Carlo Rovelli  “Che cos’è la scienza” Ed. Mondadori

Definire questo libro non è semplice: infatti esso non è, in senso stretto, né un libro di scienza, né di filosofia, né di storia, anche se fa riferimento a tutte queste discipline; è, come afferma Armando Massarenti nell’introduzione, “la storia di domande particolarmente “«sovversive», formulate nei secoli dalla filosofia e dalla scienza, che ci obbligano a ripensare il mondo e molte delle nostre certezze, determinando così, ancora oggi, il progresso della conoscenza”. Ecco un concetto importante da tenere a mente: la filosofia e la scienza per costruire una nuova visione del mondo devono necessariamente demolire la precedente, la parte destruens precede la costruens, e questo avviene quasi sempre al prezzo di conflitti molto aspri, basti pensare alla teoria eliocentrica o a quella dell’evoluzione. Lo scienziato e il filosofo, che all’origine erano tutt’uno, nella nostra civiltà occidentale, hanno dovuto fare i conti con la lunga tradizione del sapere mitico che aveva dato certezze e stabilità di pensiero per millenni. Quesiti e ipotesi formulati da questi primi pensatori, che oggi ci sembrano ingenui, hanno costituito la base delle nostre avanzate conoscenze attuali.

Il testo prende in considerazione l’opera e il pensiero di uno dei primi filosofi- scienziati, Anassimandro (609/610-547/546 a.e.v.), uno dei cosiddetti presocratici, i quali cominciarono, sia pure con ipotesi fantasiose e un po’ bizzarre, a porsi delle domande naturalistiche sull’origine del mondo. Il più originale e “moderno” fu proprio Anassimandro, che con un’ipotesi controintuitiva come si dice, concepì la terra non come qualcosa che sta “sotto” il cielo, e quindi necessitante di un qualche appoggio (a sua volta appoggiato a qualcos’altro, all’infinito) ma come, in effetti è, galleggiante nel cielo che la circonda. Un concetto rivoluzionario che andava contro le credenze mitico-religiose di tutte le civiltà circumvicine. Anassimandro ebbe il grande merito di aver fatto tutto da solo, contrariamente ad astronomi più moderni che si avvalsero del lavoro dei loro predecessori. A noi sembra ovvio, ma consideriamo ciò che doveva essere, per l’epoca, concepire la terra liberamente fluttuante nello spazio. Questa ardita ipotesi ha reso possibile nei millenni successivi tutte le altre teorie sul cosmo.

La scoperta di Anassimandro, primo scienziato in senso moderno, dà modo a Rovelli di riflettere sulla natura del pensiero scientifico che, a partire dalla consapevolezza del nostro sterminato non sapere, procede nel dubbio continuo di quanto già acquisito, sempre aperto al rinnovamento dei propri schemi concettuali. Lo scienziato rifugge sia dal dogmatismo della verità acquisita una volta per tutte, che dal nichilistico relativismo culturale; la visione che Rovelli prospetta al lettore è quella di una scienza che opera nel contesto del libero pensiero e del vivere democratico. Tutto ciò è stato possibile dal momento in cui ci si è liberati dai vincoli della tradizione, anche religiosa. Il primo a farlo è stato proprio Anassimandro. Questo è un libro importante che richiede attenzione, ma non è una lettura astrusa, lo stile di Rovelli ha il grande pregio di essere rigoroso, chiaro e accattivante, accessibile al lettore non specialista.

Grazia Tanzi

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