Con la rubrica “il mondo in città” si vogliono raccontare i fatti dalle varie regioni del nostro pianeta che sono rilevanti per noi genovesi, italiani. Sia che ci troviamo sotto la lanterna o altrove, come nel mio caso che scrivo da Bruxelles.
Alberto Spatola

Vicino Oriente

Il narco-Stato che non ti aspetti

Se avete già sentito parlare del Captagon è probabile che il tono fosse assai misterioso, indicando la pillola come la droga dei terroristi Daesh (dell’ISIS), senza spiegare bene cosa fosse, e quali conseguenze stesse avendo.

Il Captagon è ben lontano dall’essere una droga di nicchia usata dai terroristi in alcune occasioni particolari: come tutte le anfetamine, questa piccola pillola bianca, ha una lunga storia fatta di criminalità e ampio uso.

Fino agli anni ’90-2000 era la Bulgaria il centro di produzione più importante del Captagon, ma dopo azioni di polizia ben coordinate tra Turchia e Bulgaria questa droga smise d’essere facilmente presente sui mercati del Medio oriente.

Poi però in Siria ricominciò la sua produzione su larga scala, anche ben maggiore di prima.

Se all’inizio chi la produceva ha approfittato del caos dovuto alla Guerra Civile in Siria, ben presto il business non passò inosservato al dittatore Bashar al-Assad, il quale, in disperato bisogno di risorse per riprendere il controllo del paese, colse l’occasione per entrare in relazione con criminali vari e gruppi terroristi come Hezbollah per guadagnare sulla produzione della popolare droga.
Pochi conoscono il Captagon al di fuori del Medio oriente, ma soprattutto nei ricchi paesi del Golfo è un grosso problema e quindi un florido mercato.
Se Assad è ormai di fatto uscito vincitore dalla guerra civile è anche perché dopo aver distrutto il suo stesso paese, ha trasformato la Siria in quello che molti hanno definito un narco-Stato.

Non va però neanche sopravalutato il potere di questa droga, la vittoria di Assad si è costruita negli anni sulle macerie del suo stesso paese, la tortura degli oppositori, milioni di siriani scappati all’estero, il sostegno internazionale di Stati come la Russia che hanno utilizzato la Siria come terreno su cui testare le tattiche militari più atroci. Nonostante tutto ciò, molti altri Stati, soprattutto quelli della stessa regione, si ritrovano adesso imbarazzati a fare i conti con la realtà.
Assad è in controllo di buona parte del paese, anche i curdi, suoi fieri oppositori, a tratti sembrano segnalare che potrebbero parlare col regime pur di far fronte ai continui interventi turchi contro di loro.
Perciò gli altri paesi del mondo arabo, anche con la scusa di aiutare il paese alle prese col terremoto, hanno aperto le porte al reinserimento del regime siriano all’interno della Lega Araba, organizzazione per quanto debole importante sul piano commerciale e politico. Insomma, un primo passo per il riconoscimento internazionale.

In mezzo a tutto ciò c’è stato però il Captagon ad accelerare  il processo. I paesi del golfo, ma anche Libano e Giordania, volevano porre un freno all’afflusso di Captagon nei propri paesi. Anche se il regime di Assad ha sempre negato di avere alcun ruolo nella produzione della droga, qualcosa si è mosso dopo che la Siria è stata riammessa nella Lega Araba.
A Maggio un importante trafficante siriano di Captagon è stato ucciso in un raid aereo, probabilmente a opera della Giordania.

Secondo fonti del governo britannico, la Siria in questi anni è arrivata a guadagnare con la droga tre volte tutti i cartelli messicani messi assieme. Sarà quindi difficile che la produzione del Captagon finisca nel giro di una notte, resterà perciò ancora per un po’ sul tavolo delle trattative diplomatiche in cui si discute la possibile normalizzazione dei rapporti col regime siriano di Assad.
Nel frattempo, in alcuni rari casi, si inizia a trovare il Captagon anche sul mercato delle droghe europee.

Fonte principale: https://www.aljazeera.com/news/2023/5/9/what-is-captagon-the-addictive-drug-mass-produced-in-syria

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