserite in un contesto storico e politico in cui il filosofo ebbe una certa rilevanza.

Anche il rapporto con Napoli, sua città natale, suscita riflessioni contrastanti ed è all’origine del suo sentimento di “emigrata” nostalgica che la porterà ad elaborare un interesse verso la difesa dell’ambiente, naturale e culturale, del territorio. Non fu nemmeno miope verso la sua appartenenza ad una classe sociale privilegiata, consapevole che ciò potesse indurla ad una valutazione errata della realtà.

Oltre ai due libri Ricordi famigliari e L’infanzia dorata, condivise con il marito la direzione della rivista Lo Spettatore Italiano, direzione che portò avanti da sola anche dopo la morte di lui. Fu una grande lettrice e instancabile nella sua produzione di recensioni letterarie. Viene ricordata come la salvatrice de “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa. Fu lei a suggerirlo a Bassani per la pubblicazione da parte di Feltrinelli (1958), dopo che era stato rifiutato da Mondadori e da Einaudi.

Fu verso la fine degli anni Cinquanta che Elena Croce concentrò il suo interesse ambientale e fondò, con la sorella e il cognato, Italia Nostra. Portò avanti grandi e storiche lotte contro l’abusivismo, e campagne per il salvataggio delle coste e dei Parchi Nazionali. Denunciò l’eccesso delle attività turistiche a scapito del benessere degli abitanti dei centri storici, che di fatto venivano relegati nelle periferie quando non fossero stati sufficientemente abbienti. Fu sensibile anche al danno alla salute che ciò comportava per chi dovesse vivere in prossimità di industrie interessate solo al profitto.

Una donna che si rischia di definire solo con la parentela, quando non fu solo una figlia.

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