Di Enrico Appiani

È uno dei due ponti che fra il tardo ‘700 e l’inizio dell’800 consentirono di tagliare fuori due tratti di acquedotto storico che si addentravano troppo nelle rispettive valli, divenendo poco manutenibili a causa delle frane e cedimenti del terreno. I ponti sifoni ospitano condotte forzate in percorsi ad avvallamento, dove l’acqua aumenta velocità e pressione scendendo, così da poter risalire sul lato opposto, naturalmente con meno dislivello rispetto alla quota minima sul lato della risalita. Il sifone, per quanto ingegneristicamente avanzato e complesso da costruire, faceva risparmiare lavoro e materiali rispetto ad un ponte canale molto alto. Notare che si volevano realizzare in marmo i tratti di condotta forzata, mentre poi venne scelta la ghisa, più leggera e affidabile contro le perdite.

Il ponte sifone è aperto normalmente solo nei giorni festivi e prefestivi. Non è immediato trovare la casetta di ingresso, divenuta anche un “museo del ponte”, in una traversa di via San Felice. L’apertura avviene di norma il 2o sabato di ogni mese, ma possono esservi aperture straordinarie nei giorni festivi o semifestivi. Attenzione il fondo non ha gradini e utilizza i famigerati mattoni in costa, usanza portata dai Piemontesi che in Liguria funziona male. I mattoni trattengono umidità e fioriscono di muschi e licheni, divenendo molto scivolosi.

Enrico Appiani
Ingegnere in pensione e musicista, direttore del coro Monti Liguri, pratica il ciclismo e l’escursionismo, anche per valorizzare i pregi del territorio. Abita a Pegli ed è appassionato alla storia ed epopea tabarchina.
VEDI TUTTI GLI ARTICOLI DI ANDAR PER BORGHI E SENTIERI

image_printScarica il PDF