Marc-Alain Ouaknin “E Dio rise” ed. LIBRERIA pienogiorno

Questo testo è un compendio, diviso diligentemente in settori, dell’umorismo ebraico; direi il migliore sulla piazza, per finezza, acume, originalità, e perché non risparmia nessuno: chi lo esercita, chi lo subisce, senza distinzione di classe o di genere, o di ruolo sociale (arriva senza esitazione a colpire la Massima Carica). Un lavoro sistematico: mamme e suocere, bambini e educazione, amici. Rabbini, matrimonio, lavoro, denaro e tanto altro.
Consultando l’indice si può scegliere l’argomento da irridere più adatto alla circostanza, siì perché si consiglia di leggere questo libro non in modo lineare e continuo ma saltuariamente e a saltabecco, come se fosse una scatola di cioccolatini, che si gustano in particolari occasioni di relax, scegliendo il gusto, senza abbuffarsi fino a vedere il contenitore vuoto.

Qualche campione :

Un uomo si ferma a osservare uno strano corteo funebre che passa per strada: il feretro, portato a spalla dai becchini, è seguito da un cane e, a una certa distanza, da una lunga fila di uomini.
 «Scusi, signore», chiede al tizio che apre il corteo. «Chi è morto?»
 «Mia suocera». «Oh! Le mie condoglianze! E quel povero cane, che non riesce a separarsi dalla sua padrona. Che pena!»
 «Non è il suo cane, è il mio. L’ha uccisa lui».
 «Ah! Uhm… Interessante. Senta, non è che potrebbe prestarmelo?»
 «Se si mette in coda come gli altri».

********

  Moishe si reca dallo shadkhan (sensale di matrimolni) con una richiesta piuttosto particolare:

«Voglio una vera e propria strega, una che tutti schifano. Puoi trovarmene una così?»

«Posso trovare quello che vuole, non c’è problema».

Pochi giorni dopo, lo shadkhan annuncia a Moishe:

«Le ho trovato esattamente ciò che desiderava: una rompiscatole intrigante e maligna come non se ne trovano più. È talmente disgustosa che nessuno osa avvicinarla, talmente volgare che nessuno osa rivolgerle la parola e talmente ladra che tutti chiudono a chiave la porta quando la vedono arrivare. È così che la voleva?»

«Esatto! Voglio incontrarla subito!»

Tempo cinque minuti, Moishe la vede e decide seduta stante di sposarla, il che avviene già il giorno dopo.

Alla fine della cerimonia, non riuscendo a resistere alla curiosità, lo shadkhan chiede a Moishele perché mai abbia preso una decisione così bizzarra.

«Ho sentito dire», risponde Moishe, «che chi più soffre su questa Terra, più ha probabilità di andare in Paradiso».

Ma quindici giorni più tardi, Moishe torna dallo shadkhen :

«Mi hai ingannato! Mia moglie è tutt’altro che una strega! Vieni a casa mia a vedere con i tuoi occhi!»

Lo shadkhen deve arrendersi all’evidenza: la casa brilla, tanto è tirata a lucido, e la donna si mostra tenera e premurosa nei confronti del marito. Non solo: lei stessa è pulita e profumata, e non ha più nulla a che vedere con la sciattona che era prima del matrimonio.

«Cosa è successo?», le domanda lo shadkhan , che non ci capisce più niente.

«Cosa è successo? Te lo dico subito», gli sussurra la donna. «Il giorno del matrimonio ho sentito che Moishele ti spiegava perché, tra tutte le ragazze del villaggio, avesse scelto proprio me, la sudiciona, la strega. Allora ho deciso di farlo andare all’inferno!»  

Grazia Tanzi

(Informazioni sull’autore)

image_printScarica il PDF