Di Antonello Rivano
Ritorno sul tema dell’indifferenza perché quando ci sono momenti storici come quelli che stiamo attraversando non ci si può trincerare dietro la neutralità. Vale a livello globale, nazionale e, ancor di più, a livello locale.
Non ci possono essere mezze misure quando in ballo c’è il futuro del territorio.
O si è d’accordo con le decisioni calate dall’alto, come al solito senza interpellare chi nel territorio vive, oppure no.
Non ci possono essere mezze misure, “non so”, “non mi interessa”, perché insieme al futuro del territorio c’è anche quello nostro e dei nostri figli.
Se si è “consapevolmente” contrari al fatto che ancora una volta ci ruberanno il mare, mineranno la nostra salute, svaluteranno le nostre case, metteranno a rischio la qualità della nostra vita, allora non possiamo non gridare forte che “così non va”!
E nel “non essere indifferenti” non c’è spazio per i colori partitici, il territorio non è né della destra né della sinistra, il territorio è di chi ci abita , anzi, a dirla con un luogo comune: il territorio non è nostro ma lo abbiamo in prestito dai nostri figli.
Se invece pensiamo che tutto questo sia giusto, che dobbiamo accettare le nuove servitù prospettateci, allora si deve avere il coraggio di dichiararlo, sia da uomo della strada che da politico che ancora potrebbe fare qualcosa per tutelare coloro che lo hanno votato.
I politici votati dal territorio, che hanno ruoli di responsabilità, abbiano l’onestà di dire che tutte le belle parole, ma anche le azioni messe in atto in passato, nei riguardi del benessere del territorio, non valgono più nulla, sono carta straccia perchè incompatibili con i loro ruoli ed i loro pensieri attuali.

O ancor meglio si abbia il pudore di affermare che non c’è la voglia di contrastare piani che con lo sviluppo del nostro territorio non hanno nulla a che fare perché solo a benefico degli interessi economici di pochi che abitano da tutt’altra parte. E non si dica che chi è al potere, o vicino a esso, a volte non ha possibilità di scelta. Tutti abbiamo la possibilità di scegliere anche se questo potrebbe volere dire scelte coraggiose ed in controtendenza rispetto agli interessi economici di lobby che niente hanno a che fare con Genova ed il suo territorio.
Perché, ancor più di altri, chi avrebbe la possibilità di spostare le pedine in favore del Ponente, non può restare ne accondiscendente ne indifferente. Chi ha la possibilità, con una scelta politica coraggiosa, di contrastare chi si arroga il potere di imporre scelte deleterie per il territorio, ha ancor di più il dovere di dire con chiarezza, una volta per tutte, da che parte sta, senza ambiguità, senza mezze parole, senza tentennamenti, senza scuse, senza paura, senza interessi che non siano altri che il futuro di quel territorio che dice di rappresentare. Questa è la la richiesta del territorio e della sua popolazione, fare tutto ciò che è nelle loro possibilità perché questa ingiustizia sociale e territoriale sia fermata. Sarebbe molto bello vederli accanto a chi scenderà in piazza sabato 30 settembre. Non davanti, e neppure dietro, ma a fianco. Cittadini e istituzioni senza fasce ne bandiere. Tutti insieme, per un unico scopo che non può avere né un colore politico né essere ostaggio di interessi personali, da qualunque parte questi provengano.


Non possiamo restare indifferenti, e vale per tutti, anziani e giovani, ricchi e poveri, primi e ultimi. Non c’è più tempo, bisogna scegliere da che parte stare, scientemente, onestamente, coraggiosamente. Occorre fare una scelta: integrità del territorio, salute personale e pubblica, qualità della vita, ambiente, tutela del patrimonio immobiliare, contro nuove servitù che, cosi come le vecchie, nessun evidente beneficio porterebbero al Ponente.
In un paese democratico, come l’Italia dovrebbe ancora essere, non è pensabile che le decisioni arrivino calate dall’alto, senza mai prima ascoltare la gente. Questo invece accade oggi nella “nostra Liguria”, dove le istituzioni si sono sempre sottratte al confronto pubblico, asserragliate nei loro fortini e, a suon di voti di una maggioranza sempre più acritica, hanno affossato ogni richiesta di ripensamento.


Cosa resta allora alla gente per essere ascoltata se non la piazza? Cosa resta per dire “non sono d’accordo” se non la partecipazione?
Allora, non restate indifferenti. “Odio gli indifferenti” scriveva Gramsci. Restare indifferenti ora significa essere complici di ogni scelleratezza fatta ai danni del nostro territorio ieri, oggi e domani.

Antonello Rivano – Caporedattore il PONENTINO
(Vedi informazioni sull’autore)

image_printScarica il PDF