Ovidio “Eroidi”  ed. Garzanti  ma anche col titolo di  “Lettere di eroine” Ed Rizzoli

 Questa recensione è dedicata a tutte le donne che hanno sofferto per amore, per un abbandono crudele e ingiustificato. Ventuno donne del mito classico – da Elena a Briseide, da Penelepe a Didone – abbandonate dai loro uomini, scrivono una lettera dolorosa e commovente al loro amante per convincerlo a non lasciarle. Questi uomini, che si fregiano della fama di eroi, si rivelano invece nel loro comportamento in tutta la loro pochezza: volta a volta pavidi, mendaci, insensibili, egoisti. Ogni epistola narra una storia conchiusa in sé, ma nel loro insieme dal testo emerge un complesso e variegato mondo femminile nel quale le donne abbandonate di oggi possono ancora riconoscersi, e comprendere che forse non hanno poi perso molto. Degno di nota è il fatto che queste lettere, di una straordinaria modernità, siano state scritte da un uomo: Ovidio, pur rifacendosi alla grande sapienza del mito, stratificata nei secoli, rivela una grande attenzione e sensibilità per l’animo femminile, di cui descrive con linguaggio sublime e acutezza psicologica tutte le sfaccettature.

NOTA           
Questo è un testo della letteratura latina, un classico, pur essendo di piacevolissima lettura richiederà forse qualche semplice ricerca sul Web per conoscere alcuni personaggi della mitologia meno noti; un piccolo sforzo ampiamente ripagato.

DIDONE AD ENEA
Ormai sei deciso, Enea, ad andartene e ad abbandonare l’infelice Didone. I medesimi venti porteranno lontano le tue vele e le tue promesse. Senti di dover cercare un’altra terra nel mondo. […] Un altro amore […] un’altra Didone e altre promesse dovrai fare, per poter tradire di nuovo. […] dove troverai una moglie che ti ami così? Brucio come le fiaccole di cera impregnate di zolfo, come l’incenso delle devozioni versato sui roghi fumanti. Enea resta sempre impresso nei miei occhi insonni, Enea ho nella mente, notte e giorno. Ma lui è ingrato e sordo alle mie offerte generose e, se non fossi insensata, vorrei fare a meno di lui. Tuttavia non odio Enea, benché mediti il mio male, ma lamento la sua slealtà e, pur lamentandomi, lo amo di più. Menti su tutto; e veramente non sono io la prima ad essere ingannata dalla tua lingua, né io per prima ne pago le conseguenze.

Grazia Tanzi

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