A Canate di Marsiglia, sino a un secolo fà, abitavano 250 persone, ora ci vive solo Francesco con le sue Capre
di Massimo Giorgio
Canate di Marsiglia, m 544 nel comune di Davagna (GE), è un piccolo borgo, ora denominato “Borgo fantasma”, fondato nel XII secolo, Francesco è il suo unico abitante. Nel 1930 arrivò l’elettricità il primo traguardo di un progresso che però si è fermato
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E’ stata teatro a partire dal 1943 della resistenza Partigiana dei nazifascisti. La scritta su un albero, “Achtung banditen“, segnala il monito nazista contro i partigiani che vivevano nella zona.
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Un secolo fa ci vivevano 250 persone: portuali e agricoltori che percorrevano giornalmente i 1000 scalini usati per arrivare a Genova.
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Diversamente da altri borghi abbandonati qui le decorazioni, i lampioni sulle case, le ringhiere indicano il benessere che regnava allora.
Nel 1950, quando per la motorizzazione non fu possibile costruire una strada carrabile, tutti gli abitanti abbandonarono le case.
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Oggi ci sono ancora case, muretti a secco, oggetti rurali appesi, botti, damigiane, torchi. Le persiane aperte di case ormai diroccate di un tempo fermato.
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Piante rampicanti che avvolgono i ruderi e invadono le finestre. Tutto segno di una vita che era attiva e indicava la presenza di vigneti di un passato fiorente.
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Allevamenti di bestiame, come indicano una mangiatoia e un fienile diroccato, segni di pascoli sulle pendici dei monti Alpesisa e Lago.
Francesco è l’unico rimasto nel Borgo, con una scritta sulla porta: “Casa del Popolo”.
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Ha un rapporto diretto con le capre e nei quindici anni vissuti a Canate si è sempre occupato dei problemi sociali senza però legarsi a niente e a nessuno.
Non beve alcolici e quel poco che mangia: latte, uova e verdure dell’orto, basta e avanza.
Fuggito dalla” malattia della società” si è costruito un mondo libero.
“ Noi non seguiamo la realtà, in una società che ci trasforma in robot senza personalità“.
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Ti offre un caffè, una tisana della sua menta e, soprattutto, i libri da leggere e portare via, un regalo da mettere nello zaino di tutto ciò che abbiamo abbandonato.
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Mi prometto di restituire il piacere e portare anch’io dei libri.
Davanti a casa ha una fontana dove sgorga dell’ottima acqua dei tempi passati. Come dice Francesco “è un bene di prima necessità e deve essere gratis.”
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E così lì lava i piatti e le tazze dei caffè. Ha pannelli solari per la poca elettricità necessaria, un vecchio cellulare e l’autoradio riadattata,
dove ascoltare le ultime notizie.
Per lui donare è così naturale che sembra irreale, non il suo ma il nostro modo di vivere.
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Adesso ci lascia perché deve chiudere le capre di notte, pericolosamente attaccate dai lupi. Ci dice che sono stati portati dell’uomo e come sia cambiato da allora l’ecosistema faunistico in questi ultimi anni.
Grande esperienza di vita e grande arricchimento.
Massimo Giorgi