Alberto Vigevani “La breve passeggiata”  Ed. Sellerio

Si dice che la scrittura sia stata un dono degli dei, ma ormai, dopo cinquemila anni, e tanti tentativi di tracciarla su vari supporti e con diversi segni, tutti o quasi, godiamo di quel dono. L’uso che ne facciamo ora non merita, qui, menzione. La grazia divina è, semmai, l’arte di raccontare: la sublime abilità di far scaturire, da quei segni, mondi variopinti e incantati; di evocare il passato con le sue ombre e luci; di inventare il futuro con le sue speranze e i suoi terrori; di disegnare mappe per avventurarsi in territori sconosciuti o di tornare in quelli abbandonati; di popolare case e strade di esseri incorporei ma, come noi, capaci di soffrire e gioire. Questo lo fanno i beniamini degli dei, i grandi scrittori; o forse gli dei non hanno nessun merito, e i grandi scrittori fanno tutto da soli con fatica e dedizione. Fra i grandi, particolare ammirazione destano coloro che per fare tutto ciò si servono di un numero limitato di parole, puntuali e preziose. Alberto Vigevani è uno di questi: una sessantina di pagine dalle quali scaturisce, – dal semplice gesto di aprire un vecchio baule polveroso – un mondo di ricordi, personali, ma sullo sfondo vivido e amaro di un’epoca che fu dolorosa per molti, gli anni che vanno dall’emanazione delle leggi razziali all’occupazione nazista. Due ragazzi giovanissimi, sposati precocemente per poter emigrare in lidi sicuri. Un viaggio di nozze, in compagnia dell’ingombrante baule che apre il racconto; un lungo indugiare, per la riluttanza alla partenza. E il centro del racconto, la storia degli zii che hanno donato agli sposi l’imponente baule; una storia d’amore tragica, ricostruita, perché priva di testimoni, nella sua fatale parte estrema, con commossa partecipazione, ma sommessamente, perché il dolore, come l’amore ha un suo pudore. Non dirò nulla sul titolo, che è fondamentale, per lasciare al possibile lettore la scoperta.

Grazia Tanzi

(Informazioni sull’autore)

image_printScarica il PDF