Christoph Martin Wieland “Jinnistan” Ed. Mimesis

Jinnistan è il regno fiabesco dei Jinn, creature ardenti, che Allah volle costituiti di puro fuoco, senza fumo, a differenza degli angeli, che sono fatti di luce, e degli uomini impastati con la terra. Non sono divini, si muovono fra gli esseri umani condividendone la condizione di mortali ed interferendo talvolta, non sempre benevolmente, nelle loro vicende.

Queste creature ignee, a metà fra la materia e lo spirito, migrando dal lontano misterioso Oriente, hanno viaggiato a lungo, hanno attraversato epoche diverse, continenti e fedi religiose, approdando a numerose narrazioni dove il fantastico è sovrano: leggende, fiabe popolari, miti, racconti odeporici. Hanno sostato presso le corti del re Salomone e della Regina di Saba, fornendo un’identificazione che presso quella del re Sole, porterà alla nascita e alla moda di un nuovo e fortunato genere letterario, quello delle fiabe di geni e di fate, che troveranno illustri interpreti quali la baronessa Marie-Catherine d’Aulnoy e Charles Perrault.

Nate come puro intrattenimento queste narrazioni fiabesche diventeranno ben presto un mezzo per condannare storture sociali e violenze. Per esempio la baronessa se ne servirà per stigmatizzare i matrimoni combinati che tanta infelicità portavano alle donne. Le fiabe saranno lette ad alta voce fra piccoli gruppi di persone colte, borghesi e nobili; il messaggio di denuncia sociale in esse contenuto favorirà lo sviluppo dello spirito critico, in una sorta di ”castigat delectando mores”.

I racconti di geni e fiabe dalla corte francese passeranno a quelle tedesche, dove essendo il francese lingua corrente, verranno lette probabilmente nell’originale; la successiva traduzione le renderà fruibili oltre le ristrette cerchie elitarie e il genere fiabesco acquisterà rapidamente grande popolarità. Verrà imitato da scrittori tedeschi che lo useranno per la diffusione di idee di rinnovamento politico e sociale, e per l’elaborazione utopica, in senso positivo, di un buon governo capeggiato da un principe illuminato.

Gli autori tedeschi, non trovando in patria questo modello ideale di principe saggio e capace si rivolgeranno all’Oriente; la pubblicazione in tedesco delle “Mille e una notte” favorirà il gusto per l’esotico, il mistero, la sensualità e l’erotismo provenienti dalle lontane terre orientali; ma non mancherà l’apprezzamento delle virtù dei saggi principi spesso protagonisti di quelle storie.

Lo studioso Christoph Martin Wieland, (1733- 1813), cui assieme ad altri autori si deve la presente raccolta, contrariamente alla concezione dei fratelli Grimm, a lui posteriori, considerava le fiabe popolari delle nonne troppo semplici, troppo scopertamente pedagogiche, e non adatte ai lettori delle classi colte. Attingendo quindi a vari modelli scriverà dodici delle diciannove novelle presenti nella raccolta.

L’Oriente reinventato da Wieland è, infatti, un prodotto artificiale che si avvale di fonti diverse, non soltanto de Le mille e una notte , ma anche delle fiabe orientaleggianti della tradizione francese, dell’opera viennese ispirata a stili e modelli turchi e ottomani, delle opere di Shakespeare, della chanson de geste , fondendo stilemi del romanzo cavalleresco con elementi della mitologia classica e nordica”.

[…] Ciò che a nostro giudizio rende veramente unica questa raccolta è il sotteso messaggio di denuncia, rivelato tramite i dettagli, come le scelte dei nomi di alcuni personaggi o le incursioni della voce dell’autore che, squarciando improvvisamente il velo dell’illusione, commenta le azioni in modo sagace e rivelatore. […] l’elemento fantastico ed esotico verrà usato da Wieland per “camuffare” idee, contenuti, vicende e avvenimenti dell’epoca, proponendo un feroce travestimento satirico di elementi storici.

[…] All’intrattenimento galante della lettura ad alta voce era sotteso pertanto anche il piacere del riconoscimento di fatti, personaggi, vicende ed eventi storici noti all’epoca, che per noi lettori del XXI secolo risultano ormai quasi del tutto irriconoscibili sotto il travestimento allegorico e fantastico. (dall’Introduzione di Renata Gambino).

A noi resta il piacere di gustare in tutta lo loro bellezza queste splendide storie, e non è poco.

Grazia Tanzi

(Informazioni sull’autore)

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