Con la rubrica “il mondo in città” si vogliono raccontare i fatti dalle varie regioni del nostro pianeta che sono rilevanti per noi genovesi, italiani. Sia che ci troviamo sotto la lanterna o altrove, come nel mio caso che scrivo da Bruxelles.
Alberto Spatola

Lontano Oriente

L’illimitata “amichevolezza” tra Cina e Russia

Così le relazioni tra la Repubblica Popolare Cinese e la Federazione Russa appaiono agli occhi dell’occidente solide e minacciose.
La Russia si fa forte della sua storia, della sua capacità di difesa e diplomatica, e mette anche in bella mostra la vicinanza col crescente vicino, risultando ancor più forte, perché così Putin risulta un po’ meno solo.
L’intelligence occidentale è abituata, a fatica, da decenni a interpretare il pensiero russo, ma è in assai più difficoltà con la Cina. Perciò le dichiarazioni che lanciarono l’idea “dell’amicizia senza limiti” furono la traduzione dei comunicati russi, negli annunci cinesi la parola “amicizia” è assai più sfumata, qualcosa di traducibile con “amichevolezza”.

Questa differenza tra Russia e Cina, tra amicizia ed essere amichevoli, riassume bene le relazioni tra i due giganti, in cui uno dei due è assai ben più dominante: la Cina del Presidente Xi Jinping, ora ufficialmente al terzo mandato.
Quando Xi Jinping cominciò a considerare di solidificare le relazioni con Mosca ricevette una dettagliata analisi del mondo accademico cinese che lo metteva in guardia sulla debolezza demografica ed economica della Russia; in breve, qualcosa simile a quanto disse il senatore John McCain: “La Russia è una pompa di benzina travestita da paese”. Xi Jinping, lesse l’analisi, a ogni pagina un poco più indispetitto, alla fine, laconico, scrisse semplicemente una nota a margine: “stupidaggini”.

In questi ultimi decenni di libero mercato a cui la Cina ha contribuito in maniera profonda, ci siamo dimenticati un po’ chi è al governo a Pechino: il Partito Comunista Cinese. Per cui Xi Jinping verso Putin e la Russia sente sopratutto una certa vicinanza ideologica e storica, una vicinanza e superiorità perché come disse in merito alla caduta dell’Unione Sovietica e Mikhail Gorbachev: “a Mosca ciò che mancò fu qualcuno con le palle”.
“Palle” che in Cina presero la forma dei carri armati di Piazza Tiananmen pur di tenere in vita il regime comunista.
Quindi Xi Jinping al fianco di Putin si gode quello che per lui è il futuro della Cina, ciò che è sempre stata, ciò che è etimologicamente vuol dire: Cina, terra di mezzo, cioè il centro del mondo.

Se Xi Jinping considera l’amicizia con la Russia un tassello fondamentale del percorso per riportare la Cina “al centro del mondo”, questo punto di vista è portato avanti con assai meno passione dalla popolazione e dal resto della classe dirigente cinese.
È difficile per molti cinesi di fidarsi di un paese i cui oligarchi sognano la City di Londra, gli arrondissement centrali di Parigi, le ville sulla costa azzurra, italiana o di Cipro, anziché volgere lo sguardo verso la Cina, la sua cultura millenaria e la modernità delle grandi metropoli, da Shanghai in giù. Insomma, vedono la Russia come un amico un po’ razzista che li sottovaluta e che nel passato ha fatto numerosi passi falsi: dalle tensioni sul confine nord, ai disastri dei consiglieri sovietici durante la “rivoluzione culturale” di Mao che hanno contribuito alla carestia per via della mala gestione delle politiche agricole.
Ma tutti concordano su una cosa, anche se eventualmente la Russia non è il migliore dei compagni di viaggio, bisogna contrastare l’universalismo occidentale e la centralità USA ed europea nelle relazioni internazionali.

Così Xi Jinping nella sua ultima visita a Mosca lo mette ben in chiaro.
In quanto amico Xi Jinping ha fatto uno sgarbo, ha detto in diretta mondiale che è sicuro che Putin verrà rieletto, mentre Putin non aveva ancora ufficializzato la sua ricandidatura. Ma in quanto alleato, non poteva far meglio: ha detto al mondo che Putin non si tocca.
Un amichevole alleato, da una posizione di forza.

Fonti: Podcast “Altri Orienti” di Chora Media | Podcast e Newsletter “ChinaTalk” di Jordan Schneider | Podcast “Drum Tower” di The Economist

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