Nicolò Targhetta “Dialoghi impossibili”  Ed. Longanesi

L’umorismo e la capacità di raccontare storie sono il modo migliore per pensare, dubitare, capire, insegnare, imparare, arrabbiarci, disobbedire, ribellarsi, costruire, distruggere (ma stiamo attenti a cosa) e…altro ancora.

Questo libro di queste cose ce ne  fa fare parecchie, in modo indolore, con la risata come anestesia locale, che permette l’intervento lasciando sveglia la coscienza. Uno dei maggiori suoi meriti, almeno per me, è quello di non lasciarsi incasellare in un genere prestabilito (lo stesso autore a tale domanda non sa rispondere) perché saltabecca con elegante impertinenza qua e là nella scienza, nella storia, nella religione, nella politica, nella cronaca nera, nell’arte… Basta, troppi puntini di sospensione, facciamo qualche esempio.

Una sintesi dell’evoluzione dell’homo, cosiddetto sapiens, per cominciare.

Un bel giorno hai comprato un modem.

No, aspetta.

Un bel giorno ti sei alzato in piedi.

Ti sei alzato in piedi e hai cominciato a barcollare, poi a camminare e poi a correre. E non hai più smesso. Hai cominciato a raccogliere roba da terra e, quando hai raccolto una pietra, ci hai fatto la punta, hai preso un bastone e ci hai fatto una lancia, hai ammazzato un cinghiale, acceso un fuoco e cucinato la carne. Hai iniziato a chiacchierare del più e del meno. Hai lavorato il ferro, hai lavorato il bronzo, hai lavorato la terra, ti sei messo un paio di pantaloni e hai cominciato ad andare ai funerali dei tuoi amici. Hai inventato la ruota e te ne sei andato in giro per il mondo. Hai iniziato a tenere un argilloso diario segreto. Un giorno ti sei fermato vicino a un fiume pescoso e hai cominciato a costruirci attorno.

Nel tempo libero hai cercato di spiegare tutto quello che non riuscivi a capire, e a pregare tutto quello che non riuscivi a spiegare. Hai costruito un aratro, un altare, una statua, una piazza e una tomba pacchiana. Hai iniziato a usare sempre più spesso la parola «mio».

Hai cominciato a fumare, a bere, hai fondato un impero, poi l’hai perso, poi ne hai fondato un altro, poi l’hai perso. Poi ne hai fondato un terzo e quando t’hanno distrutto pure quello ti sei guardato un attimo intorno con aria spaesata, e ne hai fondato un altro.

Hai iniziato a pensare di pensare. A darti delle arie. Hai astratto, misurato, dimostrato, teorizzato, armonizzato, legalizzato, scolpito, dipinto e raccontato. Hai distinto con pignoleria il dorico dallo ionico e dal corinzio. Con una certa cautela, ti sei dichiarato molto più intelligente di tutti gli altri. Gli altri non hanno obiettato e tu hai tirato un sospiro di sollievo.

Hai esplorato, navigato, circumnavigato, valicato, scalato, traversato e, quando sei arrivato dall’altra parte, hai venduto all’ingrosso.

Hai saccheggiato, schiavizzato, sterminato, perseguitato, deportato, crocifisso, massacrato, fucilato, nuclearizzato e nelle pause ti sei civilizzato. Hai comprato un cappello nuovo, scarpe comode e mutande pulite. Tutti t’hanno detto che stavi bene. E ti sei fidato. Ti sei ammalato, hai dubitato, complottato, protestato, sei insorto e t’hanno menato. Hai creduto a quello che passava il convento. Hai imparato a usare un piccone, un telaio, una pressa idraulica, una calcolatrice e una tastiera. Sei andato sulla Luna e sei pure riuscito a tornare. Ti sei emancipato, hai chiesto scusa, hai votato, hai preso la pillola e hai cercato in ogni modo di nascondere all’altra metà del mondo il fatto che sono la metà sfigata.

Un bel giorno hai comprato un modem, hai smesso di correre, ti sei seduto un attimo e ti sei connesso a internet.

E hai scoperto che non hai imparato niente.

Insomma si tratta di un saggio profondo e colto travestito da libro umoristico; raccontini di questo tipo ce ne sono diversi, uno sulla storia delle religioni, uno su Hitler, uno su Dante e Virgilio…. 27 in tutto.

Grazia Tanzi

(Informazioni sull’autore)

image_printScarica il PDF