È con particolare preoccupazione che rivolgiamo lo sguardo sul nostro territorio

Quello che, in prospettiva, vediamo è un Ponente Genovese che ancora una volta rischia di essere sfigurato, avvilito, e considerato solo come posto in cui andare a ricercare soluzioni, a problemi, che “altrove” non si possono neppure proporre.

Alla notizia che al Porto di Prà si sia “deciso” di fabbricare i Cassoni, per la realizzazione della nuova diga, si aggiunge quanto prospettato dall’articolo comparso ieri sul sito online di Primo Canale: Rivoluzione al terminal Sech: in arrivo Costa crociere e Grimaldi
 

Perchè quella “rivoluzione” fatta altrove, come ogni rivoluzione “fatta altrove”, coinvolge ancora una volta anche il nostro territorio.

Si legge testualmente: “Ovviamente le attività svolte al terminal SECH (dove oggi si movimentano container con circa 2-300mila Teu all’anno ed un’occupazione di circa 200 persone) non scomparirebbero ma si trasferirebbero nell’area di Prà già di PSA, che verrebbe così ampliata secondo un progetto attualmente allo studio di fattibilità, utilizzando un accosto già esistente ma inutilizzato, da riempire verso mare e da proteggere con una piccola diga, senza peraltro andare ad interferire con il quartiere che non verrebbe impattato in modo consistente dall’espansione del terminal di Prà“.

“Riempimento” una parola che a noi fa paura, perché ogni centimetro di “riempimento” equivale a un pezzo di mare “rubato” al nostro Ponente, senza contare cosa questo implica come degrado, inquinamento, traffico. “Riempimento” che quasi sicuramente vedremo se andrà in porto (perdonateci il gioco di parole) il già deciso progetto di fabbricare i cassoni al porto di Prà (cosa che potrebbe anche essere più imminente di quanto si creda).  Perché non si tratterà, come “qualcuno” ha detto, solo di un “impatto visivo”.

Come ha ben illustrato Claudio Seccia sul gruppo FB Meno rumore meno fumo più lavoro da porto Pra’, allegando il documento tratto dal sito del Ministero dell’ Ambiente e della Sicurezza Energetica. Riportiamo integralmente il suo post:

  1. Il porto avanza verso Pegli, mangiandosi il mare fronte Pegli Lido di 60 metri per una lunghezza di 270m.
    Che fine hanno fatto gli accordi che dicono che non deve esserci nessun avanzamento né a levante come a ponente del porto di Prà?
  2. Un impianto di frantumazione e vagliatura dei cumuli di materiale da demolizione della “vecchia” diga del porto di Genova centro.
    Ci dovrebbe Tranquillizzare il fatto che sia prevista l’installazione di cannoni nebulizzatori per impedire la dispersione di polveri?
  3. Un impianto di betonaggio .
     Dal Dizionario Treccani: Complesso d’impianti, installati nei grandi cantieri, per la preparazione e distribuzione, quanto possibile accentrata e automatizzata, del calcestruzzo e delle malte cementizie.

Questo è quello che si prospetta per il futuro, e intanto che i comitati, unica voce, assieme ad alcuni organi di stampa, promuovono interrogazioni, petizioni, richiamano l’attenzione, attendiamo la presa di posizione di Assessori, Consiglieri e di tutto il mondo politico sia regionale, comunale che municipale, perché, questo, tranne rarissime e poco evidenti eccezioni, non è ancora avvenuto.

Attendiamo un confronto fra istituzioni ed i cittadini ora, non a decisioni già prese (come sembra che sia) o, ancor peggio, con lavori in corso.

Il Ponente deve muoversi unito, perché prima di essere di Sestri, Pegli, Prà, Voltri, siamo cittadini del Ponente, spesso considerato “Cenerentola” da una Genova matrigna che continua ad avere preferenze solo per le figlie di Levante, alle quali realizzare i vestiti più belli per la festa.

Una Cenerentola, condannata, come nella favola, ad avere la faccia sporca, i vestiti laceri e a fare i lavori pesanti anche per conto delle sorellastre. Disney, nel suo splendido cartone animato, l’ha immaginata che conviveva con dei topi, ma i suoi almeno erano simpatici e solo frutto di pura fantasia…

Redazione Il PONENTINO

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