Con la rubrica “il mondo in città” si vogliono raccontare i fatti dalle varie regioni del nostro pianeta che sono rilevanti per noi genovesi, italiani. Sia che ci troviamo sotto la lanterna o altrove, come nel mio caso che scrivo da Bruxelles.
Alberto Spatola

Nord America

Non è facile essere il Canada

Nelle settimane passate il Canada ha avuto, e ancora ha, ragioni di tensione sia con la Cina che con l’India. Il secondo Stato per estensione contro il primo e il secondo Stato per popolazione, per ragioni differenti.
Il governo indiano ha presumibilmente ordinato l’uccisione di un attivista di origini Indiane, ma di cittadinanza Canadese, su suolo Canadese. La Cina ha organizzato una complessa campagna di disinformazione sui social media in Canada per squalificare Trudeau e disseminare teorie del complotto.

Oltre ad essere il secondo paese più esteso al mondo, il Canada è conosciuto per essere la versione più amichevole, gentile e tranquilla degli Stati Uniti.
Sicuramente il clima in Canada non è dei migliori, ma Justin Trudeau, Primo Ministro dal 2015, ha sempre presentato il Canada sulla scena internazionale come una forza empatica, retta e basata sui valori condivisi.
Più volte Trudeau ha detto frasi del tipo “in Canada crediamo in un dialogo franco e aperto” oppure “in Canada accogliamo chi scappa dalla guerra”, “pensiamo al Canada come una nazione progressista eppure sappiamo chiedere scusa e sentire rammarico per gli errori del passato”.

Insomma, il Canada e Trudeau hanno cercato, almeno negli ultimi anni d’essere dalla parte giusta della Storia attraverso parole di buon senso, un passo avanti rispetto a molti paesi, senza essere altezzosi. Non sempre ha funzionato, ma ben pochi paesi riescono a fare altrettanto.

Ma oggi, essere il Canada è sempre più complesso.
Sia ben chiaro, il Canada non è un paese neutrale, senza una politica estera, o una mera convinta dedizione verso la risoluzione dei conflitti, stando al di sopra delle parti. Ma tra i paesi del G7 e della NATO è probabilmente l’unico paese che ha una politica estera, fermamente nel campo occidentale, ma coerente e senza un passato (o un presente) imperialista. Per esempio, il Canada non si macchiò dell’ignominia dell’invasione dell’Iraq nel 2003 a differenza del Regno Unito e dell’Italia.

In un momento in cui la tensione tra “Occidente” e “Oriente” cresce, in cui si parla sempre più di blocchi contrapposti, paesi come il Canada dovrebbero essere un ponte per mantenere un dialogo aperto, per possibili mediazioni.
Eppure, avviene esattamente il contrario.
I paesi autoritari prendono particolarmente di mira i leader e i paesi che vogliono incarnare valori liberali universali.

L’India ha bloccato i visti per i cittadini canadesi e la Cina sembra aver scelto il Canada non a caso per sperimentare una campagna di disinformazione fatta di teorie del complotto e deepfake video, cioè video creati virtualmente che riescono a sembrare pressoché reali.

Conosciamo la dinamica, quando il clima si polarizza i radicali si rinforzano a vicenda e sono i moderati le prime vittime. E la posta in gioco in questo caso sono le regole di base della cooperazione globale. Che sia nel campo del commercio o dell’applicazione delle norme internazionali nei conflitti, giorno dopo giorno c’è sempre meno consenso tra le nazioni di questo mondo.
E per chi, come il Canada vorrebbe essere una forza gentile che cerca di mettere in pratica valori universali non è una buona notizia.

Se si stessero creando le basi per nuovi valori globali piú condivisi e inclusivi il Canada sarebbe probabilmente un interlocutore. Invece sembra che istituzioni come i BRICS partano dalla convinzione che valori universali, e realtà come le Nazioni Unite, non possano esistere e non abbiano senso.
Questa tendenza, questa continua erosione dell’ordine globale creatosi dopo la seconda guerra mondiale, senza però un’alternativa apparente, è preoccupante per il Canada, e anche per il resto del mondo.
Ma il Canada va osservato perché può essere un utile canarino nella miniera, mentre si cerca la strada per la luce in fondo a questo tunnel.

Foto copertina © Public Domain, from David Rumsey Map Collection

Alberto SpatolaAlberto Spatola
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