Piccole storie in bianco e nero
Ognuno di noi ha un cassetto, una vecchia scatola piena di foto in bianco e nero di persone, forse parenti, di cui oramai si è persa memoria. Guardarle una ad una, cercare di ricostruire un ricordo, risalire ad un nome, ad un’epoca, sembra un’impresa dovuta, un piccolo riconoscimento ad una vita compiuta. Anche la rete è diventata un immenso vecchio ripostiglio di volti a cui tuttavia è possibile restituire una memoria grazie alle tracce che vengono conservate negli archivi e nelle infinite interazioni che ora sono possibili. Questa rubrica è il frutto del tentativo di riportare alla luce queste memorie
Patrizia Brugnoli


12.Evelyn Nesbit (1884 – 1967)

A New York, prima del Jazz, prima della Prima Guerra Mondiale, esisteva il Ragtime.

Un famoso pianista afroamericano, Scott Joplin, aveva portato al successo un genere musicale diffuso tra i bassifondi proprio nel periodo a cavallo tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900. Joplin, per capirci, è l’autore della musica il cui arrangiamento è stato la colonna sonora del film “La Stangata”(1971). “Ragtime” è anche il titolo di un romanzo di E.L. Doctorow in cui si legge di alcuni fatti in cui fu coinvolta la modella Evelyn Nesbit.

A quei tempi la vita mondana girava già intorno a Broadway, al teatro vaudeville e alle commedie musicali che allora venivano rappresentate al Madison Square Garden, sul cui terrazzo si tenevano le cene eleganti degli spettatori più in vista.

Nel 1906 una di queste cene fu teatro di un omicidio plateale: il milionario Harry Kendal Thaw esplose dei colpi di pistola in pieno viso all’allora famoso architetto Stanford White, uccidendolo. Al processo Thaw fu riconosciuto incapace di intendere e volere in quando avrebbe agito per gelosia. La moglie, Evelyn Nesbit, su istigazione della suocera, e dietro la promessa di ricevere un milione di dollari, dichiarò davanti alla giuria che White era il suo amante. Non ottenne mai il denaro che le era stato promesso, ma restò sposata al marito che, nonostante fosse stato condannato ad una reclusione in manicomio, ne usciva a suo piacimento, frequentava il bel mondo e praticava le sue abituali violenze su Evelyn.

Evelyn, conosciuta come la prima “ragazza copertina” della storia, allora aveva 22 anni e alle spalle già una terribile sequenza di orrori. Nata in un piccolo centro della Pensylvania, orfana di padre, fin da ragazzina aveva garantito il sostegno economico alla famiglia posando, su incoraggiamento della madre come modella. La sua bellezza era infatti straordinaria. Trasferitasi con la famiglia a New York, da modella passò a partecipare agli spettacoli di Broadway. Stanford White, cinquantaduenne uomo di successo, molto generoso con la famiglia Nesbit, aveva avuto in affidamento la ragazza dalla madre che doveva assentarsi per un viaggio. Evelyn aveva 16 anni, fu drogata e stuprata. Dopo tutto questo, Evelyn per qualche tempo continuò a vivere con White, ma l’interesse di questi si affievolì e la relazione finì. La ragazza ebbe alcuni pretendenti che la madre le allontanò per motivi economici. Anche John Barrymore, il più famoso “Sherlock Holmes” del cinema degli anni ’30, fu respinto. Ad avere più fortuna fu il magnate del carbone Harry Kendall Thaw, che nel 1905 la sposò e ne fece la sua vittima privata, infliggendole continue violenze fisiche e psicologiche. Evelyn, prima di sposarlo, lo aveva informato della relazione precedente e questo non fece altro che offrire a Thaw un ulteriore pretesto per aumentare via via la violenza nel rapporto e le scenate in pubblico culminate con l’omicidio di White.

Evelyn è stata sempre oggetto di fatti di cronaca nera e di scandali. Ma la vera storia di Evelyn non è ancora stata raccontata: quella della donna che riuscì a sopravvivere ad una serie di sopraffazioni e violenze, che lottò per la famiglia e poi per il figlio avuto da Thaw.

Ottenuto il divorzio, Evelyn sposò il suo partner artistico, Jack Clifford. Anche questo non fu un matrimonio felice e terminò con il divorzio nel 1933. Evelyn tentò più volte il suicidio e divenne dipendente da alcol e droghe. Solo alla fine della sua vita riuscì ad avere un po’ di serenità.

Esistono ben due sue biografie, una del 1914 ed una del 1934, mai tradotte in italiano. Anche due film furono incentrati sulle vicende in cui si trovò implicata, suo malgrado e sempre come oggetto.

Patrizia Brugnoli

PICCOLE STORIE IN BIANCO E NERO GIA’ PUBBLICATE

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