Di Gian Paolo Sacco

C’è qualcuno che lo trova persino carino. Io lo trovo osceno e soprattutto una violenza nei miei confronti. Mi riferisco al murale zona stazione Pegli. Chi l’ha autorizzato? Nessuno? E allora è un abuso. Uno stile street art, di modesta qualità poi, confacente alla “periferia”, intesa in senso classico, uno stile graffiti urbano, underground, mutuato dai ghetti americani, dalle aree industriali dismesse. Che è un prepotente pugno in un occhio, una violenza gratuita in una stazione liberty ottocentesca che fatica a sopravvivere tra adeguamenti architettonici necessari, vandalismi e il degrado del tempo. Aspiranti Banksy ed Haring almeno astenersi.

Come peraltro abbandonate sono le scarpate ferroviarie: una boscaglia intricata e sporca quando ci potrebbero stare dei giardini spettacolari.
Hai voglia celebrare il mitico glicine della stazione e la sua fioritura commovente, ci vorrebbe un diverso rispetto del bene pubblico e un amore del bello ormai a mio avviso definitivamente corrotto.

Gian Paolo Sacco


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