Riprendere, ricominciare, recuperare, risanare, risalire.
Un elenco di verbi per riallacciare impronte ed emozioni nel tempo che segue un periodo spietato, traboccante paure, desolazione e differenza inaudite

di Donatella Toniutti

Sono passata spesso davanti alla R.S.A., immaginavo, con il cuore gonfio di tristezza, come si stava trascinando la vita dietro quelle porte e finestre sbarrate. Percepivo abissi di solitudine e mancanza, occhi ormai asciutti persi nel vuoto, creature inermi unite in una grande, muta, condivisa rassegnazione. Forse la “conta della morte” poteva sembrare l’accensione di una luce.
Nonostante ciò, sottile, sommessa e timorosa, la voglia di lasciarsi guidare dalla speranza di nuove opportunità implora di farsi largo.

Quasi inaspetttata arriva la possibilità di tornare a fare servizio, a portare dentro il mondo che è fuori. Quale mondo posso portare, ora che tutti brancoliamo increduli, circondati da frammenti e sfaccettature di ieri?
Il camice azzurro dondola sulla gruccia: non servirà.
Risalire al piano per il servizio impone inevitabilmente l’obbligo di modalità protettive e regole per il corpo, ma soprattutto la rielaborazione mentale di ciò che si intendeva con le parole “servizio”.
Salgo, rivivo l’emozione della prima volta, lontana anni, faccio in tempo a chiedermi come tutto ciò che è accaduto mi abbia trasformato e che cosa saprò dare ancora.

Una sola parola “amore”, ecco la chiave, spingo le due porte… sono tornata.
Silenzio, quiete, incredulità. Trovo braccia tese come verso una strana apparizione, sembrano rami spogli imploranti una nuova esplosione di germogli.

La mascherina, che ci uniforma e ci spersonalizza, impedisce di essere
riconosciuta, allora mi allontano e la abba sso, uso il sorriso come un documento di
identità. Esclamazioni ondeggiano di gioia e stupore, qualcuno ricorda il mio nome e Esclamazioni ondeggiano di gioia e stupore, qualcuno ricorda il mio nome e dentro mi travolgono fortissime emozioni.


Le carezze arrivano schermate dai guanti, ma ciò che si condivide supera ogni barriera. Adesso il servizio ha meno parole, più sguardi, più cenni del capo, gesti
rassicuranti.


La vita sorprende, mi trovo a pensare, qui dove si brancola su brandelli di esistenze sfarinate, emergono forze sconosciute graffiando ancora con unghie esistenze sfarinate, emergono forze sconosciute graffiando ancora con unghie spezzate quello squarcio di luce che niente riuscirà a spegnere.
Servire è gioia, mai come adesso ne sono stata consapevole.

Adesso è tempo di ricucire, ricomporre, ognuno trovi il verbo che più lo avvicina a nuove modalità di darsi agli indifesi , ai sofferenti, agli affamati di presenze, a chi ha le mani vuote e cuore traboccante.

Tempo fa ho scritto:
*A.V.O . A mare V a O ltre
adesso scrivo e canto
A.V.O. A ncora V ogliamo O sare
tornati e proiettati verso nuove fioriture!

*( AVO Genova è una OdV che opera sul territorio, in molte strutture ospedaliere e in strutture per anziani (RSA). Quotidianamente i volontari AVO portano una parola di conforto agli anziani ed ai malati, compresi i piccoli pazienti del Gaslini, e alle loro famiglie)

Donatella Toniutti

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