Piccole storie in bianco e nero
Ognuno di noi ha un cassetto, una vecchia scatola piena di foto in bianco e nero di persone, forse parenti, di cui oramai si è persa memoria. Guardarle una ad una, cercare di ricostruire un ricordo, risalire ad un nome, ad un’epoca, sembra un’impresa dovuta, un piccolo riconoscimento ad una vita compiuta. Anche la rete è diventata un immenso vecchio ripostiglio di volti a cui tuttavia è possibile restituire una memoria grazie alle tracce che vengono conservate negli archivi e nelle infinite interazioni che ora sono possibili. Questa rubrica è il frutto del tentativo di riportare alla luce queste memorie
Patrizia Brugnoli


14. Il Bauhaus delle ragazze

Lo scorso mese di maggio sul “Ponentino” sono comparsi tre interessanti interventi che hanno analizzato la storia delle righe e il loro significato culturale nel tempo.

Storia delle righe e dei tessuti – il PONENTINO

Tra gli esempi più noti, la produzione tessile che ha fatto delle righe un’arte è stata quella delle donne del Bauhaus. Il Bauhaus è stato un movimento culturale ed artistico che ha avuto la sua esplosione in Germania nel periodo della Repubblica di Weimar. Fu una di quelle avanguardie citate nel testo di Grazia Tanzi e proprio di una esplosione si trattò perché, in pochi anni dal luminoso esordio, il movimento e la scuola furono costretti a chiudere i battenti nel 1933 a causa dei violenti attacchi dei nazifascisti. Gli ideali di uguaglianza e lo scopo innovativo del pensiero del Bauhaus erano ritenuti contrari al nazismo e l’arte moderna in genere veniva considerata corrotta e degenerata.

La diaspora dei talenti che la costituivano e frequentavano, contribuì ad un nuovo modo di intendere la cultura e le sue connessioni sociali, le arti e il manifatturiero, in una parola fu la nascita di quello che ora chiamiamo Design.

I nomi più famosi che si incontrano sfogliando i testi che parlano del Bauhaus sono conosciuti: Walter Gropius, Paul Klee, Piet Mondrian, Vassilij Kandisky. Nessuna donna?

Le donne nel Bauhaus c’erano, eccome! Le iscritte, sempre più numerose degli uomini, furono circa 500. Ci sono le testimonianze, le fotografie e le opere che lo attestano. La più famosa è quella che ritrae alcune di loro mentre salgono e scendono le scale della scuola: eccole lì, le ragazze Bauhaus, con i loro capelli a caschetto e i loro pantaloni. Ma allora perché nessuna di loro è famosa? Se la domanda è lecita, la risposta è quasi banale: erano famose ma in ambiti ristretti, confinate in aree creative ritenute più adatte al loro genere, tessitura e ceramica: ed eccoci tornati alle righe da cui siamo partiti.

Alla chiusura del Bauhaus da parte dei nazisti seguirono tragici eventi: sei delle donne del Bauhaus furono internate ed assassinate nei campi di sterminio. Una rimase vittima di un bombardamento. Solo poche tra loro riuscirono a fuggire in esilio, tra queste Gunta Stolzl, che in quanto di origine ebraiche non avrebbe avuto scampo.

Gunta Stölzl (1897 –1983)

Gunta entrò nella scuola del Bauhaus con una buona preparazione precedente e in pochi anni divenne chiaro che dal suo arrivo l’intero settore della tessitura sarebbe divenuto il più economicamente attrattivo. La scuola ricavò da questo settore una buona parte dei proventi necessari alle varie attività. Nel 1927 divenne la responsabile creativa e tecnica dell’intero settore, con il sostegno di altre compagne, la più famosa delle quali è Anni Albers. Lo sviluppo tessile venne rivoluzionato da nuove tecniche e nuovi disegni divenendo di fatto una attività in transizione industriale. Gunta incoraggiava la sperimentazione e l’uso di materiali non convenzionali. Nonostante i brillanti risultati fu costretta a dare le dimissioni e a lasciare la Bauhaus. Si riparò in Svizzera dove, tra insuccessi e difficoltà, riuscì al fine ad aprire una attività in proprio. Nel frattempo, raggiunta la notorietà, le sue opere furono richieste da molti musei internazionali. Morì a Zurigo nel 1983.

Anni Albers (pseudonimo di Annelise Else Frieda Fleischmann). 1899 –1994

Anni Albers divenne la responsabile del settore tessile nel 1931, quando Gunta Stolzl fu costretta a riparare in Svizzera per le persecuzioni raziali. Fu un passaggio che garantì, fino alla chiusura del Bauhaus, la continuità di stile e di qualità dell’insegnamento e della produzione. Alla chiusura del Bauhaus, con il marito Josef Albers, si stabilirono negli Stati Uniti dove insegnarono all’Università della Carolina e a Yale. Anni lavorò ancora per Gropius, che insegnava ad Harvard. Le opere di Anni sono esposte al MOMA di New York.

Patrizia Brugnoli

PICCOLE STORIE IN BIANCO E NERO GIA’ PUBBLICATE

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