Piccole storie in bianco e nero
Ognuno di noi ha un cassetto, una vecchia scatola piena di foto in bianco e nero di persone, forse parenti, di cui oramai si è persa memoria. Guardarle una ad una, cercare di ricostruire un ricordo, risalire ad un nome, ad un’epoca, sembra un’impresa dovuta, un piccolo riconoscimento ad una vita compiuta. Anche la rete è diventata un immenso vecchio ripostiglio di volti a cui tuttavia è possibile restituire una memoria grazie alle tracce che vengono conservate negli archivi e nelle infinite interazioni che ora sono possibili. Questa rubrica è il frutto del tentativo di riportare alla luce queste memorie
Patrizia Brugnoli


13. Gertrude Stanton Käsebier
(Iowa 1852 –New York 1934)

Figlia di un imprenditore del legno, nacque nello Iowa ma alla morte del padre si trasferì a New York. Nel 1874, sposò Eduard Käsebier, un benestante uomo d’affari di origini aristocratiche tedesche. Nonostante il matrimonio non si rivelasse felice, Käsebier finanziò gli studi artistici della moglie che nel 1889 iniziò a frequentare a tempo pieno e con profitto il Pratt Institute of Art and Design, dove si appassionò alla fotografia.

Fondamentale fu la successiva esperienza europea in cui oltre a sviluppare una notevole arte ritrattistica e paesaggistica, imparò anche la tecnica dello sviluppo delle lastre fotografiche. Ma fu solo quando, tornata a Brooklyn per accudire il marito, si trovò in ristrettezze economiche, che decise di diventare una fotografa professionista. Durante il suo apprendistato produsse circa 150 ritratti di personaggi mondani della Brooklyn del tempo, nello stile tradizionale, in studi arredati da oggetti di scena convenzionali.

Dall’inverno 1897 aprì una sua attività a Manhattan, dove riuscì a dar vita ad una nuova forma d’arte fotografica, maggiormente minimalista, basata essenzialmente sui chiaroscuri del soggetto fotografato. L’attività era rivolta all’alta società di New York, da cui fu subito molto ricercata.

L’anno seguente si dedicò, senza scopo commerciale, ai ritratti dei nativi americani che viaggiavano con lo spettacolo di Bufalo Bill. Tale collezione rappresenta attualmente una delle parti più significative dell’archivio di storia fotografica del Museo Nazionale di Storia Americana.

La sua arte si stava evolvendo verso il pittorialismo, e anche lo sviluppo fotografico veniva effettuato in modo da aumentare l’effetto espressivo e drammatico dei soggetti: “La mangiatoia” una Madonna con bambino, venne venduta per una cifra ai tempi favolosa: 100 dollari.

Nel 1900 Gertrude era ormai considerata la principale fotografa dell’epoca. La sua fama arrivò anche in Europa dove le sue foto furono esposte al pari dei colleghi uomini. Fotografò Auguste Rodin ed altri famosi personaggi.

Quando, nel 1907, iniziarono i primi commenti negativi da parte dei critici che la definivano una artista emotiva, Gertrude accettò la sfida ed entrò in concorrenza con i principali fotografi del tempo aprendo una scuola professionale per donne fotografe che riscosse molto successo.

Terminò la sua attività nel 1927 quando chiuse lo studio. Morì nel 1934.

La sua fotografia più nota, Blessed Art Thou Among Women (Beata tu sia fra le donne, 1899), è stata inserita in un francobollo statunitense nel 2002.

Evelyn Nesbit, la sfortunata donna di cui abbiamo parlato la scorsa settimana posò per diversi fotografi, ma la foto più famosa la scattò proprio Gertrude Käsebier.

Patrizia Brugnoli

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