FOGLI SPARSI
Vagabondaggi di riflessioni e ricordi, appuntati senza un ordine preciso,
su fogli sparsi
Rubrica a cura di Grazia Tanzi


Le Sirene, come tutte le creature appartenenti al sacro, al divino, al mondo altro, sono ambivalenti: hanno un aspetto terrifico ed uno benevolo. Sono mediatrici fra il mondo materiale e quello ultraterreno;  guide sapienziali nei viaggi iniziatici; accompagnatrici delle anime dei defunti; ad esse sono dedicati riti e santuari.

Tutto però cambia con l’avvento del cristianesimo. La nuova religione in qualche caso trasformerà le divinità minori in propri santi, adattando precedenti santuari e insegne votive; demoni e mostri invece  perderanno la loro ambivalenza per diventare unicamente rappresentazioni del male. La Sirena diventa il modello femminile negativo per eccellenza, da umiliare, da respingere; il suo canto non ha più nulla di sapienziale, è solo strumento di seduzione peccaminosa.

Le ibride, inquietanti, ammalianti creature, vengono degradate a: «graziose baldracche» secondo Eraclito di Sidone (II sec. d.C);  nel  III secolo, per Ippolito di Roma, teologo e primo antipapa, sono «graziose sgualdrinelle».  Sempre nel II secolo d.C. Clemente di Alessandria  sostieneche la Sirena «strangola l’uomo», «lo allontana dalla verità» e «lo getta nel baratro».  È una «puttanella nel fiore degli anni», la cui voce «svia il marinaio», «che deve navigare oltre quel canto». Il cristianesimo, che non butta via niente di quel che del paganesimo può tornargli utile, prefigura nella figura di Ulisse, legato all’albero maestro per vincere la tentazione, quella del Cristo legato alla Croce.  Secondo  sant’Ambrogio, vescovo di Milano, IV secolo, le Sirene sono, la metafora del desiderio sessuale, dell’irrazionalità che fa perdere il controllo all’uomo e lo fa naufragare nel peccato. Per Isidoro, arcivescovo di Siviglia vissuto tra il VI e il VII secolo d.C., sono meretrici alate, dotate di artigli «perché l’amore vola e ferisce», la loro dimora è il mare, regno e simbolo del sesso e del peccato, quello stesso mare dal quale era nata Venere, contrapposto al mondo celeste e terrestre della vera fede.

La Sirena con il cristianesimo muta anche aspetto, diventa, fra il I e il II secolo d.C., una donna pesce, perde  le ali,  che vengono riservate  ai nuovi messaggeri fra il divino e l’umano, gli angeli. Questa immagine si fa strada nell’iconografia fino ad essere “ufficializzata” nel   Liber Monstrorum de diversis generibus (VII e VIII ca.) di autore anonimo anglosassone, ricco catalogo di esseri prodigiosi e mostruosi.

 «Le Sirene sono fanciulle marine che allettano i marinai con le loro splendide forme e col dolce canto. Dal capo alla metà del tronco hanno corpo femmineo e in tutto e per tutto sono identiche alle donne, però hanno le code squamose dei pesci, che tengono ben nascoste sott’acqua fra le onde»

L’uomo attratto dalla leggiadria femminile che emerge dalle acque marine, viene “consumato” dalla componente bestiale annidata sotto la superficie. Immagine perfetta della paura che il  maschio ha del suo stesso desiderio, che percepisce come destabilizzante, e di cui dà  colpa alla donna, ad ogni donna, della quale la Sirena è metafora.

Infatti Bernardo di Chiaravalle (XII secolo), fondatore della celebre Abbazia,  definisce la donna: «strumento di Satana», che «ti  incanta con allettamenti mondani e ti indica la scorciatoia del diavolo».

E Alberto Magno domenicano, dottore della Chiesa, nel XIII secolo, rincara la dose attribuendo loro seni penduli, piedi d’aquila, ali e coda squamosa; attirano i marinai mostrando i piccoli,  li addormentano con strani e dolci sibili per poi dilaniarli. In questa descrizione la bellezza della Sirena scompare per dar luogo ad un’immagine mostruosa e ripugnante, cannibalesca. I marinai accorti, con le orecchie ben turate, gettano loro delle bottiglie vuote che bastano a distrarle. Brutte e stupide insomma.

 E quando sono graziose vengono rappresentate davanti allo specchio, intente a rimirarsi  e a pettinarsi, incapaci di contemplare altro che non sia la propria bellezza, essendo ad  esse incomprensibile e alieno il mondo della conoscenza e del pensiero riservato agli uomini. L’apoteosi della sessuofobia e della misoginia insomma.

In un’epoca nella quale solo pochi eletti sanno leggere e scrivere, l’educazione del gregge dei fedeli è affidata alle immagini delle chiese, l’unico libro nel quale possono apprendere l’indispensabile, essenziale teologia che basta loro: la potenza divina e l’orrore del peccato, soprattutto questo.

 Ed ecco che dal’VIII secolo i luoghi di culto si popolano di creature mostruose e ripugnanti fra le quali le Sirene hanno grande spazio. Il loro aspetto però subisce un notevole cambiamento proprio in funzione della demonizzazione della loro sessualità, che deve essere ben evidente, ed ecco dunque comparire la Sirena bicaudata: al posto delle gambe

ha due code che, divaricate, mostrano la vulva. Questa raffigurazione è straordinariamente diffusa, in tutta Europa e in Italia, è un’immagine molto esplicita, ai limiti dell’oscenità. Nel nostro Paese sono moltissime le chiese in cui è presente su capitelli, architravi, pilastri, pavimenti.

Su alcuni capitelli la figura è posta sull’angolo per dare l’impressione di divaricare le code davanti al fedele.

Sul pavimento della cattedrale di Otranto del XII secolo, un mosaico raffigura una Sirena che tiene con le mani le due code divaricate (motivo molto rappresentato) mostrando il sesso.

Questa invece si trova nel Duomo di Modena

Le Sirene del mito greco irretivano  i marinai col canto, queste più brutalmente sembra che vogliano inghiottire il fedele.

La simbologia è complessa e contorta, e viene a volte rappresentata da immagini violente di Sirene che afferrano un pesce soffocandolo o infilandolo nel proprio sesso. Il pesce è simbolo di Cristo, e per estensione di tutti i cristiani che, prede della voracità sessuale di questi mostri, non hanno scampo. Tuttavia, esiste  di queste immagini anche un’interpretazione opposta e paradossale: la Sirena rappresenta la Chiesa che, come casta meretrix, accoglie tutti nel suo grembo, e viene addirittura identificata con la Vergine Maria che  chiama alla fede.

L’icona della Sirena bicaudata, nel 1971,  passa dal sacro al profano: diventa il logo della Starbucks, la multinazionale delle caffetterie presente anche in Italia.  La tentazione è più innocentemente rappresentata da un buon caffè.

Il richiamo sessuale però è sembrato troppo evidente, nel 1987 il seno viene nascosto dai capelli, e nel 1992 scompare anche la parte inferiore del corpo.

Nelle chiese sì, su un marchio commerciale no, non si può correre il rischio di offendere la sensibilità del consumatore.

I miti, così radicati nella storia e nel pensiero umano, restano sottotraccia anche in epoche in cui ragione, scienza e tecnologia sembrano trionfare, e periodicamente riaffiorano.

 Cristoforo Colombo, è colui che, a differenza dell’Ulisse dantesco, può superare senza danno le Colonne d’Ercole, grazie agli strumenti tecnologici e alle risorse allora disponibili. Eppure il 9 gennaio del 1493 nel suo diario di bordo riporta, senza alcuno stupore, l’avvistamento di tre Sirene, limitandosi a commentare che “non sono così belle come le dipingono”. Probabilmente erano tre lamantini, mammiferi che allattano al seno i piccoli e che da lontano possono sembrare donne un po’ cadenti.

L’esploratore Henry Hudson il 13 giugno del 1608, nei mari della Novaja Zemlja, segnala l’avvistamento di due Sirene così descritte: pelle bianca, lunghi capelli, seni, ombelico, lunghe code “maculate come uno sgombro”.

Le antiche cronache sono piene di resoconti di avvistamenti di Sirene, famosa è quella di Harlem, del 1403. Una donna nuda, dallo strano linguaggio, approda nel porto di Edam in seguito alla rottura di una diga, non imparerà a parlare ma si integrerà e imparerà a tessere

 Dopo una lunga vita, passata in una casa di Harlem, sarà sepolta in terra consacrata. Ci sono storie simili anche in Italia relative all’invenzione di  ricami o merletti, o legate a luoghi suggestivi delle nostre coste mediterranee, Partenope a Napoli o Leucosia a Santa Maria di Leuca.

Tra il XV e il XVI secolo sulle coste dell’India ben quindici “esseri di mare” restano impigliati nelle reti durante una spedizione di Vasco da Gama finanziata da Manuel I l’Avventuroso, re del Portogallo; condotte a Lisbona, ne sopravvivono solo due che saranno portate in mare, legate per il divertimento della corte.

Lo status della sirena è cambiato,  non fa più paura, è diventata oggetto di intrattenimento, un fenomeno da baraccone. Tutti vogliono le Sirene: i sovrani e le loro corti, ma anche le nuove élite urbane

 Jean – Baptiste Robinet, un filosofo illuminista che credeva nell’esistenza di creature non umane, ma simili all’uomo, descrive una Sirena che nel 1758, viveva in una grande vasca a Parigi: si nutriva di pesci e pane, aveva grandi mammelle e un grandissimo clitoride, pudibonda si copriva il sesso con le pinne. Era sicuramente un mammifero marino. Descrizione scientifica, ma non priva di incredula meraviglia.

Un altro scienziato francese, Benoît de Maillet, era convinto dell’esistenza di creature che respirassero sott’acqua dato che il feto cresce nel liquido amniotico; ma fu Georges  Cuvier, vissuto fra ‘700 e ‘800, a parlare dei lamantini.

L’Ottocento positivista non impedisce al mito di prosperare. 8 settembre 1809 un lettore scozzese scrive al Times di aver visto una Sirena che si pettinava. Nel 1814 un pescatore si ritrova con una sirena nella rete. A Londra è esposta una Sirenetta catturata ad Acapulco. Nel 1822  alla Turf Coffee House viene esposta una femmina dei mari delle Indie Orientali. Esotismo, sesso, spettacolo. La domanda si sa, stimola l’offerta, anche quella dei truffatori che si danno a fabbricare falsi, più o meno credibili, come quello della Turf Coffee House, che risulterà poi  essere l’assemblaggio di un tonno e una scimmia. Non è una novità, era accaduto anche per le reliquie in passato. Uno di questi “esemplari” è conservato al Museo di Storia Naturale di Venezia. Qualche volta si tratta di bambini affetti da una malformazione detta sirenomelia, per la quale gli arti inferiori risultano fusi alla nascita.

La più famosa falsa Sirena venne esposta nel 1842  nel Barnum’s American Museum di Broadway, museo di mirabilia, zoo, cabaret,  ideato da Phineas T. Barnum. L’evento fu preparato con grande cura: conferenze, incontri con la stampa, distribuzione di volantini; non mancava neppure l’esperto, un falso scienziato, per dare credibilità a tutta l’operazione. La falsa Sirena girò per anni  attraverso gli Stati Uniti, forse era la stessa che era stata esposta in Gran Bretagna vent’anni prima.

Un’altra Sirena celebre, anzi Sirenetta, è quella nata dalla penna di Hans Christian Andersen, la cui storia fu pubblicata nel 1837.  Non si tratta più di una fatale seduttrice  dalla sessualità inquietante, ma di una creatura perdutamente innamorata di un essere umano,  che ha salvato da un naufragio, e per il quale è disposta a rinunciare alle prerogative della sua natura marina. In cambio della sua ineguagliabile voce, grazie ad una strega,  acquista un aspetto completamente femminile. Sarà un sacrificio inutile perché il principe attribuirà ad un’altra donna il suo salvataggio e si innamorerà di lei. Secondo quanto pattuito con la strega, non avendo conquistato l’amore del principe, dovrà perdere la vita;  potrebbe salvarsi uccidendo il principe e bagnandosi col suo sangue, ma ovvio che non lo farà. Si dissolverà nella spuma del mare. Dobbiamo ancora una volta constatare che  è sempre la donna a pagare: perché ha creduto di poter conciliare due mondi diversi con l’amore, e perché si è offerta, trasgredendo le norme sociali.

Fra Otto e Novecento, in Gran Bretagna, la cultura vittoriana ed edwardiana che ha un rapporto ambivalente, ipocrita e perbenistico, ma ossessivo,  con la sessualità, prende grande interesse alle Sirene, soprattutto i poeti e i pittori ne fanno oggetto delle loro ambigue fantasie. Le Sirene sono giovanissime, bellissime e naturalmente, fatali.

Il pittore John William Waterhouse aveva una vera e propria ossessione per le Sirene, che rappresentò in molti dipinti. Emblematico quello del 1901 in cui una Sirena seduta con una lira guarda un giovane che la fissa, aggrappato disperatamente a uno scoglio, allo stremo delle forze, immerso in flutti minacciosi.

Nel Novecento le Sirene continuano la loro opera di seduzione, questa volta dal grande schermo. Il cinema ne darà una grande rappresentazione diffusa e  popolare. Qualche titolo.

1911 Odissea di Francesco Bertolini e Adolfo Padoan.

1911 a Hollywood, Annette Kellerman, attrice e  nuotatrice, cui si deve l’invenzione dello “scandaloso” costume intero, gira, in costume da sirena, The Mermaid dando vita al  fortunato genere acquatico.

1914 è la volta di Neptune’s Daughter presentato come fantastico, selvaggio, meraviglioso spettacolo.

1918esce Queen of the Sea una fantasia subacquea, come viene definita.

La Sirena, negli Stati Uniti, diventa la regina dello spettacolo, del turismo, richiamato dai luna park, dello sport, del divertimento acquatico:  si chiama Esther Williams, campionessa di nuoto e attrice, diventerà famosa per le sue danze nell’acqua. Nel 1949 appare in un nuovo Neptune’s Daughter. Il dio del mare è il marchio della compagnia produttrice di costumi da bagno per la quale la protagonista lavora.

1948 tocca a Miranda, una Sirena pescata da un medico inglese che la conduce a Londra, si possono immaginare le divertenti situazioni in cui si troverà questa bella creatura, al solito, un po’ scioccherella.

1984 Splash. Una Sirena a Manhattan protagonista Daryl Hannah che, come la Sirenetta di Andersen è venuta a cercare l’umano che ha salvato dai flutti qualche tempo prima. Questa storia  sottende  la nostalgia per un mondo marino ancestrale e incontaminato, soffocato da una civilizzazione distruttiva. Non è una pietra miliare nella storia del cinema.

1989  la Walt Disney riprende liberamente la Sirenetta di Andersen edulcorandola e dotandola dell’immancabile lieto fine. La storia ora è adatta ai bambini (quella di Andersen non lo era)  e meno punitiva per la donna, ma non è più la stessa, è bene dirlo.

 Tra le rivisitazioni  più recenti va ricordata la serie televisiva Sirene (2017), prodotta dalla RAI: le Sirene  tornano nel Golfo di Napoli, cui, come si è visto, le lega il mito antico, ma arrivano addirittura in città. Nella sitografia il link per saperne di più. Gli episodi sono visibili su RAI PLAY.

BIBLIOGRAFIA

 Tomasi di Lampedusa  La Sirena  Feltrinelli

Marxiano Malotti  (curatore) Le Sirene. Incanto  e seduzione  Pelago ediz. Digitale

Maria Corti Il canto delle Sirene Bompiani

H.G.Wells La sirena   La vita felice

Imogen Hermes Gowar La sirena e Mrs Hancock  Einaudi

Agnese Grieco Atlante delle Sirene ilSaggiatore

Tiziana Polo Le raffigurazioni della Sirena  Studi CERM

SITOGRAFIA

https://www.venetoinside.com/it/news-e-curiosita/le-sirene-e-il-merletto-di-burano-nella-laguna-di-venezia

https://www.appulia.net/taranto/la-leggenda-della-sirena-di-taranto/

https://www.trivento.it/leucosia-mito-sirene/

https://www.viaggianelsalento.it/blog/news/87-la-sirena-di-santa-maria-di-leuca

https://www.youtube.com/watch?v=WJd1-FvAWcA&ab_channel=MassimoPolidoro

https://vimeo.com/156677771

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Sirene_(serie_televisiva)

https://it.wikipedia.org/wiki/Sirene_(mitologia)

Grazia Tanzi

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